Start Me Up - il podcast sull'innovazione al Sud Italia
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In questa sezione puoi trovare le notizie che arrivano dal blog di Start Me Up. Perché anche se ci piace il suono, qualche volta scriviamo e basta. Ci piace ogni tanto dedicare un approfondimentio su un argomento che abbiamo nominato in uno dei podcast, oppure dare degli aggiornamenti sugli sviluppi di una startup. Ci capita anche di ospitare autori amici che vogliono scrivere da queste pagine. Se ti va, mandaci una mail con l’argomento che vuoi trattare, saremo lieti di accontentarti (se possiamo!).
Se sei un semplice lettore e vuoi segnalarci una storia o un argomento, non esitare. Usa la pagina dei contatti per farci sapere cosa vorresti sentire o leggere su radiostartmeup.it.
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Negli ultimi tempi il concetto di casa si é fatto sempre più mutevole. Lo abbiamo appreso anche dalle parole dell’ospite dell’ultimo podcast pubblicato. Ed é interessante capire le sfumature che il termine casa può avere alle soglie degli anni 20 del Ventunesimo Secolo. In più, se tutto ciò viene fatto in una città (Messina) che negli ultimi anni ha visto una lenta e crescente emigrazione, capite bene che il tutto assume contorni ancora più specifici.
Per questo motivo la seconda edizione del TEDxCapoPeloro ha come tema la casa.
Si svolge a Messina, sabato 23 novembre, alle ore 14:00, e l’organizzazione é come lo scorso anno a cura di alcuni ragazzi dell’associazione Startup Messina.
“Casa: Equilibrio tra radici e desideri”.
Una casa che vive in un equilibrio, tra le radici e i desideri di chi decide di lasciarla perché costretto oppure perché alla ricerca di nuovi stimoli. Una casa che non rappresenta più solo il posto degli affetti, ma é anche luogo di lavoro, magari condiviso, ma sicuramente sempre più connesso. I sei speaker racconteranno attraverso le loro esperienze sei storie che aiuteranno il pubblico a pensare in modo nuovo la casa. Idee semplici che possano ispirare, come del resto é compito di ogni TEDx. Per conoscere i nomi e il programma dell’evento, basta seguire i canali ufficiali, raggiungibili dal sito tedxcapopeloro.com.
Come Partecipare all’evento
Prendere parte al TEDxCapoPeloro 2019 è semplicissimo. Basta acquistare il proprio biglietto sul portale online Eventora e presentarsi giorno 23 novembre, alle ore 14:00.
Come è andata la scorsa edizione
Benissimo! Il tema dello scorso anno era Upwelling e si riferiva al fenomeno della risalita delle acque che avviene anche nello Stretto di Messina.
Un modo per portare a galla ciò che solitamente resta sul fondo e non viene visto. Una edizione quella dello scorso anno che ha registrato il tutto esaurito e ha portato sul palco sei speaker che hanno raccontato le loro storie ed esperienze nei campi dell’architettura, del lavoro e della società. Un momento di valore che ha permesso ai presenti di uscire dalla sala cambiati in positivo.
Un proposito che gli organizzatori si aspettano di raggiungere anche quest’anno.
Facciamo un test: quanti di voi hanno sentito nell’ultimo periodo il termine Scaleup? Se siete nostri ascoltatori affezionati dovreste averlo ascoltato nell’ultimo podcast che abbiamo pubblicato prima di questo post: abbiamo parlato di Kineton, che è appunto, una scaleup campana. Esapete quali sono le caratteristiche di una scaleup? E perché non è una startup?
Abbiamo fatto qualche ricerca. Innanzitutto come si scrive: scaleup, tutto attaccato, non sono due parole.
Secondo la versione inglese di Wikipedia – che cita l’Eurostat-OECD Manual on Business Demography Statistics – una Scaleup company è
una società che negli ultimi 3 anni ha registrato un rendimento medio annuale di circa il 20% e può contare almeno 10 dipendenti.
Già nel 2014 Alberto Onetti di Mind The Bridge aveva espresso la necessità di definire cosa fosse una scaleup. Lo faceva dalle pagine del blog di SEP (Startup Europe Partnership) di cui Mind The Bridge fa parte. In quell’articolo leggiamo che una scaleup è
una azienda in fase di sviluppo, che appartiene al mercato dell’alta tecnologia, e che vuole crescere in termini di accesso al mercato, ricavi e numero di dipendenti, apportando valore grazie all’identificazione e realizzazione di progetti di successo con compagnie già consolidate.
È quindi, se vogliamo, una definizione ben specifica che identifica il settore di appartenenza (alta tecnologia) e il fattore “crescita” che passa dalla collaborazione con una grossa azienda già consolidata sul mercato.
