È una vera propria guida sull’Equity crowdfunding quella che trovate in questo podcast di Start Me Up. Per una volta mettiamo da parte le storie e diamo spazio a Dario Giudici, CEO di Mamacrowd per farci spiegare come funziona questa formula di investimento che permette a tutti di sostenere nuove imprese. Mamacrowd è il portale di Equity Crowdfunding di Siamosoci, ed è uno dei portali che ha ricevuto dalla Consob il via libera a operare questo genere di investimenti. Cosa significa Equity Crowdfunding? Quali sono i progetti che possono essere finanziati? Chi può essere un investitore? Sono queste le domande che ho fatto a Dario le cui risposte sono solo a portata di play.
Immagine di copertina, via.
Link utili
- Sito ufficiale Mamacrowd: mamacrowd.com
- Sito Associazione Italiana Equity Crowdfunding: equitycrowdfundingitalia.org
- Sito consob dedicato all’Equity Crowdfunding: consob.it
- Notizia partnership tra Mamacrowd e 012 Factory: radiostartmeup.it
La citazione di Dario
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[FABIO] Ciao e ben ritrovato o ritrovata a un nuovo podcast di Start Me Up, il format che parla di innovazione tecnologica e sociale al Sud Italia. La voce che senti è quella di Fabio Bruno e questo è l’appuntamento numero 35. Prima di iniziare ti ricordo che Start Me Up è prodotto da Smartwork idee digitali per il mondo reale con la fondamentale collaborazione di keedra hosting, servizi web per il tuo business.
[FABIO] Partendo dal lancio di Yakkyo su Mamacrowd di cui vi abbiamo parlato nel podcast precedente, cerchiamo adesso di capire per bene come funziona l’equity crowdfunding. Per farlo ci facciamo aiutare da Dario Giudici, CEO di Mamacrowd. Benvenuto Dario.
[DARIO] Grazie, buongiorno.
[FABIO] Sul sito della AIEC, Associazione Italiana Equity Crowdfunding, è possibile trovare questa definizione: “L’equity crowdfunding è uno strumento finanziario dirompente sia per le imprese alla ricerca di fondi che per chi desidera investire nell’economia reale”. Come funziona?
[DARIO] L’Equity crowdfunding funziona in modo molto semplice. È uno strumento che oggi dà la possibilità agli investitori di aderire a delle campagne, ossia investire in startup, diventare soci delle startup con un processo che viene gestito completamente online. Quindi è sufficiente andare sul sito, vedere quali sono le startup che si propongono con aumenti di capitale pronti per accogliere nuovi soci, aderire alle offerte e con un semplice bonifico si diventa soci della startup. È il classico strumento del crowdfunding, quindi raccolta presso il pubblico con cui le startup si possono finanziare. Viene fatto però, in questo caso, in cambio del finanziamento della startup si ottengono quote di capitale. Quindi si diventa soci.
[FABIO] Ed è questa l’unica cosa che lo differisce dal Crowdfunding classico?
[DARIO] Si, è l’unica cosa. Nel senso che l’oggetto in questo caso sono delle startup, delle aziende. Mentre negli altri casi possono essere dei libri, degli oggetti culturali o qualsiasi altro tipo di iniziativa che si intende finanziare. Queste sono aziende innovative, che cercano nuovi soci e che vogliono dare un loro contributo e diventare soci dell’azienda. Ovviamente in cambio di quote societarie. Significa che nel tempo avrà i benefici della crescita di valore di queste aziende.
[FABIO] Cosa succede se invece non si riesce a arrivare alla cifra desiderata?
[DARIO] Viene stabilita da ogni startup una somma obbiettivo, una somma da raggiungere. Che è la somma necessaria, minima per poter abbozzare un piano di sviluppo. Se non si dovesse raggiungere almeno quell’ammontare è un nulla di fatto per tutti. Quindi in tutti gli investimenti che sono stati fatti dagli investitori, vengono restituiti senza alcun costo e senza l’impegno di nessuno.
[FABIO] State ascoltando Start Me Up c’è Fabio Bruno al microfono. Siamo al telefono con Dario Giudici, CEO di Mamacrowd. In Italia solo i portali iscritti al registro istituito dalla Consob possono raccogliere capitali in equity crowdfuding e fra questi c’è naturalmente anche Mamacrowd, giusto?
[DARIO] Esatto. Noi siamo autorizzati da Consob, siamo un organo vigilato e operiamo secondo normativa.
[FABIO] Quando nasce Mamacrowd?
[DARIO] Mamacrowd è nata nel 2014 quando abbiamo avuto l’autorizzazione da Consob. Però nasce da un’azienda che è la nostra azienda che si chiama SiamoSoci, che è attiva già dal 2011 e che da sempre si è preoccupata di avvicinare il mondo degli investitori privati alle startup innovative. Lo facevamo con una metodologia leggermente diversa, con la formazione di gruppi di investitori che investivano in startup. E questo avveniva in parte online. Per quanto riguarda l’incontro tra le parti e poi il perfezionamento dell’offerta avveniva al di fuori della rete. Successivamente abbiamo creato Mamacrowd, perché questo consente agli investitori di perfezionare tutto attraverso la rete.
[FABIO] All’attivo quanti progetti finanziati avete?
