Massimiliano Caruso è uno dei fondatori dello studio legale Singulance, uno dei primi specializzati in Italia che segue startup e aziende innovative. Massimiliano è stato uno dei mentor dell’Academy di 012 Factory ed è dai temi che ha trattato a Caserta che parte la nostra intervista. Parliamo del ruolo del CEO, cosa accade quando si sovraespone eccessivamente – vedi il caso Achilli/Egomnia – e più in generale quali sono gli errori che una startup compie in ambito legale. Diamo anche qualche suggerimento su cosa tenere in considerazione se, nel caso foste una startup, foste in procinto di scegliere un legale che possa seguirvi.
Questo podcast è stato realizzato grazie a 012 Factory, il primo centro di contaminazione in Italia per l’innovazione delle imprese con sede a Caserta.
immagine di copertina, via.
Link utili
- Sito ufficiale Singulance: singulance.com
- Articolo che introduce gli argomenti trattati da Massimiliano a 012 Factory: medium.com/@012factory/massimiliano-caruso
- Studio su Superstar CEO (in inglese): http://eml.berkeley.edu
La citazione di Massimiliano
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Leggi la trascrizione del podcast
[FABIO] Ciao! trentasettesimo podcast di Start Me Up, il format che parla di innovazione tecnologica e sociale al Sud Italia. La voce che senti è quella di Fabio Bruno. Start Me Up è prodotto da Smartwork idee digitali per il mondo reale con la fondamentale collaborazione di keedra hosting, servizi web per il tuo business.
[FABIO] Si concretizza con l’ospite di questo podcast la partnership che Start Me Up ha siglato con 012 Factory, il primo centro di contaminazione in Italia per l’innovazione delle imprese con sede a Caserta. In virtù di questo accordo infatti avremo modo di ospitare e parlare con i vari mentor che di volta in volta animano il percorso dell’Academy. Iniziamo con Massimiliano Caruso, uno dei fondatori di Singulance, studio legale che, forse, definirlo tale, è riduttivo. Ce lo dirà lui stesso tra poco, intanto gli do benvenuto a Start Me Up.
[MASSIMILIANO] Ciao Fabio, ti ringrazio per l’invito.
[FABIO] Grazie a te per essere con noi. Massimiliano, partiamo da ciò che hai detto ai ragazzi dell’Academy. In quella occasione tu hai parlato del ruolo del CEO all’interno di una startup e di come, la troppa notorietà di quest’ultimo possa addirittura essere controproducente per la startup stessa, giusto?
[MASSIMILIANO] Si, esatto. Ho trattato questo tema che secondo me è molto importante. Nel senso che è un tema studiato soprattutto negli Stati Uniti. Si va a analizzare la figura del CEO e l’impatto che lo stesso ha alla fine sul rendimento dell’impresa. Per cui da questi studi che sono stati condotti dall’Harvard Business Review è emerso come, molto spesso, il CEO vada a perdere la founder’s mentality, ossia la mentalità del founder che è uno degli elementi di successo non solo di qualunque startup ma anche di qualunque società. Per esempio è stato fatto questo studio sulle grandi società quotate in borsa negli Stati Uniti. Da questo studio è emerso che dal 1990 tutte le società che poi sono diventate società quotate in borsa hanno avuto dei ritorni tre volte superiori quando il CEO aveva ancora questa founder’s mentality, quindi questa attitudine da founder.
[FABIO] Lo studio che citi prende in esame anche il caso opposto, ovvero l’impatto che i cosiddetti superstar CEO hanno sulle proprie startup…
[MASSIMILIANO] Che cosa intendiamo per Superstar CEO? È lo startupper anche italiano, anche di una piccola startup che acquisisce notorietà. Faccio un esempio: Achilli ed Egomnia…
[FABIO] e infatti, era la mia prossima domanda…
[MASSIMILIANO] Diciamo che su Achilli e Egomnia bisogna vedere se Egomnia è una startup, cosa ha fatto… ma è difficile, ci sono dei detrattori. Ma andandoci a estraniare da questo tipo di discorso. Questo studio alla fine è andato a analizzare il fatto che un CEO che dal nulla acquisisce visibilità, quindi inizia a rilasciare interviste, inizia a essere sotto i riflettori dei vari magazine ha un impatto inferiore del 15/16% rispetto al CEO che resta anonimo. Le ragioni sono da giustificarsi nel fatto che piuttosto che promuovere la startup si finisce con autopromuoversi come CEO. Quindi è ovvio che inizia tutto un lavoro su stessi piuttosto che di concentrazione sui risultati della startup.