Che differenza c’è tra una scaleup e una startup?
Da questo primo paragrafo è abbastanza semplice definire quindi una linea di demarcazione tra le startup e le scaleup. Sicuramente c’è una differenza di fatturato: se la startup è alla ricerca del modello di business che le permetta di stare in piedi, la scaleup il suo lo ha già consolidato. Inoltre, chi lavora alla propria startup dovrà identificare la propria nicchia di mercato, dovrà molto probabilmente lavorare sul proprio prodotto e/o servizio, adattandolo alle richieste dei nuovi utenti, immaginare di spostarsi su altri mercati e così via…
La scaleup ha superato questa fase ma non dorme certo sogni tranquilli: se infatti ha già consolidato il suo modello di business ed è riuscita a identificare una propria nicchia di mercato sulla quale ha costruito la sua reputazione deve capire come mettere a frutto ciò su cui ha lavorato. Può, ad esempio, sperimentare collaborazioni con grosse aziende a cui vendere o il proprio servizio/prodotto o le proprie competenze.
Le differenze tra startup e grosse aziende
Se volessimo semplificare ulteriormente, potremmo citare l’articolo scritto da Julie Zhuo, che su Medium ha sintetizzato i punti che differenziano una startup da una grossa azienda. Non li scriverò tutti qui, ma copierò solo quelli che mi sono piaciuti di più.
Una startup vive per un solo e unico obiettivo: realizzare qualcosa che abbia un valore talmente alto che spinga le persone a volerlo usare. Per questo, scrive sempre Julie Zhuo, le startup sono portate a correre grossi rischi nel loro breve ciclo di vita (diffidate sempre da chi ha una startup da più di tre anni!!!). Da qui si capisce come startup sia più uno stile di vita che un lavoro vero e proprio.
Di contro, le grosse aziende hanno già un prodotto che ha permesso loro di avere una posizione all’interno del mercato: per questo motivo non possono correre troppi rischi ma possono testare più a lungo una nuova soluzione su diversi ambiti (prodotto, organizzazione aziendale, ecc…). Inoltre, gestiranno i progetti e le persone in maniera diversa: avendo già un margine di guadagno saranno in grado di alzare l’asticella del proprio lavoro puntando su una comunicazione interna più efficace o investendo sui propri dipendenti.
Sul passaggio da startup a scaleup vi consiglio di leggere quello che ha scritto Joel Gascoigne, founder di Buffer, che racconta di come lui e i suoi collaboratori hanno gestito questa trasformazione all’interno dell’azienda.
Quali sono le scaleup al Sud Italia?
Come nel resto del Paese anche il Sud Italia ha le sue scaleup che una volta nate hanno aperto uffici in altre parti del mondo. La prima che vi segnalo è Kineton, di cui abbiamo parlato nel podcast pubblicato qualche giorno fa. Sempre in Campania troviamo Buzzoole la piattaforma di influencer marketing che poco meno di un anno fa con un’operazione di rebranding e un aumento di capitale entrava di fatto tra le scaleup italiane. Poi c’è la romana Manet che offre servizi tecnologici alle strutture ricettive e che in questi ultimi mesi sta avendo un grosso successo anche a causa della crisi del suo competitor principale.
Per avere un panorama più completo sulla situazione europea vi segnalo il report realizzato da Mind The Bridge che può essere scaricato gratuitamente da qui.
Ora arriva il tuo turno!
Io intendo questo articolo come il punto di partenza di una discussione che può nascere qui o sui canali di Start Me Up: cosa ho dimenticato? C’è qualche imprecisione secondo te? Commenta e condividi il tuo pensiero con gli altri!
Che sia frutto di genialità, intuito, talento o studio, un logo di una qualsiasi idea di business deve rispondere a determinate caratteristiche. È importante conoscerle e tenerle a mente ancora prima di prendere in mano la matita (per i nostalgici) o qualsiasi tipo di editor digitale.
Di questo abbiamo parlato nel Web Café con Riccardo Bonaventura grafico free-lance che ha esperienza anche in ambito giornalistico e produzioni video. Per visualizzare il web café è necessario essere sostenitori di Start Me Up con una donazione di almeno 15 dollari.
Una parte fondamentale che spesso preoccupa chi fa impresa è come comunicare dal punto di vista visivo. L’immagine in questo caso è guidata da un primo elemento: il logo. Un simbolo, una forma, a volte con scritto sotto il proprio nome che comunica in un momento chi siamo e il valore che apportiamo al mercato.
Come si fa a creare un buon logo che riesca a “comunicare” tutto ciò? Se la rete ci offre una serie di strumenti che ci permettono di creare dei buoni loghi, quali sono gli accorgimenti che dobbiamo tenere a mente per ottenere un risultato che soddisfi le nostre attese?
