Startup Biomed Forum: l’innovazione medica a Torino – #40.radiosmu Torna la due giorni ideata da Paul Müller e organizzata da PNICube. Inoltre: Soisy e DaliLab



Stacchiamo il biglietto dei quaranta podcast parlandovi dello Startup Biomed Forum, meeting organizzato da PNICube e ideato da Paul Müller, presidente di Niso Biomed. Il forum che si sta svolgendo a Torino proprio mentre stiamo pubblicando questo podcast nasce per aiutare le startup che operano in ambito medico a emergere in un mercato non sempre facile. Questa è la seconda edizione e l’intento rimane lo stesso dello scorso anno: «L’idea è quella di conoscerci – dice ai microfoni di Start Me Up Paul Müller – diffondere informazioni e conoscenze sul processo di formazione di un’azienda con un occhio particolare alla crescita». Una due giorni dedicata al networking senza dimenticare le eccellenze del settore che possano attraverso la condivisione di best practices dare i giusti stimoli ai partecipanti.
La sanità soprattutto nel campo della diagnostica e della terapia medica è un settore che si nutre di nuove tecnologie. «Da un lato sono utili per apportare una maggiore accuratezza nel campo delle diagnosi – spiega ancora Paul. E dall’altra parte non bisogna sottovalutare il risparmio che tecniche sempre più sofisticate possono apportare all’intero settore».
Paul Müller vive in prima persona tutto ciò, vista anche la sua esperienza con Niso Biomed, startup che opera nel campo della gastroenterologia. L’azienda ha creato Endofaster, «un dispositivo che collegato al gastroscopio analizza i succhi gastrici ed è capace di fornire una serie di informazioni sullo stato di salute del paziente evitando tanti esami istologici e fornendo una diagnosi immediata» spiega Paul.
Per conoscere meglio Niso Biomed basta andare sul sito nisobiomed.com, mentre per seguire i lavori dello Startup Biomed Forum, basterà seguire l’hashtag #BiomedForum sui social.

Richiedere un prestito è facile, anzi, è Soisy!

Pietro Cesati_2Arriva da un lavoro in banca ma non ha resistito alla voglia di cambiare la sua vita e quella di chi ha bisogno di chiedere un prestito. È più o meno questa la molla che ha spinto Pietro Cesati a creare Soisy, portale online specializzato in prestiti tra privati. In questo podcast ospitiamo lui insieme a Giorgia Pavia che si occupa del marketing e della comunicazione (anche lei con una esperienza in banca alle spalle). L’intervista parte da un punto fondamentale: il prestito tra privati è legale, «come prestare qualsiasi cosa – precisa Pietro. «Diventa illegale se lo fai per mestiere: i clienti che si affidano a Soisy fanno dei piccoli investimenti e quindi escono dalla sfera della professionalità». Per fugare ogni dubbio però Soisy ha ricevuto una autorizzazione da parte della Banca di Italia che ha rivisto tutto il modello di business e ha dato il suo benestare.
Il vantaggio offerto è, come si può anche evincere dal nome della startup, la semplicità: il cliente interessato a richiedere un prestito online riceverà infatti un preventivo in pochi minuti e gestirà tutta la pratica online. «Oltre ad essere semplice e 100 % online è anche conveniente – specifica Giorgia – perché non ci sono tutte le spese che affronta normalmente una banca. E poi – aggiunge – non obblighiamo i clienti a prendere altri prodotti (di solito insieme al mutuo una banca offre anche una serie di servizi a pagamento) e la provenienza dei soldi è nota (si parla di rapporti tra persone) informazione che spesso la banca non fornisce».
L’ambito di Soisy è quello dei piccoli prestiti, non sono pertanto richieste delle vere e proprie garanzie a chi decide di usufruire del servizio. In ogni caso agli investitori viene data la possibilità di mettere in comune una parte delle perdite – una sorta di garanzia sul rendimento – che a fronte di un ritorno di minore entità possono comunque contare su un salvadanaio che ammortizzi eventuali perdite.
Come scrivevo all’inizio, Pietro arriva a fondare Soisy dopo aver lavorato in banca: «Mi sono accorto che più passava il tempo, più i servizi offerti rispondevano più a logiche interne anziché ai reali bisogni dei clienti e dei dipendenti – racconta a Start Me Up. «Inoltre dopo aver scoperto che la banca per cui lavoravo aveva fatto degli investimenti illegali in Sudan, ho deciso che dovevo dedicarmi a qualcosa di diverso e così ho creato Soisy».
Naturalmente trovate Soisy online (il gruppo lavora sparso in varie sedi tra Milano, Roma, Trapani e Pescara) su www.soisy.it. Da lì trovate poi i link ai profili Facebook, Instagram e Linkedin.

Capelli come isolante. DaliLab vince We Start Challenge

westart_premiazioneHanno affrontato e vinto We Start Challenge, un percorso di nove mesi promosso da ItaliaCamp Campania e Rotaract Napoli Sud Ovest pensato per fornire a giovani under 30 il know-how e gli strumenti per la creazione e sviluppo di Progetti e Startup con una forte connotazione di impatto sociale. Loro sono i ragazzi di DaliLab e vogliono utilizzare gli scarti dei capelli per creare il primo feltro isolante 100 % bio. Lo spiega bene uno dei founder Mariano Iannotta specificando che l’intento del team era quello di trovare una alternativa ai materiali sintetici attualmente in uso il cui l’impatto ambientale è enorme. Allo stesso tempo «se ci pensiamo un attimo – dice ai microfoni di Start Me Up – i capelli nascono per regolare la temperatura corporea nei confronti dell’ambiente esterno».
I nove mesi trascorsi per We Start Challenge sono stati qualcosa di più di una semplice competizione, «abbiamo trovato un contesto stimolante – racconta Mariano – ricco di diversità con esperti disposti a motivarti a coltivare la tua idea di business e fornirti anche gli strumenti utili per trasformare la tua idea in impresa». Il percorso si è rivelato molto duro, con numerosi obiettivi da raggiungere. L’ultimo è stato una campagna di crowdfunding che ha permesso ai ragazzi di DaliLab di raccogliere attraverso la piattaforma ulule.com i fondi per sviluppare il prodotto e perfezionarlo anche il coinvolgimento di alcuni centri di ricerca campani. Per seguire le evoluzioni del progetto basta mettere un like alla pagina di DaliLab su Facebook o visitare il sito dalilab.it.