[FABIO] Visto che abbiamo toccato l’argomento e senza entrare nel merito della polemica, come, a tuo avviso, una situazione come quella che vede al centro Achilli e Egomnia andrebbe gestita?
[MASSIMILIANO] Allora… è molto complesso perché io non conosco benissimo la storia di Achilli e di Egomnia se non come è stata riportata dalla carta stampata – ad esempio Panorama, ma non solo. E poi – di contro – quello che hanno detto i vari forum, come Italiana Startup Scene, che sono poi quelli che vanno per la maggiore. Da un certo punto di vista credo che Achilli sia un genio. Dal punto di vista del marketing, nel senso che ha delle competenze mostruose per essere riuscito a arrivare a far si che comunque l’interesse fosse tale da far basare un film su Egomnia. Quindi dal punto di vista della strategia di marketing, siamo a un altissimo livello. Bisogna poi vedere se Egomnia è una startup oppure no. A me, la sovraesposizione mediatica non piace tantissimo e la considero anche un deperimento per la startup. Nel senso che l’esposizione mediatica dovrebbe arrivare nel momento in cui la startup inizia comunque un percorso di crescita effettivo. Egomnia è probabilmente è l’opposto. Ha questa sovraesposizione mediatica che però non va di pari passo con i risultati conseguiti. Perché pare che Egomnia non sia così produttiva come impresa.
[FABIO] E una volta che accade? C’è secondo te un modo per rimediare a questa situazione?
[MASSIMILIANO] Credo che oramai l’esposizione mediatica in questo caso sia così mostruosamente esagerata rispetto al risultato concreto ottenuto da Achilli e se i bilanci della società sono quelli fedelmente rispecchiati dalle varie visure delle società, quindi la sovraesposizione è così mostruosamente esagerata rispetto al risultato che credo che in una situazione del genere sia davvero difficile riuscire poi a rimediare. Perché comunque si ingenerano una serie di criticità anche nel settore delle startup, la parte di tutte le professionalità che operano nel settore che fanno sì che Egomnia sia un po’ vista come questa società che ha questo impatto mediatico ma non poi concretamente giustificato dai risultati.
[FABIO] Massimiliano, Tornando all’intervento che hai tenuto durante l’Academy di 012 Factory, so che ti sei concentrato sugli errori da non commettere quando si fa una startup, naturalmente in ambito legale…
[MASSIMILIANO] Per quella che è la mia esperienza mi sono reso conto che gli errori che la startup da un punto di vista legale fa sono sempre più o meno gli stessi. Gli startupper molto spesso pensano che la stretta di mano sia qualcosa che permetta poi il rispetto delle pattuizioni prese. In realtà questo è uno dei più grandi errori che si possano fare perché oramai è necessario buttare tutto giù contrattualmente per iscritto. Un altro problema è la tempistica della costituzione societaria. Molti startupper non riescono a capire quando è il momento di costituire la società o quando in realtà non è ancora arrivato il momento. Per cui alcuni anticipano in modo incredibile dei denari per costituire la società quando ancora magari non è necessario, mentre invece altri posticipano la costituzione. Un altro problema secondo me – e questo riguarda un po’ tutte le società italiane – la tutela della proprietà intellettuale industriale. Moltissimi sottovalutano l’importanza di tutelare i propri asset. E l’ultimo tema è un po’ la necessità o meno di avere un legale. Avere un legale non è necessario nella società ma, nel momento in cui decidi di avere un legale, dovresti secondo me sceglierlo affinché il legale possa rappresentare un valore aggiunto e non soltanto un costo.
