E se l’incompiuto anziché una brutta pratica fosse uno stile artistico con i suoi canoni ben precisi? Questa è una delle domande (provocatorie) su cui si basa Incompiuto siciliano, progetto artistico di Alterazioni Video. Il collettivo si è chiesto cosa fosse possibile fare di tutte le opere pubbliche rimaste incompiute alla luce del fatto che ormai alcune di esse fanno parte a pieno titolo del paesaggio italiano e rimuoverle spesso rappresenterebbe un costo non più sostenibile. Incompiuto siciliano ci mette di fronte a un fenomeno su cui tanti si sono indignati, ma su cui ancora pochi hanno riflettuto. Ne parlo con Andrea Masu in questo podcast di Start Me Up un po’ diverso dal solito (ma non poi così tanto).
Immagine di copertina, via.
Link utili
- Sito ufficiale: incompiutosiciliano.org
- Sito Alterazioni Video: alterazionivideo.com
- Sistema Monitoraggio Opere Incompiute (SIMOI): serviziocontrattipubblici.it/simoi
La citazione di Andrea
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[FABIO] Buongiorno Amiche e amici, La voce che sentite è quella di Fabio Bruno e questo è il podcast numero 22 di Start Me Up, il format che parla di innovazione tecnologica e sociale al Sud Italia. Start Me Up è prodotto da Smartwork idee digitali per il mondo reale con la fondamentale collaborazione di keedra hosting, servizi web per il tuo business.
[FABIO] In questo podcast ci scostiamo un po’ dal focus principale del programma, o meglio, lo analizziamo partendo da quel tipo di imprenditoria che Start Me Up vuole contrastare. Questo giro di parole immenso mi serve per dare il benvenuto a Andrea Masu di Incompiuto Siciliano, un progetto che analizza e raccoglie tutte quelle opere che non sono state finite. Ciao Andrea e benvenuto a Start Me Up
[ANDREA] Buonasera, ciao, salve
[FABIO] Forse l’ho detto male, ma voi state realmente facendo un vero e proprio censimento delle opere incompiute siciliane.
[ANDREA] Si, non solo siciliane ma su tutto il territorio nazionale. Sono ormai 10 anni che abbiamo iniziato a capire quante sono le opere incompiute nel nostro paese. Abbiamo iniziato dalla Sicilia, dove ne contiamo il maggior numero. Nel nostro database che ne contiene circa, più di seicento, quasi la metà sono in Sicilia. Ed è per questo che noi diciamo che il fenomeno in Sicilia è tipico.
[FABIO] Dove nasce incompiuto siciliano?
[ANDREA] incompiuto siciliano è un progetto artistico di Alterazioni Video, un collettivo di 5 persone, che si muovono nei circuiti dell’arte contemporanea. Questo progetto in particolare è stato sviluppato in collaborazione con Claudia D’Aita e Enrico Sgarbi. E sono molte le cose che abbiamo fatto legate a questo specifico progetto.
[FABIO] Prima di vedere in che modo è stato declinato nel tempo Incompiuto siciliano, Andrea, quali opere entrano a far parte di questa raccolta?
[ANDREA] Nel nostro archivio ci sono tutte le opere pubbliche rimaste per qualche motivo incompiute. Ovvero che, per cause diverse, i lavori si sono interrotti, lasciando il cantiere aperto per dieci, venti, trent’anni. Abbiamo raccolto le più svariate tipologie edilizie: stadi, teatri, carceri, scuole, ospedali, piscine, centri sportivi, velodromi, parcheggi multipiano, case di cura, è veramente sterminata la casistica da questo punto di vista. Ancora un numero esatto nessuno ce l’ha. Noi abbiamo iniziato questo archivio, mettendolo online, da subito, è raggiungibile all’indirizzo incompiutosiciliano.org/opere, ma dopo cinque anni da questo lavoro anche il ministero si è dotato di uno strumento simile che si chiama SIMOI, Sistema Integrato Monitoraggio Opere Incompiute, istituito dal Primo Ministro Letta e si trova presso il ministero dei lavori pubblici. Il SIMOI riceve le segnalazioni da parte delle Regioni e sfila un’anagrafe delle incompiute. Ecco, loro ne contano circa ottocento, più di ottocento, i nostri due archivi ne hanno in comune ventiquattro. Perché noi non consideriamo per esempio la gran parte delle opere che ci sono registrate presso l’anagrafe, ovvero le variazioni ai progetti, le ristrutturazioni, i completamenti, queste cose.