#39.radiosmu – Neetra: dalla crisi allo sviluppo delle tecnologie DAB L'azienda di Bari nata grazie alla volontà di alcuni ingegneri può contare adesso su un mercato mondiale



La crisi economica ci dà anche la possibilità di raccontare di chi non si arrende e imparando dai propri errori decide di provarci di nuovo. Come è accaduto a una trentina di ingegneri di Bari che, grazie anche ad un accordo tra Sindacati e Provincia di Bari sono riusciti a fondare Neetra. Neetra è una startup pugliese operante nel settore del broadcasting e delle telecomunicazioni, specializzata nella progettazione, produzione e vendita di tecnologie per radio, tv e telecomunicazioni digitali. Nel giro di qualche anno l’azienda è riuscita a ritagliarsi una fetta di mercato importante, soprattutto all’estero. Ci racconta tutto Roberto Lorusso: la sua intervista parte dalla collaborazione tra la società e il Governo norvegese. La Norvegia è la prima nazione ad aver deciso di spegnere il segnale FM delle radio tradizionali e passare alla tecnologia DAB. Il DAB – acronimo che sta per Digital Audio Brodcasting – è un segnale digitale che permette di veicolare oltre al suono in alta qualità anche immagini e testi. «Grazie alla collaborazione con la Norvegia – spiega Roberto – stiamo progettando sia il trasmettitore che verrà utilizzato dalle compagnie per trasmettere il segnale digitale, sia il ricevitore, da installare nei nuovi apparecchi che mano mano andranno a sostituire le radio tradizionali».
Neetra riesce a sfruttare le proprie competenze però anche in ambito elettromedicale. L’azienda infatti fornisce a centri di ricerca – tra cui anche l’Università di Bari – l’apparato che cura i tumori attraverso la termoablazione, una metodologia non invasiva che raggiunge il tumore con un ago e lo brucia senza bisogno di operare il paziente.
Purtroppo i tempi radiofonici non ci permettono di approfondire le altre, numerose attività di Neetra che potrete conoscere visitando il sito neetra.com. Quando lo visiterete vi renderete conto attraverso le immagini dei vari impianti installati in giro per il mondo fin dove è riuscita ad arrivare una azienda del Sud Italia che ha deciso di non mollare.

Strategie digitali: il 24 giugno l’appuntamento a cura di Evermind al coworking DNA+

DNA_plusSe non conoscete DNA+, coworking che ha da poco aperto i battenti a Reggio Calabria, il 24 giugno potrebbe essere l’occasione giusta. Per quella data in collaborazione con la co-agency Evermind è stato organizzato Strategie Digitali, workshop tenuto da Francesco Biacca che si rivolge a imprenditori e liberi professionisti che hanno intenzione di pianificare meglio le proprie campagne marketing in rete. Ne parliamo con Giulo Latorre, uno dei responsabili di DNA+: Strategie Digitali è il secondo evento organizzato all’interno del coworking ed è il primo focalizzato sul digitale. «Il primo – racconta Francesco – era incentrato sulla degustazione del vino perché provocatoriamente abbiamo pensato che una persona di successo deve saper gustare un vino». Giulio ha creato DNA+ insieme a Gianfranco Schirripa e Giuseppe Rudi a cui si è unito successivamente Marco Nisticò. I quattro hanno deciso di creare questo posto per dare un contributo concreto alla scena imprenditoriale reggina: «Il coworking – dice Giulio – può rappresentare uno dei tasselli che andranno a costituire l’ecosistema startupper della città e dell’area dello Stretto».
Prima di salutarci Giulio indica le modalità con cui partecipare al workshop di venerdì 24: sarà sufficiente mandare una mail a info@dnaplus.it dichiarando esplicitamente la propria volontà di prendere parte al laboratorio. Per conoscere invece tutte le attività di DNA+ basterà andare su dnaplus.it o sulla loro pagina facebook.

Con la serra intelligente gli studenti di Palermo vincono l’Unicredit Business Model Award

greenhouseIl terzo ospite questo trentanovesimo podcast di Start Me Up è Filippo Pancaro, Manager della produzione di Greenhouse JA, azienda nata all’interno dell’Istituto Tecnico Industriale Alessandro Volta di Palermo che qualche settimana fa ha vinto l’Unicredit Business Model Award. Greenhouse JA nasce all’interno del programma di Junior Achievement Italia Impresa In Azione e durante il percorso di formazione i ragazzi hanno lavorato su Leafbox 2.0, una «serra domestica intelligente capace di ricreare l’habitat naturale di circa 1200 tipi di piante – spiega Filippo – grazie ad un sistema integrato di sensori, soluzioni software e lampade a raggi ultravioletti». Il percorso dei ragazzi parte da un intenso lavoro di squadra che ha permesso loro di progettare il prodotto e studiarne il mercato e le possibili strategie di marketing, fino a arrivare a vincere la competizione nazionale di Unicredit svoltasi a Milano. «Questo percorso – dice Filippo – ha permesso a me e a tutto il team di scoprire il mondo dell’imprenditorialità giovanile, un mondo dove per emergere è necessario impegno e tanta preparazione». I ragazzi di Greenhouse JA hanno un sito dove spiegano le caratteristiche di Leanbox 2.0, ma soprattutto un blog grazie al quale è possibile ripercorrere la loro storia fino a qui, in attesa di altri, incredibili, sviluppi che siamo certi, li aspettano.