Insieme a Riccardo abbiamo cercato di capire quali sono gli elementi che fanno sì che un logo non sia perfetto o il più bello di sempre ma che sia quello che funziona di più per il nostro progetto.
* L’offerta dà l’accesso anche agli altri webcafè
Chi è Riccardo Bonaventura?
Riccardo Bonaventura si forma allo IED di Milano in Grafica multimediale. Rientra nella sua città per star vicino ai suoi affetti ed entra nel team di Prima Officina, agenzia di Comunicazione e Produzione. All’interno dell’agenzia comincia come grafico e in breve tempo conquista il ruolo di Direttore Creativo. Nel frattempo collabora come giornalista per alcune testate locali e nazionali, ottenendo così l’iscrizione all’albo dei Giornalisti Pubblicisti. Dopo 8 anni di agenzia comincia a lavorare come freelance. Negli ultimi 10 anni ha costantemente collaborato come grafico per aziende, enti pubblici e privati. Si è dedicato inoltre ad altre attività, tra le quali organizzazione eventi e produzioni video. Il suo sito è riccardobonaventura.it.
Il web café con Riccardo Bonaventura è riservato a chi sostiene Start Me Up con una donazione di almeno 15 dollari mensili: fai la tua offerta ora e ottieni l’accesso anche ai web cafè precedenti.
Ci sono un sacco di giochi di parole che si possono fare con budget, soldi e agosto. Ma per invogliarvi a vedere il web cafè di questo mese non ricorreremo a mezzi di questo tipo. Sappiate solo che con noi c’è stato Giuseppe Arrigo, founder di Ardeek e co-founder di Startup Messina (per citare solo due dei progetti a cui ha dato vita) che ha parlato di come calcolare il budget perfetto per la nostra idea di impresa. E detto così sappiamo già di avervi convinto.
Di cosa parliamo quando parliamo di budget?
Se parliamo di impresa, startup ma anche solo innovazione non possiamo prescindere dal budget. I soldi servono per fare in modo che una qualsiasi idea possa stare in piedi, ma siamo sicuri che basti essere consapevoli di ciò? Per questo motivo nel corso dell’incontro abbiamo rivolto a Giuseppe alcune domande che ruotano intorno al mondo startup quando si parla di budget. La prima, la fondamentale, se vogliamo la più importante di tutte: ma per partire con una idea di impresa di quanti soldi ho bisogno? Sempre che per partire con un nuovo progetto siano necessari dei soldi (almeno all’inizio). Ci siamo interrogati anche sui vari modi in cui è possibile avere del denaro da usare per il proprio progetto e abbiamo analizzato le varie forme di finanziamento e investimento (perché sì, c’è differenza tra l’uno e l’altro). Insomma, un web cafè che cerca come al solito di dare risposte concrete ai dubbi di chi vuole fare impresa.
Chi è Giuseppe Arrigo?
IT solution architect per passione, oltre che per lavoro, e da qualche anno imprenditore seriale quasi per caso. Oggi advisor presso l’incubatore Innesta del quale è cofounder, Giuseppe Arrigo ha iniziato il suo percorso professionale come consulente alla progettazione e l’integrazione di soluzioni IT. Nel 2010 è cofounder di Ardeek (società che si occupa di realizzare soluzioni web e fornire servizi IT nelle forme SaaS e PaaS con il brand keedra). Nel 2013 contribuisce a fondare Startup Messina associazione di imprenditori e professionisti che diffonde e supporta la cultura d’impresa a Messina e provincia. Giuseppe si occupa principalmente di fattibiltà tecnologica e business validation.
Come vedere il web-cafè di Start Me Up sul budget?
I Web-cafè di Start Me Up sono dei brevi seminari (max 45 minuti) che si tengono online una volta al mese. Di volta in volta, cerchiamo di trattare con esperti del campo argomenti specifici e di interesse per chi fa innovazione e impresa. Chi partecipa ha la possibilità di porre domande, e proporre casi specifici. Un modo per veicolare conoscenza e competenze in una metodologia che non sia uno tanti (come il podcast), ma uno a uno. I web-cafè rientrano tra le ricompense di chi, mensilmente, dona almeno 15$ a Start Me Up attraverso Patreon: chi dona oggi ha accesso ai precedenti web-cafè.
Dal 28 al 31 luglio 2019 siamo stati a Pietrelcina in provincia di Benevento per raccontarvi uno degli eventi più interessanti tra quelli dedicati all’innovazione in tutto il panorama italiano.
Ci riferiamo a Jazz’Inn, il festival nato ormai 3 anni fa proprio in provincia di Benevento come ancora di salvezza per “Jazz sotto le stelle”, storica rassegna di musica jazz che si svolge da tempo nel paesino di S.Pio. Per chi non ricordasse la storia può ascoltarla nel podcast che abbiamo pubblicato un anno fa circa (ci arrivate cliccando sull’immagine che trovate di seguito).