[FABIO] Cosa però connota un incompiuto, ad esempio dove sto io…
[ANDREA] di dove sei tu?
[FABIO] Messina, ci sono edifici finiti che magari non sono utilizzati…
[ANDREA] tu intendi privati o pubblici?
[FABIO] pubblici
[ANDREA] Allora si, si intende completamento la data in gestione. Perciò nel momento in cui ancora non è stato consegnata l’opera a chi la prenderà in gestione si può considerare incompiuta. Anche perché in quel lasso di tempo succedono di solito delle cose interessanti, molte volte assistiamo al fatto che l’opera completata viene devastata prima di essere data in gestione. Furti di rame, di impianti, di vario tipo, dai quali ricavare alla fine pochi soldi, fermano ulteriormente i lavori. Creano un blocco per cui si aspettano sempre i finanziamenti, è necessario aspettare il finanziamento per completare una seconda volta. E molte volte si innesca questo processo, fenomeno di incompletezza, per cui l’opera non viene più recuperata e lasciata al suo destino. È il caso che abbiamo raccolto molte volte pure noi. Ecco, per spiegarti meglio poi alla fine il lavoro che facciamo nel nostro caso si tratta di dare una lettura del fenomeno. Per cui, sulla base delle incompiute in Italia, quante ce ne sono, un dato quantitativo e un dato qualitativo, ovvero gli elementi che ritornano nei vari siti, dei cantieri di cui parlavamo e che abbiamo visitato; in termini di forme, di materiali, colori e sopratutto processi che le hanno determinate, noi dichiariamo che esiste uno stile architettonico che chiamiamo incompiuto. Probabilmente lo stile più importante dal dopoguerra ad oggi in Italia. Uno stile che ha preso forma, si è manifestato, in modo inconsapevole dalla volontà dei progettisti, ma che è di fronte agli occhi di tutti per essere ammirato.
[FABIO] Fabio Bruno al microfono siete all’ascolto di Start Me Up. In questo podcast sto parlando con Andrea Masu di Incompiuto Siciliano. Andrea, leggendo il manifesto de “l’incompiuto siciliano” (che si trova su incompiutosiciliano.org) dite che c’è un legame tra questo fenomeno e il rapporto viscerale che i siciliani hanno con la propria terra. In che modo?
[ANDREA] Qui parliamo di un’usanza antica. Facciamo riferimento alla tensione verso la perfezione, compiutezza assoluta. Esiste una tradizione, legata ai maestri tessitori di tappeti orientali, arabi che inserivano sempre un errore all’interno dell’ordito, per non sfidare la divinità sul terreno che le è più proprio cioè quello della perfezione. E allora ci siamo chiesti se l’incompiuto non sia una differenza verso l’impossibilità della perfezione, dell’assoluto.Questo è uno di quegli argomenti sui quali ci siamo, su quale abbiamo ragionato e ci è servito a costruire un sistema che leggesse il fenomeno anche in termini paradossali, essendo il fenomeno stesso paradossale.
[FABIO] Rispetto a quello che dicevi prima, Un aspetto che mi è saltato agli occhi è che gli incompiuti sono un marchio di fabbrica di un’epoca, sono tutti da collocare tra il secondo dopoguerra e gli anni ottanta, più o meno.
[ANDREA] Si, fa parte proprio della ricerca che stiamo facendo, quella di costruire un profilo storico del fenomeno. E allora il momento di massima fioritura dello stile possiamo collocarlo tra fine anni sessanta, primi anni settanta e metà anni novanta. Per cui sotto gli affetti della massima spinta, del boom economico, che abbiamo vissuto in Italia negli anni sessanta fino a metà anni settanta. fino alla finanziarizzazione degli anni Ottanta – Novanta. Un periodo durante il quale soprattutto quello precedente nei quali il paesaggio italiano si trasformava completamente. Abbiamo assistito a una colata di cemento che ha investito tutto il territorio nazionale, trasformando di fatto quello che da tutti è il BelPaese in qualche cosa di diverso, di cui le opere pubbliche incompiute fanno parte.