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#38.radiosmu – Gli innovatori del Mediterraneo si danno appuntamento a Maratea Fino al 15 giugno è possibile pre-iscriversi. Inoltre parliamo di WIT e Laboriusa



Maratea si prepara a ospitare la prima edizione di Heroes, il primo Euro-Mediterranean Coinnovation Festival che coinvolge innovatori e startupper dell’area del Mediterraneo. La manifestazione si svolgerà nel comune lucano dal 21 al 23 settembre e in questi giorni è partita la promozione dell’evento. «Il Mediterraneo è il naturale sbocco per le persone che abitano questi luoghi» dice Michele Franzese, uno degli organizzatori di Heroes e primo ospite di questo podcast di Start Me Up. Nei piani degli organizzatori c’è la volontà di stringere ancora di più i rapporti tra le nazioni che si affacciano su questo pezzo di mare: da Israele, nazione partner di questa prima edizione ai paesi dell’area africana che, «nonostante le mille difficoltà sono una fucina di innovazione».
Tra i vari eventi in programma c’è anche l’Heroes Prize, contest dedicato a tutte le startup che dimostreranno di avere un forte impatto sociale ed economico e soprattutto un alto grado di innovazione. Tra tutte le idee, ne verranno scelte 50 che dovranno poi essere votate dalla community. Di queste solo cinque arriveranno alla prova finale: un pitch durante un pranzo in una famiglia di Maratea perché, come spiega lo stesso Michele, «lo startupper deve provare che la sua idea risolva una esigenza reale». Il tutto finirà in un format che Michele spera di poter trasmettere in Tv  (se arriverà l’accordo). In alternativa, gli sarà data la giusta visibilità attraverso i canali social di Heroes. Per partecipare basta compilare il modulo nella sezione dedicata del sito entro il 30 giugno.

Per quanto riguarda invece la partecipazione all’evento «tutte le persone che si preiscriveranno gratuitamente entro il 15 giugno – avverte Michele – avranno la possibilità di pagare il proprio ingresso a prezzo da early booking». Tutte le informazioni in costante aggiornamento sono su goheroes.it.

Con WIT smartphone connesso anche senza internet

wit_meQualcuno di voi ricorderà Alessio Delmonti, programmatore palermitano che abbiamo a volte intercettato nei vari eventi in Sicilia. Alessio già da qualche anno vive e lavora all’estero e proprio la scorsa settimana insieme a Davide Berardi ha vinto il primo premio Uber e il primo premio CM Telecom al TNW Hack Battle 2016 con WIT. WIT è un acronimo che sta per Without Internet Technology ed è quella che si dice in gergo tecnico libreria (o SDK) che permette agli smartphone di connettersi a internet senza connessione dati. L’idea, oltre a permettere loro di ottenere i due premi già citati, ha avuto una buona risonanza in rete e nasce da un’esigenza molto banale. «Stavamo pensando a un modo per poter prenotare un Uber tramite sms – racconta Alessio – quando abbiamo pensato che attraverso lo stesso protocollo avremmo potuto veicolare anche altri tipi di informazione». L’idea ha dei risvolti molto interessanti se pensate che la copertura internet a livello mondiale è del 46% e la rete 2G arriva a coprire l’86%. Questi sono dati che Alessio e Davide hanno scoperto durante l’hack e che riportano nell’intervista che potrete ascoltare in questo podcast. Al di là dei numeri però adesso i due dovranno lavorare per «studiare meglio il mercato e capire come sviluppare il prodotto» dice Davide. Le possibilità sono infinite, per seguire le evoluzioni del progetto basterà tenere d’occhio witapp.me.

Labourisa, il crowdfunding sociale per la promozione aziendale

lab_copertinaGià nei podcast precedenti vi abbiamo parlato di progetti che stanno ricorrendo al crowdfunding per finanziarsi, questa settimana vi segnaliamo invece una piattaforma nata circa due anni fa in Sicilia e specializzata in progetti no-profit. Si chiama Laboriusa ed è un prodotto di I press, agenzia di comunicazione di Assia La Rosa che da sempre è vicina al mondo dell’associazionismo. «Osservando il fenomeno del crowdfunding abbiamo deciso – racconta Assia ai microfoni di Start Me Up – di unire innovazione e sociale per cercare di realizzare piccoli progetti che promuovano grandi sogni sul territorio». La piattaforma al momento ospita progetti a basso budget ma con una forte ricaduta sociale: si va dalla messa in scena di uno spettacolo interpretato da persone con sindrome di down, all’home restaurant portato avanti da immigrati. L’ultimo in ordine di tempo ha permesso di acquistare parrucche per donne che stanno affrontando la chemioterapia e non possono permettersi questa spesa. Ma definire Laboriusa come una semplice piattaforma di crowdfunding è pressoché riduttivo perché, come spiega Assia, «la piattaforma nasce per diffondere il corporate social responsability nelle aziende, un tipo di promozione che passa non dalla semplice pubblicità ma finanziando iniziative sociali con ripercussioni reali sul territorio». Un’opera che migliora l’immagine dell’azienda e aiuta le associazioni a portare avanti le proprie iniziative. Per saperne di più basterà visitare laboriusa.it.

#37.radiosmu – Nastro Azzuro ti porta lontano con Impact Hub Il noto brand è alla ricerca di idee sostenibili da finanziare. Inoltre vi parliamo di Sinapsi e di CulturAct



Nastro Azzurro insieme a Impact Hub è alla ricerca di una buona idea che diventi un’idea buona. Il gioco di parole ci sta tutto, perché attraverso Ti porta lontano – Innovation, Nastro Azzurro vuole premiare un progetto innovativo incentrato sulla sostenibilità. Per farlo si avvale della rete italiana degli Impact Hub: per questo motivo abbiamo la possibilità e il piacere di parlare ancora una volta con Viviana Cannizzo di base all’Hub di Siracusa. «La call è un ottimo processo di intelligenza collettiva messo in atto da parte di Nastro Azzurro per capire come poter ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti che spesso produciamo».
Il bando è aperto fino al 26 luglio e possono partecipare team con non più di cinque persone (più il gruppo è eterogeneo, meglio è), che abitino nei pressi di uno degli Impact Hub italiani e che portino avanti un progetto da realizzare in Italia. L’idea può venir fuori anche da una azienda già costituita (italiana o estera) e tutti dovranno compilare il formulario presente su nastroazzurro.it/tiportalontano. «Si parla di idea – precisa Viviana – proprio perché non deve essere per forza qualcosa di già strutturato». Oltre infatti ai 5 mila euro messi in palio per la realizzazione del progetto, il team vincitore potrà beneficiare di due mesi di formazione presso una delle strutture di Impact Hub. «Se credi che la tua idea sia valida e possa davvero avere un forte impatto sociale – dice infine Viviana – allora partecipa!». Tutte le informazioni sono sul sito nastroazzuro.it/tiportalontano.

