La Open Design School da settembre scorso ha aperto i battenti a Matera. Uno dei tre progetti che stanno preparando la strada che porterà la città lucana a essere la Capitale Europea della Cultura nel 2019. Con Rita Orlando, la responsabile del progetto facciamo il punto della situazione: quante sono le iniziative messe in campo fino ad oggi? Cosa aspettarsi dai prossimi mesi? Tutte le risposte in questo podcast. L’unica cosa che ci sentiamo di anticiparvi è la natura Open di tutto il percorso. Una caratteristica che rimarrà per il 2019 visto che il motto della manifestazione è Open Future.
foto di copertina, un momento del workshop, via
Link utili
- Sito ufficiale Open Design School: ods.matera-basilicata2019.it
- Sito Matera 2019: matera-basilicata2019.it
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[FABIO] Ciao e ben ritrovati. Questo è il trentunesimo podcast di Start Me Up, il format che parla di innovazione tecnologica e sociale al Sud Italia. La voce che state sentendo appartiene a Fabio Bruno. Start Me Up è prodotto da Smartwork idee digitali per il mondo reale con la fondamentale collaborazione di keedra hosting, servizi web per il tuo business.
[FABIO] Come certamente saprete, Matera nel 2019 sarà la capitale europea per la Cultura. Uno dei progetti che ha permesso alla città di Lucana di ottenere questo prestigioso riconoscimento è l’Open Design School, un esperimento partito con il primo workshop intensivo lo scorso settembre. Da allora sono stati tanti gli eventi che si sono succeduti e tanti sono in programma. Proviamo a fare il punto con Rita Orlando, responsabile del progetto Open Design School per Matera-Basilicata 2019. Ciao Rita, benvenuta a Start Me Up
[RITA] Ciao Fabio, grazie a voi per averci chiamato
[FABIO] Il tema con cui Matera è diventata Capitale della Cultura è Open Future, qual è il contributo che sta dando l’Open Design School?
[RITA] L’Open Design School è l’incarnazione perfetta di questo Open Future. Il motto che abbiamo scelto indica un allargamento della base partecipativa alla cultura in modo molto ampio. Perché quel motto significa che il futuro è di tutti ed è accessibile a tutti. In questo senso e a maggior ragione anche i progetti culturali. L’Open Design School incarna questa logica di apertura perché più che una scuola è una piattaforma, nel senso che è uno strumento di cui la Fondazione e il programma culturale di Matera 2019 si avvarranno proprio per costruire pezzi di futuro. Che saranno utilizzati nel 2019, mi spiego meglio. Uno degli obiettivi principali dell’Open Design School è mettere insieme le migliori intelligenze a livello locale, nazionale e anche europeo, non professionisti, intelligenze. Significa che tutti sono i benvenuti, tutti possono partecipare, in una logica di apertura tutti insegnano e tutti apprendono, non c’è una gerarchia per cui una laurea vale più di un mestiere. C’è davvero il contributo di tutti per costruire le infrastrutture che serviranno nel 2019. Uno dei primi progetti su cui lavorerà l’Open Design School è proprio la progettazione e la realizzazione dei palchi per ospitare le performance. Oppure delle micro infrastrutture urbane che potranno ospitare eventi, performance, talk. Un altro tema su cui lavoreremo è una nuova segnaletica per la città, che non è semplicemente ridisegnare un cartello ma proprio re interpretare i contenuti della città e renderli leggibili e uniformarli. In una logica anche qui di accesso all’informazione.
[FABIO] Nell’introduzione ho detto che c’è stato un workshop intensivo, come è andato?
[RITA] Il workshop è andato molto bene. In un arco di tempo molto ristretto – un mese e mezzo – siamo riusciti a ottenere dei buoni risultati. In realtà è stato un test. L’opportunità è arrivata dal fatto che l’amministrazione comunale aveva dei fondi per elaborare un progetto su una struttura urbana particolarmente importante per la città, che è una vecchia cava di tufo, molto bella, settecentesca. Un posto meraviglioso, che attualmente viene utilizzato per concerti durante l’estate ma non è una struttura, diciamo, stabile. È sempre utilizzata con allestimenti molto temporanei. In realtà la città voleva realizzare in questa cava un teatro, ma anziché diciamo dare l’incarico ad un progettista soltanto per un progetto preliminare di questo teatro, in realtà ha chiesto a noi di avviare l’Open Design School, di provare a fare un esperimento in modalità Open Design School per vedere quali fossero i risultati di questo processo. In realtà alla fine siamo arrivati anche a un teatro, ma non solo a un teatro perché il luogo è stato reinterpretato in modo più trasversale, per cui non è solo un teatro ma è uno spazio che diventa vivo e vivibile tutto l’anno per performance site-specific. Ma è uno spazio che interagisce con la comunità. Abbiamo studiato i collegamenti con la città. Quindi si è fatto un lavoro proprio di allargamento. In questo senso non hanno partecipato solo i 15 selezionati, ma un gruppo allargato alla fine di un centinaio di persone più o meno perché sono stati coinvolti i ragazzi delle scuole superiori, sono stati coinvolti degli artigiani che ci hanno insegnato delle cose in fase di prototipazione. Ma anche professionisti che a vario titolo hanno contribuito a fare in modo che il progetto si sviluppasse in una certa direzione, sia locali che nazionali, perché abbiamo avuto molti ospiti europei, anche.
