Scegliere di vivere a Palermo per fare una ricerca su migranti e integrazione. È questa in estrema sintesi la storia di Zeno Franchini e Francesca Gattello di Studio Marginal. Ed è di migranti e lavoro che parliamo con Zeno in questo podcast, il quarantaseiesimo. Zeno infatti si è trasferito da Verona a Palermo per portare avanti una ricerca che porterà, alla fine del percorso, migranti e indigeni (persone nate e cresciute a Palermo) a lavorare insieme per favorire l’integrazione e lo sviluppo sociale. Il progetto si chiama provvisoriamente Cunto Materiale e nonostante sia iniziato da pochi mesi sta cambiando ogni giorno che passa. Nell’ultima parte dell’intervista si parla anche di come un veronese vive a Palermo, quali sono le sue impressioni e come si trova a vivere per scelta in Sicilia. Piccolo spoiler: non sta affatto male!
Perché ascoltare questo podcast?
Per conoscere un progetto di inclusione sociale che coinvolge chi, da migrante, vive da tempo in Italia e chi invece ci è nato;
Per avere un punto di vista diverso sull’emigrazione interna all’Italia. C’è chi decide di vivere al Sud senza esserci nato.
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Link utili
- Sito ufficiale di Studio Marginal: marginalstudio.com
La citazione di Zeno
Leggi la trascrizione del podcast
[FABIO] Ciao e benvenuti a Start Me Up, il format che parla di innovazione tecnologica e sociale al Sud Italia. Al microfono c’è Fabio Bruno e questo è il podcast numero 46. Start Me Up è prodotto da Smartwork idee digitali per il mondo reale con la fondamentale collaborazione di keedra hosting, servizi web per il tuo business.
Podcast che parla di un caso di immigrazione al contrario. L’ospite è infatti Zeno Franchini veronese che da qualche mese ha deciso di trasferirsi a Palermo per portare avanti il suo progetto: Cunto Materiale. Non dico altro perché Zeno è al telefono con noi. Ciao Zeno, benvenuto a Start Me Up
[ZENO] Grazie, buonasera.
[FABIO] Prima di parlare del tuo trasferimento, vorrei chiederti qualcosa sul progetto che stai portando avanti insieme a Francesca Gattello sotto il marchio del Studio Marginal. Il titolo del progetto è Cunto Materiale. Ha a che fare con i migranti e l’emarginazione sociale, giusto?
[ZENO] Giusto! È un progetto… uno dei motivi per cui ci siamo spostati. Proprio per lavorare là dove c’è bisogno: nel cuore delle problematiche.
[FABIO] Di cosa si tratta?
[ZENO] Il progetto è nato da un interesse personale mio e di Francesca, che è la mia partner in studio Marginal che è il nome del nostro studio di design con il quale abbiamo deciso di iniziare una ricerca sulle migrazioni. Per cui dal punto di vista del design com’è che alcuni dei momenti culturalmente fertili nascano da migrazioni, spostamenti, incontri e scontri tra culture. Proprio per questo, il periodo arabo-normanno, che proprio quando iniziavamo questo progetto veniva nominato patrimonio dell’UNESCO, è subito saltato agli occhi come un esempio che secondo noi deve essere tenuto in mente nella storia europea contemporanea, di sincretismo dall’alto. Una visione politica molto chiara.
[FABIO] qualcosa deciso dai governanti, giusto?
[ZENO] Si. In quel caso lo spostamento dei popoli era avvenuto prima e c’erano tutti i popoli mediterranei che erano riuniti in un’isola e i Normanni, che erano comunque dei vichinghi sostanzialmente si trovano in una isola mediterranea a dover governare greci, latini, bizantini, arabi. Per cui ci sembrava interessante l’idea per cui oggi che la società assomiglia molto a quella società perché la multiculturalità è diventata una questione molto diffusa, si prendesse ispirazione da quelle pratiche, quelle decisioni politiche che in realtà erano molto pragmatiche proprio per sviluppare delle idee di progetto a livello sociale nella città di Palermo.
[FABIO] Qual è lo scopo finale di Cunto Materiale?