Sinapsi: la giacca termica che in una settimana ha raccolto più di 10 mila euro su Kickstarter

CibCzLXW0AANL9VIl goal è di 50 mila euro ma in una sola settimana Carmine Iodice e Domenico Pascarella ne hanno già raccolti 11 mila (e mentre scriviamo siamo già arrivati a 13!). I due campani hanno deciso di finanziare Sinapsi su kickstarter e il progetto ha avuto un’ottima partenza. «Grazie alla spinta di amici e contatti vari abbiamo avuto una buona eco sui social e nei giornali», dice Domenico ai microfoni di Start Me Up. Sinapsi è una giacca termica che può essere controllata attraverso una app. «In questo modo – spiega Carmine – è possibile non solo regolare la temperatura ma programmare il timer per fare in modo di trovare la giacca sempre calda non appena la si indossa». Il cuore del progetto è un trasformatore che all’occorrenza diventa anche una batteria per il proprio smartphone con un’autonomia di 8/10 ore. La campagna di raccolta sul sito americano si chiuderà il 27 giugno e, come al solito, ci sono vari premi per chi decide di contribuire. Si può addirittura acquistare la giacca in uno dei 5 modelli proposti: i due amici sperano di andare in produzione prima del prossimo inverno. Tutto dipenderà dall’esito di questa raccolta, quindi se credete nel progetto andate su kickstarter e fate la vostra donazione. Per avere tutte le informazioni poi, seguite le evoluzioni del progetto su facebook o sul sito sinapsitecnologie.com.

Anche CulturAct tra i finalisti di Culturability

logo-culturactQualche giorno fa sono stati comunicati i 15 finalisti del bando Culturability che, come forse ricorderete quest’anno era dedicato alla rigenerazione di spazi da condividere. Il bando è promosso da Fondazione Unipolis. Tra i finalisti c’è anche l’associazione Apice di Reggio Calabria che ha proposto CulturAct, progetto che intende riqualificare il Centro Civico, struttura situata a Pellaro, quartiere della periferia sud di Reggio Calabria. Il gruppo accede così alla fase intermedia del bando e dovrà adesso affrontare una fase di mentoring: solo 5 progetti potranno superare questo step e accedere così al finanziamento di 50 mila euro. Ne è consapevole Alessandra Coppola, presidente di Apice, ospite di questo trentasettesimo podcast di Start Me Up. «Abbiamo intenzione di trasformare questo spazio in un luogo in cui incubare diverse tipologie di attività che possano promuovere la produzione culturale da parte di giovani provenienti dalla Calabria ma anche da altre parti d’Italia e d’Europa» dice Alessandra. Una delle caratteristiche del progetto è la vocazione sovraterritoriale che dovrà avere il centro, l’unica che potrà garantire un legame tra Pellaro e il resto del mondo. «Questa vocazione si esprimerà nella tipologia di attività che verranno svolte nel centro – spiega Alessandra – sia nelle persone che dovranno portare avanti questi progetti, che arriveranno da varie parti del mondo».
CulturAct non impatterà solo nel Centro Civico di Pellaro, ma mira a coinvolgere tutto il quartiere in un progetto di ospitalità diffusa: «Abbiamo intenzione di utilizzare i numerosi edifici, sia pubblici che privati, vuoti o sfitti e creare una foresteria diffusa per le persone che verranno a lavorare presso il centro».
Attraverso Culturact l’associazione Apice vuole migliorare sempre più il dialogo con l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria che ha messo a disposizione il Centro Civico e Alessandra sfrutterà i prossimi mesi di formazione per stringere nuove partnership con gli altri enti e associazioni. Per seguire l’evoluzione del progetto (i vincitori del bando Culturability si sapranno dopo l’estate) basterà tenere d’occhio le pagine facebook di CulturAct e Apice.

#36.radiosmu – La Startup dei matrimoni alla conquista d’Europa Grazie al secondo round di investimenti Martha's Cottage si appresta a invadere il mercato europeo



C’è qualcuno che nella parte sud orientale della Sicilia ha deciso di muoversi in un territorio piuttosto singolare. L’aspetto interessante è che lo sta facendo bene e qualche settimana fa si è aggiudicato un secondo round di finanziamenti che ha portato il capitale dell’azienda a 500 mila euro. Mi riferisco a Martha’s Cottage, e-commerce siracusano dedicato al mondo delle nozze. La notizia del finanziamento ci dà la possibilità di ospitare uno dei fondatori e oggi CEO, Salvatore Cobuzio. «Con il precedente finanziamento abbiamo raggiunto la leadership in Italia – dice ai microfoni di Start Me Up – adesso vogliamo aprire le porte all’Europa e farci conoscere anche lì». Martha’s Cottage potrà inoltre contare sull’appoggio di nuovi soci che sosterranno l’azienda non solo attraverso il denaro ma anche con le proprie competenze, visto che sono stati scelti principalmente tra imprenditori che operano in ambito digitale.
«Il mercato dei matrimoni on-line è strano – continua Salvatore – ed è un po’ come quando Amazon ha iniziato a vendere libri o Zalando a vendere scarpe». Il team di Martha’s Cottage è stato bravo a intercettare un cambiamento che si sta verificando in questi anni e, come è già successo negli ambiti già citati, l’essere arrivati per primi ha degli innumerevoli vantaggi. «Martha’s Cottage nasce da una esigenza personale – racconta ancora Salvatore – e poi si specializza nella vendita di prodotti che difficilmente è possibile trovare off-line. Il tutto a prezzo di fabbrica». Una crescita graduale quindi per una azienda che ha la sede a Siracusa e che sempre più si sta aprendo al mondo. Per conoscere il catalogo di Martha’s Cottage basta andare su marthascottage.com.

Con Moby Blog hai la versione mobile del tuo blog in due mosse

moby_copertinaDa qualche settimana Start Me Up ha la sua versione mobile grazie a Moby Blog, applicazione che permette a chiunque gestisce un blog di creare una versione ottimizzata per dispositivi mobili. «Ma non è il solo vantaggio» dice Michele Riso che l’ha progettata e che ritroviamo dopo averlo sentito qualche anno fa come vincitore dello Startup Weekend Cosenza. Moby Blog può dalla sua parte offrire una community ben strutturata e suddivisa per categorie, scelte tra quelle più ricercate dai motori di ricerca.
Ma il vero punto di forza di Moby Blog è l’estrema facilità di inserimento del blog all’interno della piattaforma. «Basterà infatti andare su mobyblogapp.com, registrarsi e inserire tutti i dati del proprio blog – spiega Michele. Successivamente basterà installare il plugin di wordpress dedicato e avrete la versione mobile del vostro blog». Facile, no?