[FABIO] E per il resto? Come verrà articolato il percorso che vi porterà nel 2019?
[RITA] Dunque, c’è una tappa importantissima, ad aprile perché l’Open Design School sarà presente a Milano, al Fuorisalone. La fondazioneMatera 2019 sarà presente… il progetto di attrazione sarà Palazzo Clerici, che è un palazzo storico molto importante, bellissimo, a Milano alle spalle del Duomo, quindi in pieno centro a Milano. E ogni anno viene utilizzato per il fuorisalone da designer o scuole di design d’avanguardia. Noi quest’anno occuperemo il cortile centrale di Palazzo Clerici, che non è solo un luogo di passaggio, ma di aggregazione perché ogni anno succedono delle cose nel cortile. Quest’anno ci siamo noi con una installazione realizzata con l’Open Design School in collaborazione con altri professionisti. E quindi si fa il lancio ufficiale della Scuola – perché il workshop è stato un test – la scuola si lancia a Milano il 5 di aprile. E da Milano si lanciano anche le nuove call per partecipare. Perché la scuola apre ufficialmente a giugno 2017, in pianta stabile. Perché immagina, dopo quel workshop ci sono stati altri numerosi incontri e workshop e fino a giugno succederanno altre cose, nel percorso. E quindi da giugno in poi ci saranno dei cicli… wirkshop di vari cicli, di varia durata, a seconda di quello che si andrà a sviluppare. Il primo tema come detto è quello dei palchi, per cui lanceremo una call per selezionare il gruppo per lavorare sui palchi. E poi, man mano, si avvieranno le altre committenze, a seconda di quelle che arriva.
[FABIO] Questo è Start Me Up, c’è Fabio Bruno al microfono e state ascoltando l’intervista che ho registrato con Rita Orlando responsabile del progetto Open Design School.
Rita, tornando ai lavori che fin qui hanno caratterizzato la Open Design School, ho notato che avete affrontato diversi ambiti, l’artigianato (digitale e tradizionale)…
[RITA] Esatto, abbiamo fatto incontrare per esempio un falegname con dei ragazzi che hanno un fablab. La cosa molto bella è che si sono conosciuti e hanno lavorato insieme nell’ambito del workshop. Cioè li abbiamo fatti incontrare e adesso stanno continuando a lavorare. Ma, per dirti, anche questo stesso falegname in realtà ha una piccola azienda, che ogni giorno produce fusti per divani, è in possesso di macchine a controllo numerico e ha trovato una nuova modalità per poterle utilizzare. Quindi diciamo c’è stato questo trasferimento di conoscenze e di saperi e una ibridazione anche, che poi l’obiettivo è anche quello. Per adesso i risultati sono molto positivi.
[FABIO]… ma anche laboratori con le scuole
[RITA] Anche i laboratori con le scuole! Alla fine ti dicevo ecco perché abbiamo coinvolto circa cento persone oltre ai quindici selezionati. Perché abbiamo fatto dei laboratori sia con il liceo classico, che con il liceo artistico, su temi diversi. Al liceo classico, abbiamo lavorato in brain storming sull’identità dell’Open Design School: parole chiave, concetti. E la cosa bellissima è che i ragazzi, dopo aver fatto questo workshop con Fedele Congedo, che era uno dei partecipanti selezionati , in realtà poi hanno applicato questo metodo, sono passati dall’Open Design School alla loro scuola. Per capire come la didattica potesse riadattarsi per andare incontro alle loro esigenze. Stessa cosa al liceo artistico, una cosa bellissima, perché i ragazzi sono venuti, hanno partecipato, ci hanno aiutato a progettare delle strutture in legno che abbiamo installato in città e adesso quelle strutture in legno le abbiamo smontate con loro. Loro le hanno riprogettate e hanno creato una stanza per loro a scuola, con quelle strutture, riassemblandole, modificandole. Per cui loro stessi hanno imparato il metodo e stanno continuando da soli a fare delle cose. È andata più che bene.
