Sapevo sarebbe arrivato il giorno in cui anche a Start Me up avrei parlato di Expo e questa puntata di metà luglio racconta due progetti che in questo momento stanno aprendosi al mondo.
Prima però di parlare di loro continua il mio viaggio alla scoperta delle startup sarde che sono state protagoniste al Sinnova 2015 il Salone dell’Innovazione promosso da Sardegna Ricerche in collaborazione con l’Assessorato della Programmazione, Bilancio, Credito e assetto del territorio della Regione Sardegna. Dopo aver parlato di due progetti che pescavano a piene mani nella sharing economy oggi è il turno di IntendiMe, progetto molto interessante creato tra gli altri da Alessandra Farris. IntendiME è un prodotto destinato a non udenti composto da placche che fissate su alcuni oggetti permettono all’utente di ricevere una notifica sul proprio device (smartphone, tablet o braccialetto) non appena quell’oggetto suona. In questo modo, il non udente può tranquillamente controllare qualsiasi stimolo gli arrivi nonostante il suo handicap. IntendiMe ha appena vinto il grant Tim Wcap e verrà accelerata a Roma: Alessandra nell’intervista anticipa quale sarà il lavoro dei prossimi mesi.
E veniamo quindi a Expo, dove fino a ottobre potrete trovare i due progetti a seguire. Il primo è eWall, startup messinese che lega le emozioni ai luoghi. Giuseppe Gazzara, il fondatore dice che “a causa dei social network le emozioni si sono fatte sempre più virtuali. eWall inverte questa tendenza e permette alle persone di riappropriarsi dei luoghi”. L’applicazione, disponibile per iOS e Android, resterà all’interno del Cluster Bio-Mediteraneo fino a ottobre.
Più legato ai temi del cibo e della sostenibilità è invece Recofunghi, progetto ideato da Daniele Gioia, lucano di Pietragalla (PZ) che ha messo a punto un sistema di coltivazione dei funghi partendo dai fondi di caffè. “Abbiamo definito Recofunghi una win win win situation – dice ai nostri microfoni – perché vincono i baristi che possono recuperare uno scarto, vinciamo noi come società che commercializziamo questo scarto senza produrre inquinamento e vincono le persone che acquistano il prodotto perché hanno in casa un prodotto sano che possono coltivare giorno dopo giorno”. I funghi coltivati dai fondi del caffè non hanno infatti niente da invidiare ai normali funghi che è possibile trovare al mercato o in un bosco. “Le analisi che abbiamo condotto – continua Daniele – ci dicono che le proprietà nutritive sono le stesse e ogni fungo conserva un aroma di bosco e non di caffè come si potrebbe pensare!”. Chiunque volesse può ordinare il proprio kit collegandosi al sito. Uno dei progetti in cantiere è quello di coinvolgere soggetti svantaggiati per la coltivazione casalinga dei funghi. Un aspetto che aggiungerebbe un ulteriore vantaggio di tipo sociale dopo quello ambientale e di mercato (un kit costa meno di 10 euro!). Ma su questo Daniele non si sbilancia, bisognerà aspettare, magari nel frattempo mangiando qualche fungo!
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