Grazie a Bollenti Spiriti The Qube avrà il suo spazio di coworking

A febbraio 2015 ci siamo fatti raccontare cosa è The Qube, associazione che promuove la cultura di impresa nel Sud della Puglia. Qualche giorno fa su facebook mi sono imbattuto nel post che documentava la firma che permetterà all’associazione di aprire in collaborazione con le Officine Cantelmo Molo 12, «uno spazio di coworking e una serie di laboratori sia di formazione che di networking» spiega Salvatore Modeo di The Qube. Molo 12 è l’ecosistema che circonda la startup nella fase di avvio: «Se la startup è la barca che si appresta a navigare mari incerti, il molo è il luogo in cui questa barca può rifornirsi e prepararsi al viaggio – spiega Salvatore. 12 sta per Salento: quindi l’dea è che sia il territorio il primo punto di riferimento di una startup». Molo 12 verrà realizzato grazie al progetto “Laboratori Urbani” di Bollenti Spiriti e la firma arriva dopo un anno di attività presso le Officine Cantelmo. Nel corso dei vari eventi è stato chiesto alle persone cosa volessero diventasse quel luogo e la scelta è sintetizzata nel cuore del progetto. Molo 12 aprirà i battenti subito dopo l’estate, tutto dipenderà da quando si riusciranno a iniziare i lavori. «Con molta probabilità – spiega Salvatore – per chi volesse contribuire da subito alla realizzazione dello spazio, organizzeremo dei workshop di auto-costruzione e i partecipanti verranno ripagati con alcuni mesi di convivenza gratuita all’interno dello spazio». Per tutte le informazioni e ulteriori richieste trovate tutti i contatti sul sito theqube.eu.

Start Me Up speciale ING Challenge Reggio Calabria Siamo stati al CLab di Reggio Calabria per seguire la tappa dello Startup tour di ING e H-Farm

Martedì scorso al Contamination Lab di Reggio Calabria si è svolta una delle tappe dell’ING Challenge, tour organizzato dalla Banca olandese in collaborazione con l’incubatore H-Farm. Lo scopo dell’evento è quello di avvicinare gli studenti all’imprenditoria digitale. Dopo averne parlato con Natale Militano (che ringrazio per la collaborazione) durante il liveshow del 9 maggio, siamo andati all’università Mediterranea di Reggio Calabria per seguire da vicino l’evento.

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Ogni tappa dell’ING Challenge ha un tema specifico. Quello di martedì era Smart city – Innovazione e valorizzazione del Territorio e la prima parte dell’evento si è concentrato su questo tema. Successivamente è stato dato spazio a tre aziende che hanno portato la propria testimonianza. Infine l’appuntamento si è chiuso con una competizione che ha visto sei startup contendersi a colpi di pitch due giorni all’incubatore H-Farm per un bootcamp utile a approfondire le proprie competenze e aumentare il proprio network. «ING Challenge è iniziato lo scorso anno – spiega il primo ospite di questo podcast, la dott.ssa Silvia Bagiolo, brand development ING  – e mira a coinvolgere gli studenti delle università italiane». Questa è la seconda edizione e il tour ha già toccato le città di Torino e Firenze. Naturalmente il giro non si chiude a Reggio Calabria: «Abbiamo in programma altre due date – continua Silvia – nei prossimi mesi saremo a Milano e poi a Napoli». È possibile aggiungere altre tappe al tour, basta farne specifica richiesta attraverso la sezione contatti del sito ING Challenge.

«ING Challenge è un tour che tocca la città universitarie italiane per diffondere i temi dell’imprenditorialità e del digitale»

«È un grande onore per noi avere questo evento al Contamination Lab» dice il prof. Luciano Zingali, tutor del laboratorio – sicuramente è una grande opportunità per i ragazzi che oggi possono testare la validità delle proprie idee su cui stanno lavorando e che domani potrebbero diventare startup». Il CLab di Reggio Calabria si avvia alla conclusione del quarto ciclo e il bilancio è certamente positivo. «Il laboratorio ha fatto le veci di un incubatore – dice il professore – e ha dato ai gli studenti la possibilità di creare qualcosa di nuovo e, aspetto più importante, qualcosa su cui costruire il proprio futuro». Il bilancio è positivo anche nei numeri: tante le richieste di iscrizione e tanti sono stati anche i docenti che sono arrivati da ogni parte di Italia per rendere l’esperienza dei ragazzi del CLab di Reggio Calabria più completa possibile. Non meno importante è stato ciò che gli alunni hanno trasmesso ai docenti: lo stesso professore Zingali ammette ai nostri microfoni di essere cresciuto tanto in questi mesi al punto che anche lui ha deciso di scommettere su una sua idea di impresa, mettendo a frutto le sue competenze.

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Per conoscere la storia del Contamination Lab ci affidiamo poi al prof. Claudio de Capua, Pro-Rettore e Responsabile del Trasferimento Tecnologico dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Con lui percorriamo il percorso che ha portato l’università a vincere il bando del Ministero per aprire in maniera sperimentale uno dei quattro CLab (gli altri atenei sono quelli di Catania, Cosenza e Napoli). Il professore Capua ci dice anche che l’intento del Ministero è quello di proseguire in questa avventura e anzi, la volontà è quella di dotare ogni ateneo italiano di una struttura simile. È importante ricordare che per definizione i Contamination Lab devono mettere insieme studenti di diverse facoltà. «Così è stato per Reggio durante il primo ciclo, dice il prof. De Capua. Successivamente il laboratorio si è esteso a studenti di Atenei vicini, poi a quelli appartenenti a Università più lontane (dal punto di vista geografico) e infine l’Università vuole aprirsi alla città», e rendere così reale la ricaduta di queste conoscenze sul territorio di appartenenza.