[FABIO] State ascoltando Start Me Up, c’è Fabio Bruno al microfono e sto parlando con Massimiliano Caruso, che nel 2011 ha fondato Singulance, studio legale che nel tempo si è sempre più specializzato nel seguire aziende, soprattutto quelle che intendevano innovare, giusto?
[MASSIMILIANO] Esatto. Io sono uno dei fondatori di Singulance, anche se poi è costituito da altri quattro legali, anzi partner. E in più è partecipato da un gruppo mondiale che si chiama LNA, 44 studi mondiali situati nelle più importanti città. Noi siamo sempre stati uno studio legale molto atipico, nel senso che noi ci siamo sempre occupati in modo esclusivo di diritto di impresa. Partendo però dall’assistenza alle grandi corporations in realtà abbiamo anche sviluppato delle skill specifiche sull’assistenza anche a società tecnologicamente innovative in qualunque fase del percorso di crescita. Dalle fasi di costituzione o di pre-costituzione – le cosiddette wannabe startup – fino alle fasi di investimento, quotazioni in borsa, eccetera. Per cui noi siamo settorializzati nel diritto di impresa, grandi corporations, società tecnologicamente all’avanguardia e startup. E credo che siamo forse stati tra i primi studi italiani a avere questo tipo di competenza specifica.
[FABIO] Un percorso il vostro che vi e ti ha permesso di collezionare più di un riconoscimento, sia come studio che come professionista…
[MASSIMILIANO] Personalmente ho vinto due premi, nel 2016 e nel 2017, sono stato considerato avvocato dell’anno nel settore corporate per quei due anni. Questo è un riconoscimento a titolo individuale, però lo studio stesso dal 2012 è stato considerato lo studio legale più innovativo d’Europa, miglior studio legale per diritto di impresa. Alla fine questo tipo di peculiarità, sommata più a un impegno incredibile ci ha permesso di essere uno studio award winning e avere questo tipo di riconoscimenti. Che, non sono poi così importanti, ma alla fine sollevano il morale.
[FABIO] Nel corso della tua carriera avrai incontrato un numero di startup che io non immagino neanche, ci sono criticità comuni? O meglio, criticità più comuni di altre?
[MASSIMILIANO] A livello generale ti posso dire che molti degli startupper sottovalutano sempre la complessità del sistema italiano. Nel senso che gli startupper sono generalmente molto inclini all’operatività ma poi sottovalutano tutto ciò che è la burocrazia, che in un paese come l’Italia è un tema scottante. Per cui gli errori classici sono sempre quelli legati alla sottovalutazione dei rapporti in essere ad esempio con i membri del team, eccetera. Generalmente si fanno una serie di accordi ipercomplessi, ma soltanto verbalmente. Dopodiché la startup inizia a crescere, iniziano a evidenziarsi i primi problemi, quindi potenziali contenziosi. Il tema è un po’ questo, la startup non è un giochino, la startup è un’impresa e l’impresa merita attenzione e serietà, anche nei rapporti iniziali tra i membri del team. Sopratutto in un’ottica di considerazione di ciò che può accadere domani. O se domani possano esserci delle divergenze e le divergenze devono essere previste in modo tale che poi non possano rappresentare qualcosa di critico.
[FABIO] Ci sono casi di startup che sai che sono riuscite a cavarsela?
[MASSIMILIANO] Tra i miei clienti ti potrei citare Talent Garden, che secondo me sin dall’inizio ha avuto un approccio iper professionale, nel senso che. Non so se tu conosci Dattoli, che è il CEO…
[FABIO] Si, certo, di fama si, non personalmente…
[MASSIMILIANO] Lui ha avuto sempre un approccio molto serio, per cui ti dico. Ciò che ha fatto Talent Garden è stato quello di considerarsi una realtà di impresa solida e quindi ha strutturato il tutto sempre in modo molto serio, contrattualizzando tutto… In realtà credo che il loro percorso di crescita – fermo restando la genialità di tutti i soggetti – abbiano avuto un ulteriore vantaggio legato a questo tipo di serietà che poi è stata percepita man mano che si sono aggiudicati vari round. E si sono andati a confrontare con gli operatori del mercato, i loro partner commerciali eccetera.