[ZENO] Lo scopo finale è quello di creare dei percorsi di integrazione sostanzialmente attraverso il lavoro per cui, cercando di aggirare il più possibile la barriera del linguaggio e della cultura linguistica, per creare delle filiere artigianali. Nelle quali tanto viene preso come ispirazione dall’artigianato siciliano, quanto il patrimonio culturale che portano i migranti.
[FABIO] Come vi state muovendo al momento?
[ZENO] Al momento stiamo collaborando con il Cresm, che è una associazione che ha sede a Gibellina ma fa sede anche a Palermo che ha una lunghissima esperienza in campo sociale e dei progetti già avviati con i quali stiamo lavorando a una officina da realizzare ai cantieri culturali della Zisa, che sarà il centro nevralgico di questo progetto. E che ospiterà sia artigiani locali che persone del quartiere Noce che sono a Palermo da generazioni ma che però hanno qualche difficoltà nell’integrarsi.
[FABIO] quindi voi lavorate con chi è arrivato da tempo in Italia ed è rimasto ai margini, anziché i migranti di cui spesso sentiamo parlare in tv.
[ZENO] Diciamo che l’obiettivo iniziale era quello di lavorare con i richiedenti asilo che sbarcano. Nella nostra ricerca ci siamo resi conto che era un obiettivo molto ambizioso e non eravamo sicuri di avere i mezzi per avere a che fare con una serie di problematiche molto complesse. Per cui, un po’ per umiltà, un po’ perché l’obiettivo rimane quello, abbiamo deciso di partire da una realtà molto più legata a un territorio definito con la possibilità, una volta che le officine saranno avviate di arrivare a quelle persone, però con una struttura già consolidata che può garantirgli anche una sostenibilità economica perché poi quello è molto importante.
[FABIO] State ascoltando Start Me Up, al microfono c’è Fabio Bruno e l’ospite di questo podcast è Zeno Franchini di Studio Marginal. Zeno, C’è una cosa che ti sembrava difficile e invece è stata molto facile e una cosa opposta, cioè che sembrava facile e invece è stato molto difficile?
[ZENO] Una cosa molto difficile che in realtà si è rivelata molto facile è stata reperire le storie che poi raccontano questo scambio culturale. Abbiamo scoperto che ci sono moltissime persone con moltissime capacità che al loro paese facevano le cose più disparate. Dal ricamare con fili metallici a lavorare l’argento, anche cose preziose insomma. E un’altra cosa che abbiamo visto essere molto facile è che non c’è bisogno di convincerle che il lavoro materiale ha un valore perché… c’è capitato con un mediatore culturale che sa parecchie lingue che ha una carriera ben avviata all’interno della mediazione. Lui ci diceva “no, io in realtà voglio fare il fabbro. Io voglio tornare al mio paese e là il fabbro lo posso fare, il mediatore culturale no. Il fabbro lo facevo anche prima, a me piacerebbe aprirmi una cosa mia da fabbro, non fare il mediatore culturale. Per cui anche una serie di valori che noi diamo per scontato, ad esempio che il mediatore culturale sia un lavoro più importante del fabbro, ma in realtà non è così.
Per rispondere alla seconda parte della domanda: far partire in maniera organica il progetto. Molto spesso gli artigiani sono diffidenti verso un progetto di questo tipo perché li porta fuori dalla propria area di sicurezza e dallo sperimentare oggetti nuovi che sono fuori dalla tradizione. Quello richiede sempre parecchio lavoro e parecchio studio prima.
[FABIO] Zeno, nella breve presentazione che mi hai inviato parli di Cunto Materiale come un’estetica contro-coloniale, che tipo di estetica è? Ce la puoi descrivere?
[ZENO] L’estetica contro-coloniale è un termine che noi usiamo per dissociarci da quello che è considerato il mainstream del design. Per cui è un’estetica molto pulita, molto chiara, simmetrica, senza sbavature. Quando poi lavori con persone vere, con degli artigiani, con delle storie vere spesso devi prepararti a lasciare andare queste cose per accettare cose che hanno altrettanto valore. Che sono l’asimmetria, il kitch anche. Cose che a vederle stanno anche bene insieme. Mettere insieme pezzi di cultura italiana che definiremmo pop o popolare a dei pezzi di cultura Tamil o nordafricana. Queste cose insieme non sono spiacevoli ma sono una estetica diversa, appunto nuova che un po’ va contro tutte le nostre idee che definiamo coloniali, di gerarchie, di superiorità e di purezza.