«Il laboratorio ha dato ai gli studenti la possibilità di creare qualcosa di nuovo e, aspetto più importante, qualcosa su cui costruire il proprio futuro»

L’ultima intervista che potrete ascoltare in questo podcast è quella a Osvaldo De Falco, uno dei fondatori di Biorfarm, startup che ha vinto la competizione finale e che quindi nei prossimi mesi parteciperà al bootcamp di H-Farm. Biorfarm permette ai propri utenti di adottare un albero da frutto e avere così garantita la fornitura annuale di frutta fresca. Una combinazione ideale per tutti: per il consumatore che è certo di acquistare un prodotto sano e che può comunque sempre controllare; per il produttore agricolo che è certo di avere il necessario per la cura dei propri alberi e un giusto guadagno per il suo lavoro. Biorfarm ha convinto la giuria grazie a un modello di business molto semplice e allo stesso tempo solido. Dietro c’è un team che è sparso in ogni parte del mondo ma che riesce a portare avanti un’impresa che accontenta diverse tipologie di consumatori. «Molti – dice Osvaldo nell’intervista – decidono di regalare un albero ai propri cari. Addirittura una coppia in occasione del loro matrimonio ha deciso di regalare gli alberi come bomboniere». La fantasia non manca, così come le speranze di riuscire presto a allargare il proprio mercato. Tutti possono adottare un albero da frutto, sceglierlo all’interno del frutteto e garantirsi così una fornitura di frutta fresca a domicilio, basta seguire la procedura indicata su biorfarm.com.

Nella foto di copertina, il momento della premiazione di Biorfarm, via


#35.radiosmu – Ad Abinsula l’Italian Master Startup Award 2016 La startup sarda che opera nell'Automotive vince la competizione promossa da PNICube. Inoltre conosciamo kupanda.net e la storia di Francesco di mondoaffariweb.it

Nel podcast numero 35 di Start Me Up conosciamo Abinsula, startup che si è aggiudicata l’edizione 2016 dell’Italian Master Startup Award, il premio (di cui ve ne avevamo parlato qui) che PNICube conferisce alle giovani imprese hi-tech nate dalla ricerca accademica a pochi anni dalla costituzione. Al telefono parlo con Pierluigi Pinna, uno dei founder di questa azienda che nel giro di pochi anni conta tre sedi (a Sassari, dove è nata, Cagliari e Torino) e circa 50 dipendenti. Abinsula nasce da un gruppo di ingegneri che, dopo alcune esperienze professionali all’estero, decidono di tornare in Sardegna e investire sulla propria idea, creando un’azienda che nel giro di pochi anni diventa una delle prime startup innovative in termini di fatturato e numero di dipendenti. Lo dice con un pizzico di orgoglio Pierluigi che poi spiega ai microfoni di Start Me Up: «Abinsula opera nel settore dell’embedded, cioè creazione di software per microcontrollori che molto spesso si trovano nelle automobili. Per questo motivo il settore delle auto connesse è quello più importante per la nostra azienda». I prodotti che Abinsula ha sviluppato in questo ambito, dice Antonio Solinas, direttore del settore ricerca e sviluppo sono principalmente due: «Ability (Abinsula Linux 4 ubiquity), un sistema operativo basato su Linux pensato per le auto che crea un sistema di comunicazione all’interno del veicolo e allo stesso tempo anche per il web. Il secondo prodotto invece – continua Antonio – lavora a stretto contatto con Ability ed è una piattaforma internet che conserva tutti i dati prodotti dall’auto e li mette a disposizione degli utenti e delle case automobilistiche».
Vincendo l’IMSA Abinsula ha diritto a un premio in denaro e ha la possibilità di partecipare a altre competizioni: «Siamo abituati a essere multitasking – dice Pierluigi – e quindi riusciremo a gestire tutti gli impegni da qui in avanti. Abinsula è una bella storia che vuole dimostrare che è possibile creare una vera azienda in Italia». Tutte le altre informazioni sono su abinsula.com.

Con kupanda.net il crowfunding si fa sociale

kupandaManca poco alla pubblicazione del sito kupanda.net, portale di crowdfunding specializzato in progetti di natura sociale e che prevedono raccolte di denaro che non superino grosse cifre. Tra i soci fondatori c’è anche Angelo Marra, che spiega ai microfoni di Start Me Up di aver pensato questa piattaforma per tutte quelle «associazioni, enti o gruppi informali che hanno bisogno di un piccolo investimento per far partire i propri progetti». Non solo oggetti o prodotti, ma attraverso kupanda.net sarà possibile finanziare anche eventi, o per promuovere attività a fini sociali. Al momento il team sta valutando i primi progetti e conta di essere on line con il portale prima dell’estate con almeno cinque campagne attive. Nel frattempo si può visitare la pagina facebook che è più attiva che mai.

Trasforma l’azienda di famiglia in un punto di riferimento del mercato refurbished italiano: la storia di Francesco Iovino.

mon_affFacciamo un salto a Pompei (NA) per conoscere Francesco Iovino, 29 anni, General Manager di Mondo Affari, ditta specializzata nella vendita di elettrodomestici e prodotti refurbished. La merce refurbished (ricondizionata in italiano) è quella che non può essere venduta a prezzo pieno perché magari presenta qualche piccolo difetto (per lo più estetico) o perché è stata utilizzata per esposizione. Francesco ha ereditato il negozio dal padre – che già negli anni ’90 aveva iniziato a vendere oggetti usati – nel 2011, e si è specializzato nella vendita dei prodotti ricondizionati aprendo anche una sezione e-commerce. Da allora il volume d’affari è cresciuto, anche grazie alle numerose garanzie che Francesco dà ai propri clienti: «Sostituzione immediata in caso di mal funzionamento entro i 30 giorni dall’acquisto» e l’aver inserito tra i metodi di pagamento anche il contrassegno, «in modo da permettere a chi acquista di non dover pagare prima di ricevere il prodotto». Mondo Affari è uno dei pochi rivenditori di prodotti ricondizionati in Italia, anche se all’estero è un mercato piuttosto attivo: «Pure Apple ha una sezione apposita dei prodotti refurbished sul proprio sito» sottolinea Francesco, dove è possibile fare degli ottimi affari. Francesco offre garanzie anche sulla provenienza dei prodotti, potendo contare su alcune partnership con grossi marchi esteri. «Tutti i prodotti vengono ispezionati, puliti, se è il caso riparati e poi venduti con garanzia» assicura Francesco. Se siete scettici dovreste provare, come dice Francesco e su mondoaffariweb.it potete mettervi alla prova sin da subito.