[FABIO] In più, in ogni incompiuto, c’è da considerare l’impatto che ogni opera ha con la natura e il contesto paesaggistico, cosa che voi non lo sottovalutate…
[ANDREA] No, noi diciamo infatti che fanno parte del paesaggio, lo hanno modellato quanto il fenomeno ha modellato le coscienze delle persone. Ci sono zone della Sicilia con una densità di opere incompiute incredibile, per cui è impossibile non tenerne conto, almeno parlando di opere incompiute. Poi in altre parti del paese, una estetica dell’incompiuto, più legata all’edilizia privata. Per cui le case lasciate in laterizio, i tondini di ferro che escono dai tetti, i piani di sopraelezione lasciati a grezzo, sono tutti elementi che ricorrono in modo massiccio sia in alcune zone della sicilia ma soprattutto in calabria per dire, in puglia. Per cui diciamo per dire questo tipo di estetica incompiuta fa parte, è da considerare oggi parte del paesaggio.
[FABIO] Incompiuto siciliano non si esaurisce nella raccolta di questi beni o nella sua spinta provocatoria: c’è nei piani la volontà di creare un “Parco Archeologico dell’Incompiuto”, giusto?
[ANDREA] Si, questa è stata la proposta con la quale noi abbiamo incontrato l’Amministrazione di Giarre, un paese in provincia di Catania, di trentamila persone che ha sul territorio un patrimonio di dodici opere incompiute. Tante da avvalersi del nome di Capitale dell’incompiuto in Italia, perché il maggior numero di opere in Italia per densità di abitanti. Noi siamo andati dal Sindaco, molti anni fa e stiamo continuando a lavorarci, per portare la messa a sistema delle incompiute che loro hanno: un parco a tema che è anche un parco sui generis. Nel senso che prevede il proprio esaurimento nel momento in cui non ci sarà più nessuna incompiuta, però trattenendo la memoria di quelle che ci sono state. Il parco delle incompiute di Giarre non significa la musealizzazione di queste opere, il fatto cioè di lasciarle così come sono, ma di attivare processi di trasformazione, che riprendano una per una, caso per caso e opere presenti sul territorio per cercarne una nuova vocazione.
[FABIO] cosa se ne può fare?
[ANDREA] Di fatto con le opere incompiute si possono fare quattro cose: uno le finisci, laddove è economicamente vantaggioso, ha ancora un senso finirle. Secondo caso, cambi destinazione d’uso e allora quel parcheggio diventa qualcos’altro una biblioteca, un museo. Terzo caso si demoliscono affrontando i costi di demolizione, smatimento rifiuti e bonifica dei terreni.
[FABIO] E il quarto?
[ANDREA] Quarto caso, quello su cui stiamo lavorando è le lasci così come sono, opere incompiute. Mettendole in sicurezza, facendo in modo di aprirle, rendendole visitabili e abitabili. Frequentabili. Spazi aperti. Monitorando quelli che sono gli usi formali, cercando di capire cosa potrebbero diventare. Diventano un laboratorio di architettura, di socialità, altri spazi. Noi pensiamo che l’opere incompiute rappresentino una grande risorsa oggi, non solo per l’architettura, ma anche per la progettazione di quello che noi chiamiamo spazio pubblico. Sono dei luoghi che aspettano di essere nominati in qualche maniera. Nel frattempo, sembrerà strano, già chiamarle opere incompiute, riconoscerle come tali è un punto di partenza.
[FABIO] visto che l’hai accennato, cosa vi ha detto l’amministrazione di Giarre?
[ANDREA] Ma guarda, noi adesso, ci hanno preso per pazzi, insomma. Era difficile accettare…ma è assolutamente comprensibile. Diciamo che non sarebbe stato in modo diverso, andare da una Amministrazione proponendogli di accettare quello per cui vengono indicati con vergogna, giornali ma anche loro stessi, non è facile. Però oggi è necessario fare i conti con questa storia: nessuno vorrebbe ricordarsi o vedere le opere incompiute, ma dire finiamole tutte è demagogico. Nel senso che non si hanno neanche i soldi per finire. Ma molto probabilmente queste dopo anni e anni trascorsi, hanno perso la loro necessarietà. Per cui spendere soldi in demolizioni molto costose, sono possibili anche altre strategie. Quella del parco è una di queste e richiede però anche un passaggio culturale, un passaggio vero e proprio, nel quale si parte con l’accettare ciò che è successo. È questo ciò che stiamo cercando di identificare.