[FABIO] E poi ci sono anche gli open talks
[RITA] Esatto. Questa è stata un’altra cosa che abbiamo testato e ha funzionato molto bene. Perché ogni settimana, il venerdì, avevamo questo open talks, aperti alla comunità. In realtà il workshop è stato molto aperto e fluido. Le porte sono state sempre aperte perché avevamo gente che veniva o a curiosare o a aiutarci per fare quello che dovevamo fare. Però ogni venerdì c’era questo appuntamento fisso con degli ospiti, sia locali che internazionali. Abbiamo avuto artisti, designer, grafici, architetti. Abbiamo avuto Simone Sfriso, studio TamAssociati, sono stati i curatori del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia. Ma abbiamo avuto anche Thomas Lomee, che è un design belga che lavora sul tema dell’Open Design. Ian Boni che è il direttore della Innovate Design Academy, un architetto che si chiama Guan Lee che insegna all’academy di Londra. ma anche due artisti napoletani contemporanei, Bianco-Valente, anche loro conosciuti in ambito internazionale. O Mauro Gubito che è un grafico professionista, molto conosciuto in Italia, che abita qui a Matera e insegna a Urbino. Tutti insieme hanno fatto in modo di dare un contributo al progetto. Perché l’open tool che era preceduto da una visione collettiva. Quindi ogni artista dava il suo contributo rispetto alla strada che stavamo costruendo. Quindi un processo più che collettivo. E poi c’era questo open talk aperto al pubblico. E abbiamo visto che il pubblico cresceva di volta in volta. Un pubblico anche vario, e questa è una cosa che ci ha stupiti. Non erano solo designer o architetti, anzi abbiamo avuto un pubblico molto variegato.
[FABIO] Rita, focalizziamoci per un attimo sul team che c’è dietro Open Design School, vedo tanti architetti, e artisti con esperienza anche all’estero, come sono stati selezionati?
[RITA] Li abbiamo selezionati con una open call, lanciata sul sito di Matera 2019. In cui abbiamo individuato una serie di categorie, di esperienze che ci servivano, non tanto professionisti. La call era per architetti, ingegneri, artisti, visual designer, videomaker, fotografi, falegnami: era veramente ampio lo spettro delle categorie che avevamo individuato, con una serie di requisiti minimi. Ovviamente di partecipazione. È stata fatta una dicitura al pubblico abbiamo ricevuto 250 application, ne abbiamo selezionati 15. Il criterio che abbiamo tenuto, che poi è quello che guida un po’ la Open Design School – e quindi anche le prossime call avranno questo tipo di criterio – era quello di selezionare un terzo dei partecipanti da Matera, dalla Basilicata, dall’area locale. Un terzo dall’Italia e un terzo dall’Europa. Proprio per fare in modo che esperienze diverse si mettessero insieme e si potessero rafforzare, anche.
[FABIO] La Open Design School sopravviverà anche dopo il 2019?
[RITA] L’Open Design School è uno dei progetti di legacy. Dall’inizio il nostro obiettivo è fare in modo che duri anche dopo, che abbiamo una sorta di sostenibilità economica, legata non solo ai finanziamenti a cui noi potremmo accedere adesso, ma che abbia poi la capacità di trovarsi altre committenze così da potersi sostenere. Le premesse ci sono tutte per fare in modo che questo succeda. È un progetto che sta riscuotendo un successo altissimo anche a livello internazionale; c’è molta attenzione su questo. Già durante il workshop abbiamo ricevuto richieste di contatto da tutta Europa. Lavoriamo in questo senso. E Milano sarà per noi un appuntamento importante per fare in modo di stringere alleanze e partnership durature.
[FABIO] Grazie per essere stata con noi!
[RITA] Grazie a voi, crepi il lupo e continuate a seguirci
[FABIO] Lei era Rita Orlando, responsabile del progetto Open Design School per Matera-Basilicata 2019. Trovate tutti i link a cui abbiamo fatto riferimento nel testo che accompagna questo podcast e che trovate su radiostartmeup.it
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[FABIO] Start Me Up è prodotto da smartwork idee digitali per il mondo reale e reso possibile grazie al contributo di keedra hosting, servizi web per il tuo business. Io sono Fabio Bruno, grazie per aver ascoltato questa puntata, alla grande!
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