Clicca sull’immagine per ascoltare il podcast “Jazz e innovazione per una storia che vale la pena raccontare”
Jazz’Inn 2019: un format “costruttivo”
Il modello di Jazz’Inn è quanto di più semplice ci possa essere: nei giorni precedenti l’evento si chiede a aziende, startup o semplici appassionati di proporre un tema e/o un problema di cui discutere. Queste richieste diventano tavoli di lavoro a cui i partecipanti decidono di iscriversi. Nel giro di due sessioni da un’ora ciascuno i partecipanti ai tavoli cercano – ognuno con il proprio punto di vista – una possibile soluzione al problema proposto. La formula funziona principalmente perché spesso al tavolo siedono persone con competenze ed esperienze diverse: le restituzioni dei vari tavoli (che avvengono alla fine di ogni giornata) rilevano il livello di creatività e di confronto che i partecipanti sperimentano in modo costruttivo. Non è infatti un modo di dire che il vero lavoro per chi partecipa a Jazz’Inn inizi proprio alla fine dell’evento. Seppur la manifestazione sia al terzo anno, si sono già registrati casi di progetti nati tra i tavoli di lavoro di Jazz’Inn, per non contare le collaborazioni nate dalla semplice connessione delle persone.
Il modello slow dell’innovazione di Ampioraggio
Il punto di forza di Ampioraggio, la fondazione che organizza Jazz’Inn è il modello slow legato al mondo dell’innovazione. Sembra un paradosso, in realtà la scelta è motivata e vincente. Motivata perché parlare di lavoro e nuovi progetti tra un bicchiere di vino e un concerto jazz è sicuramente più piacevole. Vincente perché nel corso degli anni Jazz’Inn è cresciuto in quantità e qualità. Per la prima volta quest’anno il format è stato replicato a Lagueglia, in Liguria ottenendo un buon riscontro. Inoltre, l’edizione 2019 di Pietrelcina ha potuto contare – tra gli altri – sul sostegno di Invitalia e Azimut.
Lo speciale di Start Me Up dedicato a Jazz’Inn: un racconto corale
Nel corso di Jazz’Inn Start Me Up ha pubblicato tre podcast speciali raccogliendo le voci dei protagonisti che hanno preso parte all’evento. Li abbiamo pubblicati direttamente dal posto, uno al giorno. Per comodità mettiamo il link alla fine di questo articolo: vi basterà cliccare sull’immagine per ascoltare il podcast.
È stata ridefinita Invitalia Day la prima giornata di Jazzinn 2019 che si è svolta sul Sannio Express e a Pietrelcina presso la sede di CFP RICERCHE INNOVAZIONE SRL. Si parla di Invitalia Day perché Invitalia oggi ha avuto modo di presentare alcune idee di impresa nate grazie alle misure promosse da questo ente. Ma… Leggi tutto
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L’innovazione di Jazz’Inn passa tra i tavoli di lavoro – podcast #02
Secondo podcast speciale dedicato a Jazz’Inn 2019 di Pietrelcina. In poco più di trenta minuti ripercorriamo insieme il secondo giorno dell’evento, il primo in cui erano previsti i tavoli di lavoro. Ci aiuta a farlo il primo ospite di questo podcast, Anna Elisa Fersini della Fondazione Ampioraggio a cui abbiamo chiesto un bilancio di questa… Leggi tutto
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Contaminazione e entusiasmo la ricetta di Jazz’inn – podcast #03
Non ci sono parole migliori per descrivere la seconda giornata dell’edizione 2019 di Jazz’Inn: contaminazione e entusiasmo. Proviamo a raccontarvelo – nonostante la stanchezza – anche in questo terzo speciale che dedichiamo a questo evento e che ci porta inevitabilmente a fare anche un bilancio dell’intera edizione. Come negli altri due speciali poi, cerchiamo di… Leggi tutto
Le interviste video
Nel corso dell’evento abbiamo anche realizzato delle brevi interviste video ad alcuni dei protagonisti di JazzInn 2019 – Pietrelcina. I video sono stati pubblicati nel canale ufficiale di Fondazione Ampioraggio e sono stati realizzati grazie alla preziosa collaborazione di Diamante Content.
I cavalieri digitali tornano e per qualche settimana anche a un prezzo scontato. A 99,00 euro riuscirete a garantirvi un corso di formazione sul mondo digitale di due giorni. Le date sono l’11 e il 12 ottobre 2019 e il luogo è lo splendido Porto Turistico di Capo D’Orlando in Provincia di Messina.