#34.radiosmu – Mammamenia lancia la Missione Coccole L'obiettivo è raggiungere 8000 €. Inoltre: Robohand e Mappa&Vinci

Forse ricorderete Mammamenia, startup calabrese specializzata in servizi nel settore benessere per lo più femminile, che era riuscita a strappare una promessa di finanziamento durante il programma di Italia 1 Shark Tank. Spenti i riflettori, Menia Cutrupi e Salvatore Salvaguardia in questi mesi non hanno mai smesso di lavorare e nel frattempo hanno aspettato il finanziamento promesso che non è mai arrivato. Adesso sono sbarcati su eppela con Missione Coccole, campagna di crowdfunding utile a creare un nuovo portale, che li aiuterà a allargare il proprio target includendo il pubblico maschile e gli amanti degli animali. «Inoltre c’è la volontà di portare i nostri prodotti in altre città – dice Menia – e infine a diversificare i nostri servizi da regalare attraverso i cofanetti di coccole». Menia e Salvatore in questo periodo gireranno lungo tutto lo stivale per promuovere Missione Coccole. Il loro tour toccherà varie città: potrete seguirli attraverso i social network dove i due promettono di raccontare ogni tappa del loro viaggio. Per chi invece volesse aiutarli a raggiungere il loro obiettivo, basterà andare su eppela.com e fare la propria donazione.

Robohand: la mano robotica interattiva che arriva dal Sud italia

Marcello-Mandaradoni-e-la-sua-RoboHandMarcello Mandaradoni ha 19 anni e vive in provincia di Vibo Valentia. Grazie alla collaborazione con il Fablab Messina ha sviluppato il prototipo di Robohand, mano robotica interattiva. «Il tutto è nato da un progetto per la tesina di fine anno – racconta a Start Me Up Marcello – e nei piani avrei dovuto costruire una protesi medica. Per questioni di tempo poi ho dovuto abbandonare il progetto iniziale e ho deciso di creare questo modello 1.0». La mano può essere azionata in tre modi diversi, e in ogni caso utilizzando mezzi comuni come ad esempio un pc, o attraverso un programma che trasforma i comandi vocali in azione o ancora, attraverso un guanto che riproduce i movimenti della mano di chi lo indossa all’arto meccanico. La collaborazione con il Fablab Messina si è concretizzata soprattutto nella scelta del materiale da utilizzare: la scelta è ricaduta sul XT, particolarmente robusto e flessibile, quindi adatto a questo utilizzo.
Marcello considera Robohand un punto di partenza: ha infatti intenzione di migliorare questo modello rendendolo ancora più funzionale. Inoltre in collaborazione con l’istituto professionale E. Fermi di Vibo Valentia, sta studiando la costruzione di un naso elettronico che sia in grado di rilevare alcune sostanze all’interno degli elementi. Marcello non ha un sito web ma per chi fosse interessato ai suoi progetti può visitare il suo canale Youtube, dove ha inserito i video delle sue produzioni.

Ancora qualche giorno per mappare Siracusa… & vincere!

m&vÈ davvero un piacere per me avere tra gli ospiti di Start Me Up Valentina Amico, ideatrice insieme a Paolo Battaglia di Guidabile. La startup nasce a Catania durante l’ultimo Startup Weekend e vede anche chi scrive coinvolto nel progetto: successivamente le strade si dividono (pacificamente) e nel frattempo Guidabile è cresciuto. La piattaforma offre una mappa dei locali accessibili alle persone disabili e coinvolge gli utenti attraverso giochi che premiano sia gli utenti che i gestori dei locali. Un modo per sensibilizzare le persone e le amministrazioni pubbliche sul tema dell’accessibilità.
In questi giorni Guidabile sta promuovendo Mappa&Vinci, gioco-evento dedicato alla città di Siracusa che invita i cittadini a segnalare l’accessibilità dei locali pubblici aretusei. In palio ci sono premi per chi segnala e anche per i gestori più virtuosi. Sono previste altre tappe in altre città siciliane e, successivamente, in tutta Italia.
Giocare è molto semplice, basta seguire la procedura descritta su guidabile.it/mappaevinci; se invece ne volete sapere di più di Guidabile, vi basterà andare su guidabile.it.


#33.radiosmu – Italian Master Startup Award, PNICube premia le startup che ce l’hanno fatta Verrà consegnato giovedì 12 maggio e inoltre vi parliamo di Infant, app per genitori che nasce dal co-design

Puntata speciale di start Me Up dedicata per buona parte all’Italian Master Startup Award, il premio che PNICube conferisce alle startup accademiche che hanno dimostrato di saper stare sul mercato. La cerimonia di consegna del Premio – giunto alla sua decima edizione – si terrà giovedì 12 maggio a Novara, presso la sede dell’Associazione Industriali. Il premio è stato presentato alla stampa il 26 aprile insieme all’edizione 2016 del Premio Nazionale per l’Innovazione che quest’anno si svolgerà a dicembre a Modena. Di entrambe le manifestazioni ne parlo con il professore Marco Cantamessa, presidente di PNICube: «A nostro avviso è importante dimostrare che le startup non siano solo delle belle promesse, ma aziende che sappiano stare sul mercato – dice il professore ai microfoni di Start Me Up. Quando una startup ce l’ha fatta allora può diventare il segnale che questo paese può cambiare». Al concorso parteciperanno 12 aziende, tutte venute fuori dalla ricerca accademica che saranno giudicate da una giuria composta da imprenditori, investitori e manager: un buon segno, che testimonia l’attenzione del mondo del lavoro nei confronti della ricerca. A pesare, secondo il professore Cantamessa nel giudizio della commissione nella scelta della startup vincitrice saranno «la crescita finanziaria, quindi la capacità di attrarre investimenti, la crescita economica, cioè la capacità di incrementare il proprio fatturato e anche l’impatto che queste aziende hanno dal punto di vista occupazionale». A questo vanno aggiunti la capacità del team di affrontare i mercati esteri e la longevità dei prodotti e/o i servizi erogati.
Nell’ultima parte dell’intervista chiedo al professore quanto la ricerca abbia inciso a suo avviso sull’imprenditoria e il suo giudizio è positivo, alla luce soprattuto delle poche risorse di cui la ricerca ha disposto negli ultimi anni. In questa ottica anche la possibilità di trasformare questa ricerca in startup attraverso la brevettazione è un segnale forte. «In questo momento – conclude il professore – è forse più la capacità di offerta dell’università che la capacità di domanda da parte del mondo del lavoro».