[DARIO] Guarda, nella nostra storia abbiamo finanziato circa 50 protagonisti, con questa nuova metodologia del puro crowdfunding ne abbiamo già tre, quattro arrivati al goal. E abbiamo tre campagne attive al momento. Alcune di queste sono già in stato avanzato di copertura delle offerte. Quindi direi che la risposta del mercato si sta dimostrando molto buona, molto positiva.
[FABIO] Su radiostartmeup.it nella sezione blog abbiamo raccontato del vostro accordo con 012 factory, credo l’ultimo accordo in termini di tempo con chi si occupa di coltivare l’innovazione a livello locale. È una strategia che porta buoni risultati?
[DARIO] Assolutamente si. Questa è una peculiarità della nostra piattaforma ed è in virtù della storia della nostra azienda che ormai conta 6 anni. In questi anni uno dei più grandi sforzi è stato proprio stringere accordi di partnership con soggetti come incubatori sul territorio. Perché sono quei luoghi fatti di esperti di startup, che supportano le startup e le preselezionano in maniera molto rigida. Questo ci permette di proporre all’investitore solo startup che sono già preselezionate dagli esperti e sulle quali gli utenti stessi hanno già investito.
[FABIO] Dario, se nel crowdfunding tradizionale il contributo arriva dalla persona comune, qual è il profilo tipo del donatore dell’equity crowdfunding?
[DARIO] È un profilo in cambiamento. Mentre sino ad oggi si erano rivolti a questo tipo di finanziamenti per lo più imprenditori o manager o professionisti, persone che hanno comunque una certa dimestichezza con dei bilanci aziendali e con degli investimenti in aziende. Oggi il crowdfunding consente di allargare questa platea e lo stiamo già vedendo anche su soggetti che svolgono professioni diverse e non necessariamente con una grande esperienza in questo senso. Ma che vogliono rivolgersi a questo tipo di investimento. Hanno capito che oggi è indispensabile una diversificazione degli investimenti anche su asset alternativi, su aziende non quotate. Che è dove si crea tanto valore che fino ad oggi non era accessibile ai privati. E quindi stiamo vedendo un forte allargamento anche delle tipologie dei soggetti che si avvicinano.
[FABIO] A quale tipo di Startup o PMI consiglieresti di ricorrere all’equity crowdfunding?
[DARIO] Direi che i progetti che vengono meglio recepiti sono tipicamente progetti che hanno già una loro forma. Sono già uscite dalla fase di prototipazione del prodotto o del servizio. Ed è per questo che ci rivolgiamo a aziende supportate da incubatori proprio perché le supportano ad uscire da quella fase. Che è la fase più rischiosa. Subito dopo quella fase si va a una fase di mercato. Cioè quel prodotto o quel servizio viene offerto sul mercato e quindi si comincia a avere della fatturazione, dunque delle metriche e riscontro sul mercato della bontà del servizio. Quello è un momento in cui è una alternativa molto valida rivolgersi al crowdfunding perché ci si può effettivamente rivolgere a persone che possono finanziare il progetto ormai già con un profilo di rischio molto più mitigato delle fasi precedenti.
[FABIO] L’Italia è stata una delle prime Nazioni a dotarsi di una legge che regolamentasse l’equity crowdfunding: che risposta ha dato il mercato?
[DARIO] Su questo le autorità sono state molto brave, si sono mosse con grande velocità. La prima versione aveva qualche difetto che è stato poi corretto e credo che oggi ci siano tutti i presupposti per fare bene. Il mercato sta iniziando a reagire. È necessario che ci sia una diffusione della cultura e della conoscenza di questo strumento. E grazie anche a soggetti come voi che contribuiscono a diffonderlo. Però vediamo che chi ne viene a conoscenza dapprima con un po’ di timidezza, poi capisce che tutto viene fatto in maniera professionale. E che questo diventa un vero strumento di investimento efficace e efficiente.
[FABIO] Visto che stiamo parlando del mercato italiano, se dovessimo fare un confronto con quello estero?
[DARIO] Il mercato estero è più avanti di noi in termini di diffusione dello strumento. Si stanno già vedendo dei numeri importanti fuori. L’Italia come sempre fa un po’ più di fatica nella ripartenza, proprio per un fatto culturale. Siamo ancora un po’ legati alle tradizioni. Anche riguardo agli investimenti facciamo un po’ di fatica a pensare in maniera allargata. Ma l’altra caratteristica credo bella dell’Italia è che quando poi capisce quando ci sono opportunità fa una rincorsa, un’accelerazione e si rimette al pari o è in grado di superare gli altri paesi. Credo che questo succederà anche con il crowdfunding.
[FABIO] Grazie per essere stato con noi.
[DARIO] Grazie a voi.
[FABIO] Lui era Dario Giudici, CEO di Mamacrowd. Su radiostartmeup.it trovi i link ai siti a cui abbiamo fatto riferimento durante l’intervista.
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[FABIO] Start Me Up è prodotto da smartwork idee digitali per il mondo reale e reso possibile grazie al contributo di keedra hosting, servizi web per il tuo business. Io sono Fabio Bruno, grazie per aver ascoltato questa puntata, alla grande!
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One thought on “35. Equity crowdfunding: tutto quello che avreste sempre voluto sapere (e non avete mai osato chiedere)”
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