Cosa è Cavalieri Digitali
Cavalieri Digitali è il corso sul digitale che tratta gli argomenti più importanti di questa complessa tematica: dalla scrittura per il web, alle ADS, passando per le tecniche più adatte per creare immagini e video per promuovere i propri prodotti, eventi o servizi nel mondo digitale. Otto relatori provenienti da tutta Italia condivideranno le proprie esperienze e saranno pronti a rispondere alle domande di chi parteciperà.
Cavalieri Digitali si rivolge agli studenti di comunicazione che vogliono approfondire queste tematiche ai professionisti del settore che vogliono aggiornarsi ed imparare nuove tecniche di promozione sul web e a tutti gli appassionati che vogliono gestire al meglio i propri canali digitali.
Marketing digitale: formarsi per usarlo al meglio
Arrivato alla sua seconda edizione, Cavalieri Digitali nasce con l’intento di abbattere le barriere d’accesso agli eventi di formazione per appassionati e professionisti del digitale del Sud Italia. Un esempio di come sia sempre necessario parlare e promuovere la formazione degli strumenti digitali. Strumenti che, come i nostri ascoltatori sanno, solo se maneggiati con cura possono fare la differenza per chi ha avviato un progetto di impresa.
Qualche giorno fa è stato reso noto il nome del primo cavalieri di questa nuova edizione di Cavalieri Digitali. Davide Bertozzi, copywriter e formatore già protagonista dell’edizione dello scorso anno. Presto saranno noti i nomi degli altri Cavalieri, per tutte le informazioni potete contattare gli organizzatori o visitare il sito cavalieridigitali.com.
È online il terzo web-café di Start Me Up: a luglio abbiamo parlato di public speaking e comunicazione a tutto tondo con Cristina Marras, proprio lei, la voce della sigla del vostro podcast preferito.
Parlare in pubblico, ma non solo.
Cristina ci ha aiutato a capire quali sono gli aspetti da tenere in considerazione quando si deve affrontare un discorso in pubblico, soprattutto se dobbiamo catturare l’attenzione dei nostri interlocutori e non permettere loro di distrarsi. Inoltre grazie a lei abbiamo capito i meccanismi della comunicazione e del messaggio da veicolare in base a chi ci troviamo davanti: come cambia il nostro modo di comunicare in base al nostro interlocutore. Infine, Cristina ha risposto alle domande di chi ha seguito il webcafè dal vivo.
Clicca sull’immagine per vedere il webcafé sul Public Speaking tenuto da Cristina Marras
Chi è Cristina Marras, in breve.
Cristina Marras è una podcaster, con un passato da attrice. Ha vissuto in Australia dove ha lavorato per la SBS, l’emittente statale multiculturale australiana e il Governo locale del Victoria. Oggi si dedica al suono e alla comunicazione. Lo fa attraverso Radio X e il podcast producendo format sperimentali (uno di questi è Caccia all’uomo) e conduce seminari di public speaking e comunicazione, alcuni di questi ospitati al Contamination Lab di Cagliari. Per saperne di più cristinamarras.com.
Come vedere i web-cafè di Start Me Up?
I Web-cafè di Start Me Up sono dei brevi seminari (max 45 minuti) che si tengono online una volta al mese. Di volta in volta, cerchiamo di trattare con esperti del campo argomenti specifici e di interesse per chi fa innovazione e impresa. Chi partecipa ha la possibilità di porre domande, e proporre casi specifici. Un modo per veicolare conoscenza e competenze in una metodologia che non sia uno tanti (come il podcast), ma uno a uno. I web-cafè rientrano tra le ricompense a chi, mensilmente, dona almeno 15$ a Start Me Up attraverso Patreon: chi dona oggi ha accesso ai precedenti web-cafè.
Abbiamo pensato di dedicare il nuovo numero di Camera a Sud ai festival estivi in giro per il Sud Italia. Abbiamo riflettuto a fondo per capire quale potesse essere il criterio per elencarli e classificarli. Lo chiariamo subito: non c’è. Siamo andati un po’ a memoria (gli organizzatori di alcuni di questi festival sono stati nostri ospiti in passato) e un po’ per quello che ci piace di più.
Consideriamo però questo un post in aggiornamento. E quindi, segnalateci pure i vostri festival e/o eventi in giro per il Sud Italia che si svolgeranno questa estate, saremo ben lieti di inserirli nel nostro elenco. I festival sono elencati in ordine temporale.
> Countless Cities
Nel tempo FARM CULTURAL PARK ci ha abituato a cose sempre più incredibili e bellissime. Quest’anno ha deciso di spingersi un po’ più in la con Countless Cities la Prima Biennale curata da Andrea Bartoli e co. dedicata alle città del mondo. Da fine giugno a fine ottobre Favara avrà come focus principale le città del continente Africano. Un programma ricchissimo con 19 padiglioni, 23 città rappresentate, e una serie di eventi ufficiali e collaterali. Inoltre, Countless Cities ospita la mostra personale di David Adjaye, architetto ghanese naturalizzato britannico, noto per il suo approccio democratico all’architettura. Un modo per riflettere sul senso dell’abitare e le sfide che ci aspettano in quanto cittadini del mondo. Super!