[FABIO] Massimiliano, lo accennavi prima. Quando credi, in base alla tua esperienza, che una startup abbia bisogno di un legale?
[MASSIMILIANO] C’è un tema, ed è che il legale spesso rappresenta un costo. Però è anche vero che i legali che operano su startup sono diventati molto più flessibili. Se non in termini di onorario da corrispondere, sicuramente in riferimento alle tempistiche, per cui vanno a posticipare un po’ i tempi in cui il legale andrà effettivamente pagato. Io ti direi, il legale è comunque una figura importante, però il poco denaro che ha una startup deve essere utilizzato da un punto di vista operativo per ottenere dei risultati concreti, quindi accrescere le metriche, il fatturato. Per cui per le fasi iniziali non è obbligatorio, ma, a mio avviso, sopratutto quando la startup non ha la facoltà di offrire un incarico, i founder dovrebbero fare un lavoro serio dal punto di vista legale. Quindi andando a ricercare tutte le problematiche di natura legale, societaria che potrebbero affrontare. Non devono mai sottovalutare questo tema. Nel momento in cui decidono di avere un legale, è molto meglio spendere soldi per legali che sono effettivamente in grado di dargli un valore aggiunto.
[FABIO] Perché, secondo te?
[MASSIMILIANO] Perché le più grandi e note startup che poterei citare. Ad esempio, Airbnb, Uber o Pinterest, sono startup che hanno avuto successo sulla base della grandezza dei legali che avevano alle spalle. Perché Airbnb è sempre stata una startup che è andata a insediarsi in una normativa degli affitti di spazi abitativi che era abbastanza grigia. Uber stessa, ha ad oggi una serie di problematiche legate ai problemi di licenze dei taxi. Pinterest lo stesso, ha basato il suo business sull’utilizzare delle immagini coperte da copyright. Ovviamente, il legale che opera con le startup è una figura strategica. Perché le startup spesso sono società che vanno a creare degli schemi nuovi e rivoluzionari, anche da un punto di vista giuridico. E poi c’è un ultimo tema. Che tutti i legali sono abituati a dire: “No, questo non si può fare!”. Se una startup trova un legale che dice così, significa che la startup non può far nulla, alla fine. Per cui il legale di cui la startup ha bisogno è il legale che ti dice: “Non si può fare in questo modo, ma si può fare in quest’altro modo”, cosa che hanno fatto Uber e gli altri.
[FABIO] mi hai un po’ bruciato la domanda, ma te la faccio lo stesso. A cosa deve badare una startup nella scelta di un legale?
[MASSIMILIANO] Secondo me il giusto legale fa davvero la differenza soprattutto quando la startup va a operare in una zona grigia. Per cui il legale per startup davvero innovative, rappresenta un valore aggiunto. Poi si ritorna a ciò che ho detto nella risposta di prima, il giusto legale è quello che non risponde alle domande di una startup “Non si piò fare”, perché altrimenti la startup non potrà mai fare nulla. In realtà deve avere un approccio tale da riuscire a trovare una soluzione che permette a una startup di trovare una soluzione per fare ciò che deve fare. Se Uber o Airbnb avessero avuto avvocati che alla domanda “Si può fare?” gli avessero detto “No, non si può fare” oggi non avremmo né l’uno, né l’altro.
[FABIO] Grazie mille Massimiliano per essere stato con noi.
[MASSIMILIANO] Di nulla, Fabio. Ti ringrazio e saluto tutti gli ascoltatori.
[FABIO] Lui era Massimiliano Caruso, uno dei fondatori di Singulance. Questo podcast è stato realizzato grazie alla collaborazione con 012 Factory. Trovi tutti i link a cui abbiamo fatto riferimento su radiostartmeup.it
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[FABIO] Start Me Up è prodotto da smartwork idee digitali per il mondo reale e reso possibile grazie al contributo di keedra hosting, servizi web per il tuo business. Io sono Fabio Bruno, grazie per aver ascoltato questa puntata, alla grande!
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