[FABIO] Ultima parte dell’intervista a Andrea Masu di Incompiuto Siciliano. Andrea, oltre alle pagine dei social o il sito, Incompiuto Siciliano è stato al centro di mostre ed è stato anche al centro di ricerche scientifiche…
[ANDREA] Questo progetto in modo particolare, rispetto a altri che abbiamo fatto con Alterazioni Video ha una caratteristica di essere sviluppato nel corso del tempo, non si esaurisce. Abbiamo avuto la fortuna di poterlo portare un po’ in tutto il modo. Dalla biennale in brasile (ci andava con la Zampogna), In spagna, in kargighistan, ultimamente al museo MAXXI di Roma, che è il museo nazionale di arte contemporanea, così come tanti altri grandi appuntamenti relegato a un ruolo in una serie tv. E poi si, si sono realizzate una decine di tesi di laurea, più due anzi tre dottorati di ricerca che, alcuni prendendo spinto, altri focalizzandosi più sul progetto, stanno contribuendo a produrre quella letteratura sulle opere incompiute che manca completamente.
[FABIO] Voi che rapporto avete con il festival dell’incompiuto del 2010?
[ANDREA] Tra le varie cose che abbiamo fatto c’è anche un festival: per tre giorni, dentro le opere incompiute di Giarre, abbiamo fatto in modo di mettere in sicurezza gli accessi e la frequentazione degli spazi, abbiamo svolto li dentro le nostre performance, spettacoli, incontri, dibattiti, workshop, per tre giorni. Si, quello che dicevamo prima: tornare a vivere ad abitare questi spazi.
[FABIO] Prima di lasciarci Andrea, ci dici due parole su Alterazioni Video, il collettivo che c’è dietro Incompiuto Siciliano?
[ANDREA] te ne dirò due di cose: una su Alterazioni Video e una sempre su Incompiuto. Ci siamo incontrati ormai tredici anni fa. Siamo in cinque: viviamo due negli stati uniti, due a berlino e uno a milano. Siamo tutti italiani. veniamo da percorsi differenti chi più legato all’arte contemporane che alla produzione video e musicale. Ma anche l’attivismo. Abbiamo sviluppato sempre progetti che in qualche modo sondano il limite dei sistemi o che sono i limiti dei sistemi. A volte attraverso la provocazione, inventando nuovi schemi, scavallando quelli esistenti, sistemi di normativa, sistemi di controllo. Lavoriamo con pratiche diverse, con il video, la performance, la scultura, la fotografia, e ogni volta declinando delle opere da dei progetti di ricerca che trovano nel fare all’interno del processo la propria estetica. Per cui sono sempre molto diversi i lavori che facciamo e poi c’è forse alla fine una linea comune soprattutto legata al processo che mettiamo in moto all’interno del collettivo.
[FABIO] la seconda cosa?
[ANDREA] La seconda cosa è legata a incompiuto siciliano: dal primo marzo e la fine di aprile per un mese e mezzo iniziaeremo una campagna di crowfundind per finanziare il libro di incompiuto siciliano. Perché quest’anno sono dieci anni dalla prima mossa che abbiamo fatto nel 2007. E questo inverno vorremmo uscire con il primo libro che conterrà il catalogo di tutte le opere di incompiuto siciliano, i nostri testi e i materiali di lavoro di questi dieci anni di rivederci presto.
[FABIO] In bocca al lupo per la raccolta e per tutto il resto
[ANDREA] Grazie a voi e viva il lupo!
[FABIO] L’ospite di questo podcast era Andrea Masu di Archicart. Tutti i link citati nell’intervista sono nel post che accompagna il podcast su radiostartmeup.it
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[FABIO] Start Me Up è prodotto da smartwork idee digitali per il mondo reale e reso possibile grazie al contributo di keedra hosting, servizi web per il tuo business. Io sono Fabio Bruno, grazie per aver ascoltato questa puntata, alla grande!
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