Countless Cities si svolgerà a Favara (AG) tra il 29 giugno e il 27 ottobre 2019. Maggiori info: countlesscities.com.
> Ortigia Sound Sistem
I ragazzi di OSS avevano fregato anche noi ai tempi, pensando che il loro fosse solo un festival di musica elettronica. In realtà è una festa, nel vero senso della parola. E poi si sta a mare e si ascolta musica, serve altro d’estate? No, per questo non dovreste perdere il boat-concert di Colapesce che apre questa edizione, ma soprattutto dovete partecipare almeno a un boat-party in programma: musica su una barca in mezzo alla baia di Siracusa con il sole al tramonto e un sacco di ciambelle colorate pronte a aiutarvi nel caso decideste di fare un bagno. E poi i concerti la sera all’interno del Castello Maniace sono un vero e proprio spettacolo, in tutti i sensi. Metteteci infine che siete dentro Ortigia. Beh, saremo ripetitivi ma davvero, serve altro?
Ortigia Sound Sistem si svolgerà a Siracusa tra il 24 e il 28 luglio 2019. Maggiori info: ortigiasoundsystem.com.
> Ypsigrock – 23 edition
Ypsigrock è il papà dei festival alternativi del Sud Italia. Molti dei nomi che sono passati sul palco di piazza Castello sono poi diventati dei veri e propri fenomeni della musica internazionale. Oltre alla line-up di tutto rispetto che quest’anno vede come headliner i The National, Ypsigrock è speciale per l’aria che si respira a Castelbuono in quei giorni. I concerti in programma tra il pomeriggio e la sera, il panettone Fiasconaro servito direttamente dall’omonima pasticceria in piazza, gli asinelli che girano per il paese guidati dagli addetti del servizio di raccolta rifiuti. Se siete lì non potete non passare da Putia Art Gallery.
Ypsigrock si svolgerà a Castelbuono (PA) tra l’8 e l’11 agosto 2019. Maggiori info: ypsigrock.it.
> La Guarimba International Film Festival
Il programma della settima edizione de La Guarimba verrà presentato il 25 giugno a Roma, ma siamo abbastanza sicuri di consigliarvi questo festival per la nomina e la forza dirompente che il suo fondatore, Giulio Vita, ha. Giulio è stato anche nostro ospite in passato e a lui va il merito di aver tradotto con tenacia e passione il motto de La Guarimba: portare il cinema alle persone e le persone al cinema. Il tutto fatto con un occhio all’internazionalità e alla società in cui il festival è inserito. Una comunità che va oltre i confini di Amantea e della Calabria intera. Un festival che ci aiuta a pensare in grande.
La Guarimba si svolgerà tra il 7 e l’11 agosto 2019 ad Amantea. Maggiori info: laguarimba.com.
> Mish Mash Festival
Il Mish Mash è uno di quei eventi che è cresciuto negli anni. Si svolge a Milazzo in provincia di Messina nella zona del Castello e anche questa edizione offre una lineup con alcune certezze e tante promesse. Un elemento che da sempre ha caratterizzato questo festival che non è mai andato alla ricerca del nome di grido, ma ha sempre proposto lineup di ottima qualità e varietà. Personalmente non perderei per niente al mondo l’esibizione degli I hate my village, quindi se pensate di andarci, fate un fischio che una birra insieme ce la pigliamo.
Mish Mash Festival si svolgerà tra l’11 e il 14 agosto 2019 a Milazzo (ME). Maggiori info: mishmashfestival.com.
> Jazzinn
Menzione speciale per Jazzinn, il festival organizzato da Fondazione Ampioraggio che vi abbiamo raccontato in un podcast lo scorso anno e in un altro un mese fa circa.
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Quali festival al Sud Italia ci siamo persi? Segnalaci! Saremo ben lieti di inserirli nella nostra lista!
Dalla community ci segnalano:
> Olimparty Messina
Si svolge ormai da 8 anni sulla costa tirrenica di Messina, in Sicilia. L’Olimparty è una festa dello sport che porta 14 discipline sulla spiaggia con tornei e sfide per appassionati e non. In più, la sera spazio alla musica con esibizioni dal vivo e dj contest. Questo format ha dato vita a un’altra manifestazione (che si svolge a settembre) dedicata ai disabili, il parolimparty.