[FABIO] Abbiamo parlato dei migranti, ma forse tanto lavoro va fatto anche nei confronti di chi a Palermo ci è nato e vive da tanto tempo. Parlo di Palermo perché è la zona in cui operate, ma è un discorso che vale per tutti, me compreso. In percentuale come divideresti il lavoro su questi due fronti?
[ZENO] L’ideale sarebbe stato lavorare al 50 e 50. Ci siamo accorti che il bisogno c’era tanto da parte dei migranti che di solito non riescono a avere lavori regolari, quanto di molti artigiani che stanno chiudendo. In realtà ci siamo accorti che c’è anche una terza figura che è quella dei giovani, che spesso faticano a trovare lavoro e che magari lo imparerebbero volentieri un lavoro artigianale. Per cui alla fine la cosa si è ripartita con il 50% dei migranti che si vogliono integrare e poi la restante parte è divisa tra gli artigiani e le persone che portano un certo tipo di conoscenza, magari non sapendolo neppure.
[FABIO] Venendo alla tua esperienza personale, Zeno, quando ci siamo incontrati mi dicevi che il fatto che le persone si stupissero che tu avessi deciso di trasferirti da Verona a Palermo ti suonava strano: pensi che ti abituerai mai a questo stupore?
[ZENO] Da una parte mi sono già abituato. Ormai diventa quasi una sfida cercare di convincere loro che non dovrebbero farmi questa domanda. Dall’altra un po’ mi dispiace sempre perché c’è sempre quella sorta di sottinteso “ah, ma non ti sei ancora stufato di stare qua? Tra un po’ te ne andrai”, che per uno che è venuto per rimanere suona sempre un po’ strano. E anche li, questi sono dei costrutti da un po’ post colonialismo: questa è una terra in cui ci si passa o si parte, ma non ci si sta o non ci arriva.
[FABIO] Ciò che porti avanti nel tuo progetto, ti sta aiutando sempre di più a amalgamarti all’interno di Palermo?
[ZENO] Mi aiuta nel senso che mi fa conoscere almeno altrettante persone che non aspettano altro che un motivo per restare. Forse non riesco a far cambiare idea a chi mi fa questa osservazione ma controbilancio incontrandone altrettante che non aspettano altro che una ragione per investire la loro vita nel posto in cui sono nati.
[FABIO] Quando studiavo a Torino, mi ero convinto che come tanti ragazzi nati al Sud decidono di spostarsi sopra Roma per studiare, anche i ragazzi nati al nord avrebbero dovuto spostarsi al Sud Italia. Tu un po’ sei la realizzazione di questo sogno, quindi grazie! A parte questo, lo consiglieresti ai tuoi amici di infanzia?
[ZENO] Ma è un discorso che funziona anche al contrario. Io non auguro ai palermitani o siciliani di vivere tutta la loro vita nel raggio di 50 km, gli auguro di fare esperienza all’estero. Ma l’importante penso sia sempre tornare nei posti che senti di abitare e di portare quello che hai imparato. Questo forse lo farò anche io nella mia vita, però al momento sto bene qui.
[FABIO] cosa succederà nei prossimi mesi per quanto riguarda Cunto Materiale?
[ZENO] Cunto Materiale continuerà il suo percorso che da un anno sta sempre di più aumentando l’aspettativa e si realizzerà attraverso alcuni articoli che stiamo scrivendo per dei magazine francesi e ci sarà anche un evento il mese prossimo in cui realizzeremo una struttura in terra cruda con l’aiuto di migranti. Questa sarà la prima uscita pubblica ufficiale della nostra collaborazione. Collaborando con Mimmo Cuticchio realizzeremo questa scenografia utilizzando delle tecniche tradizionali africane.
[FABIO] In bocca al lupo, allora!
[ZENO] Crepi il lupo.
[FABIO] Lui è Zeno Franchini di Studio Marginal. Trovi i link a cui abbiamo fatto riferimento e la trascrizione del podcast su radiostartmeup.it.
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Start Me Up è prodotto da smartwork idee digitali per il mondo reale e reso possibile grazie al contributo di keedra hosting, servizi web per il tuo business. Io sono Fabio Bruno, grazie per aver ascoltato questa puntata, alla grande!
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