Siamo in attesa di conoscere il programma dell’edizione 2019 che si terrà a Messina tra l’8 e l’11 agosto 2019. Tutte le informazioni su olimparty.it.
> Art and Music Fest-#iamfest
“I modi intelligenti, creativi e fantasiosi di collegare le idee alla loro materializzazione sono importanti. Perché il futuro conta e useremo qualsiasi mezzo possibile per progettare mondi migliori, incluso il dispiegamento simultaneo di realtà, finzione, arte e design.”
L’Art and Music Fest è il festival della rigenerazione urbana che ha luogo nell’entroterra siciliano, nel cuore del centro storico di Lercara Friddi (PA). La ricerca della bellezza avviene laddove essa stessa è nascosta, tra vicoli, stradine, edifici abbandonati e scalinate ciottolate di un caratteristico quartiere. La sfida di quest’anno sta nel mettere in discussione e interrogare le pratiche sociali e tecnologiche, le tendenze culturali e i problemi emergenti per suscitare la comunità a chiedersi qual è il proprio posto nel mondo e a ragionare sul futuro.
Dal 2 al 4 agosto, la quinta edizione del festival ospiterà street artists, musica live, video makers, fotografi, designers e architetti. Presto il programma sull’evento facebook.
Foto di copertina: insegna all’ingresso di piazza Castello a Castelbuono (PA)
Se siete nati negli anni ’80 ricorderete sicuramente i Chambawamba, gruppo inglese che conobbe una certa fama intorno agli anni ’90 con Tubthumping, brano che trascinava più per il ritmo che per le parole (almeno al me dodicenne faceva questo effetto che potremmo identificare con la seguente gif).
Avrei dovuto aspettare il 2004, durante il concerto del Primo Maggio a Roma, per realizzare ciò che quella canzone diceva. E non tanto la parte relativa alla dipendenza dall’alcol e le conseguenze che ti portavano a passare la notte in bagno, ma ciò che il cantante cantava durante il ritornello.
I get knocked down, but I get up again You are never gonna keep me down
Mi ricordo che quella sera, tornando a casa, mi sentivo carichissimo, come se niente e nessuno mi potesse fermare. Sbagliavo? Ma io mi rialzo e nessuno, mai mi avrebbe lasciato lì per terra.
Io per indole non mi ritengo un battagliero, anzi! Forse sono più fifone che battagliero, però la consapevolezza che dagli sbagli io potessi rialzarmi era una cosa che mi emozionava (anche adesso che ho riascoltato il brano prima di iniziare a scrivere ciò che state leggendo) e che prima non avevo ben focalizzato.
Ok, ho sbagliato: e adesso che succede?
Tubthumping dei Chambawamba mi sembrava il modo migliore per introdurre l’argomento di questo post e cioè come gestire i fallimenti. Se infatti ci fa paura sbagliare, dopo aver commesso il fatto la domanda vera è: e adesso cosa accade?
È Rachel Simmons sul The New York Times a mettere insieme una serie di consigli su come gestire al meglio i fallimenti. L’autrice si rivolge a un pubblico prettamente femminile ma sono consigli che vanno bene per ciascuno di noi.
Partire ad esempio dalla considerazione che “tutti sbagliano” è una strategia se vogliamo banale, ma pressoché vincente. E il conseguente bagno di umiltà che ne consegue, ci permette di essere realistici e – soprattutto – di trovare una soluzione, anziché ritirarci in un angolo a disperarci.
Un’altra dinamica che aiuta a gestire al meglio gli errori non è tanto la consapevolezza che “sbagliando si impara”, ma la capacità di giudicare l’azione per quella che è. E il punto di vista è un aspetto per nulla secondario. Vi faccio un esempio: quando sbaglio sono molto più severo con me stesso che con un mio amico e/o collaboratore. A pari gravità di sbaglio, io sarò molto più indulgente con lui che con me stesso. Un altro modo quindi per gestire al meglio i nostri errori è focalizzarci fuori di noi. Io ho iniziato a farci caso da poco e i risultati sono per me tangibili.
Vuoi essere bravo a gestire i fallimenti? Esercitati!
Poi c’è chi decide di esercitarsi. L’uomo è un animale routinario e, in quanto tale, impara a gestire le situazioni ripetendole più volte. È un espediente che solitamente si applica alle cose pratiche e quindi perché non usarlo anche per gestire il fallimento? È il consiglio che dà Rachel Simmons alla fine del suo articolo. Attenzione però, non dice di sbagliare ogni giorno (sarebbe un vero e proprio supplizio), ma piuttosto ci invita a fare qualcosa che ci rende nervosi, prendersi piccoli rischi.
È un po’ quello che ha fatto Jia Jang per gestire al meglio l’essere rifiutato, un aspetto di sé che aveva difficoltà ad accettare. Ha deciso che ogni giorno avrebbe fatto una richiesta assurda a una persona a caso e avrebbe poi dovuto gestire l’eventuale rifiuto. Ha creato un videoblog su youtube che documenta tutto ciò, e a volte ha documentato anche la sua sorpresa quelle volte che piuttosto che un rifiuto, è stato accontentato. È lo stesso Jia che racconta il suo processo di apprendimento durante un TED talk molto spassoso che vi consiglio di vedere.
foto in copertina, un grab dal video dei Chumbawamba
Più che sul libro sul growth hacking, quello scritto da Luca Barboni e Federico Simonetti è un libro sui miti da sfatare sul growth hacking. Quello che può sembrare un espediente acchiappa click è in realtà la prima sensazione che ho avuto quando sono arrivato alla fine di Growth Hacking: fai crescere la tua impresa online che fa parte della collana Webbook di Dario Flaccovio Editore. In questo articolo elencherò quelli che a me sono sembrati i miti più eclatanti e in più vi sottoporrò a un esperimento. Ma dovrete arrivare fino alla fine. Per cominciare, una nota sugli autori.
Gli autori di Growth Hacking: fai crescere la tua impresa online
Il libro – la cui prima edizione è di metà 2017 – sintetizza per bene la storia e i processi che stanno dietro al Growth Hacking. Per scriverlo Luca Barboni si è affidato a Federico Simonetti che – come scrive lui stesso – era “la persona più intelligente nella stanza” dove si conobbero qualche anno prima della scrittura del libro. Ma non solo lui: all’interno del libro ci sono inserti curati da altri 5 “contributori” che, se avete un minimo di dimestichezza con il mondo del marketing digitale italiano, riconoscerete subito. Stiamo parlando di Matteo Pogliani, Raffaele Gaito, Bernando Mannelli, Claudio Marchetti e Federico Pacilli.
Primo mito da sfatare: il Growth Hackingnon è un ricettario
La struttura del libro permette a qualsiasi lettore di farsi una idea piuttosto completa di cosa parliamo quando parliamo di growth hacking. Si parte da una panoramica del mondo delle startup, un concetto che purtroppo sempre più annacquato negli ultimi tempi e che qui gli autori riprendono nell’accezione classica della Silicon Valley: cioè un’azienda che con poco e in modo innovativo riesce a crescere tanto e in poco tempo. E qui viene fuori il ruolo essenziale del growth hacking all’interno della vita di una startup. Ma attenzione! Non stiamo parlando di un ricettario dove trovare quelle azioni che SICURAMENTE ti faranno crescere. Il primo mito sul growth hacking che questo libro sfata è proprio questo: il growth hacking è più un processo che un libretto di istruzioni. Delusi? E questo è niente…
Secondo mito da sfatare: il Growth Hacking non è solo per startup
Il fatto che il growth hacking arrivi dal mondo delle startup non significa certo che sia adatto solo a questo tipo di aziende. Nel libro questo concetto viene articolato per bene e vengono anche riportati i casi di successo di alcune imprese che hanno usato il growth hacking per lanciare un singolo prodotto o di come alcuni imprenditori ormai lo utilizzino quotidianamente nella loro azienda. Ve l’ho detto, è più un processo da attuare all’interno della propria impresa che altro. Un processo che prevede – tra le altre cose – uno stretto contatto con i propri clienti, ma soprattutto con i dati in nostro possesso. Se dovessimo infatti trovare delle parole chiave proprie del growth hacking, una di queste sarebbe certamente “misurare”. Come farlo al meglio? Lo trovate scritto nel libro, dove sono indicati anche alcuni hack (è proprio il caso di dirlo) per farlo non solo al meglio ma anche in meno tempo possibile.
Come passare all’azione?
Growth Hacking: fai crescere la tua impresa online è soprattutto un manuale operativo, naturalmente. Se da un lato descrive le principali caratteristiche del growth hacker all’interno delle aziende, dall’altro analizza e descrive tutti gli aspetti che una società dovrebbe intraprendere nel caso in cui decidesse di attuare processi simili. Perché, non dimentichiamolo e gli autori non smettono mai di ricordarlo, il growth hacking è un processo che coinvolge l’intera azienda: più lo sforzo sarà corale più ci sarà la garanzia di avere dei risultati concreti.
Infine, l’esperimento…
Se a me questo libro ha dato la sensazione di voler scacciare il tanto fumo che negli ultimi anni si è sollevato su questo argomento, spero che questo articolo vi convincerà a leggere Growth Hacking: fai crescere la tua impresa online. E, visto che se siete arrivati a leggere fin qui, in piena ottica growth hacker vi invito a condividere queste poche righe con chi pensate possa essere interessato. Dimostratevi che non ho mica letto questo libro per niente, eh!