Continuiamo a parlare di Italian Master Startup Award anche con il secondo ospite di questo podcast di Start Me Up. Ai nostri microfoni abbiamo il piacere di ospitare Lorenzo Lener, direttore dell’incubatore di Impresa Enne3 di Novara, città che ospiterà la manifestazione. «Siamo contenti di ospitare il premio – dice – perché abbiamo la possibilità di mostrare a una città come sono diventate alcune delle imprese nate all’interno degli incubatori universitari, che sono cresciute e fanno economia reale».
L’incubatore Enne3 ha una funzione territoriale e ovviamente è un luogo aperto a quante più aziende possibile. Naturalmente non tutte non possono essere ospitate nella struttura di Novara e così si è scelto di puntare su un network coinvolgendo le strutture limitrofe e con competenze diverse. Si è così arrivati a creare un incubatore diffuso per poter accogliere un numero maggiore di progetti.
Al di là dell’impegno del 12 maggio l’incubatore Enne3 in questo periodo è impegnato nella promozione della Start CUP Piemonte Valle d’Aosta, lo scouting cioé dei progetti di impresa che nascono in ambito accademico e che andranno poi a concorrere per il PNI 2016. Sarà proprio Novara a ospitare l’evento regionale che si svolgerà a Ottobre e che decreterà quali saranno i progetti che rappresenteranno le due regioni del Nord Italia alla fase nazionale del concorso.
Per conoscere meglio le attività dell’incubatore di Novara vi consigliamo di visitare il sito enne3.it e di tenere d’occhio la sempre aggiornata pagina facebook.
Per conoscere invece i vincitori dell’Italian Master Startup Award non perdete il prossimo podcast di Start Me Up. Abbiamo infatti l’onore di essere uno dei media partner dell’evento e per il secondo anno consecutivo seguiremo anche l’edizione 2016 del PNI.

Infant: l’app per i bimbi la fanno i genitori

infant-FB-lancio-profilo_0Lo scorso 2 maggio è venuto alla luce (non sto usando termini a caso, giuro) il sito di Infant, progetto della startup FCube. La app promette di aiutare i genitori a prendersi cura del proprio figlio, migliorando la loro vita. Attraverso Infant il genitore potrà monitorare ogni aspetto della vita del proprio bambino perché funzionerà come hub in cui ricevere tutti i dati raccolti dai vari oggetti smart presenti in casa. Il controllo della temperatura ad esempio sarà affidato a una tutina wireless che contemporaneamente controllerà costantemente il battito cardiaco oppure si potrà controllare il sonno del proprio bebé attraverso la telecamera posta sulla culla collegata in wireless con il proprio smartphone. C’è quindi una massiccia dose di IoT nel progetto Infant deputata a raccogliere dati che successivamente saranno immagazzinati attraverso il cloud, in modo da dare massima libertà di accesso da parte del genitore. Ma la particolarità dell’interno progetto è che tutto ciò verrà creato insieme ai genitori. Come spiega l’ideatore Giorgio Ferrari nell’intervista che ha rilasciato a Start Me Up, l’applicazione verrà costruita in questi mesi ascoltando i pareri e le esigenze di chi vive questa straordinaria avventura. Un vero e proprio modello basato sul metodo lean quindi, dove niente è stabilito a priori e tutto è messo in discussione. In questo senso la “nascita” del portale ha inaugurato questo processo e il primo passo è quello di mettere in piedi una community di persone (neo-genitori e specialisti del settore) attraverso la pagina e il gruppo facebook così da favorire il dialogo e il confronto. Il gruppo è naturalmente aperto e chiunque volesse dare il proprio contributo e entrare a farne parte può richiederlo a info@infantcare.it.


Con Paesà alla scoperta degli antichi mestieri contadini e artigiani E inoltre Olitaly, portale dedicato all'olio italiano e pettissimo.it che in esclusiva vende POW

C’è un po’ di turismo, di sharing economy ma anche di antropologia in Paesà, piattaforma creata da Francesco Domenico D’Auria e Annapaola Di Paolo che offre corsi sugli antichi mestieri contadini e artigiani. I corsi sono tenuti da persone che quei lavori continuano a farli e che decidono di mettere a disposizione di viaggiatori e curiosi le proprie conoscenze e competenze. «La mission di Paesà – spiega Francesco – è quella di tenere viva  la memoria dei saperi e delle pratiche umane territoriali attraverso la condivisione». L’idea nasce dalla considerazione che il territorio in cui viviamo è ricco di tradizioni, ma manca una conoscenza tecnica dei processi con cui portare avanti questi saperi. Nell’intervista Francesco porta come esempio la pizza che nonostante sia uno degli alimenti più amati dalle persone, pochissime sanno come prepararla seguendo il metodo tradizionale. «Noi consumiamo i prodotti della tradizione, ma non sappiamo più farli» specifica Francesco e con una battuta paragona il lavoro che sta portando avanti con Paesà a quello del WWF: l’unica differenza è che mentre il WWF salva i panda dall’estinzione Paesà si occupa di proteggere gli ultimi artigiani e contadini rimasti.
Il funzionamento della piattaforma è molto semplice: per proporre un proprio corso basta compilare il modulo presente sul sito e aspettare l’ok da parte dello staff che, a richiesta, si occuperà anche della parte promozionale. «Gli “insegnanti” – spiega Annapaola – arrivano spesso da associazioni culturali che si occupano di promozione del territorio. In più Paesà può contare su una rete di ambassador che selezionano i saperi e le esperienze più interessanti». La piattaforma entrerà a pieno regime a settembre, nel frattempo compilando il modulo presente su paisa.it potrete entrare in contatto con lo staff e conoscere i primi corsi attivi.

Olitaly, l’olio d’oliva italiano a portata di click

Olitaly è un portale dedicato all’olio d’oliva italiano. olitalyÈ un’iniziativa portata avanti da Roberto D’Alessio e Claudio Angiolelli che mira a diventare il punto di riferimento per uno dei prodotti simbolo del made in Italy. Su Olitaly è possibile trovare notizie, curiosità, ma anche leggi e ricette che riguardano il mondo dell’olio italiano. Il portale si rivolge a un pubblico generico ma anche agli addetti ai lavori: olivicoltori, contadini e chi gestisce i frantoi. In programma c’è la creazione di una web-radio e di un canale tematico sul digitale terrestre. Ma Olitaly non è solo comunicazione: tra le attività future c’è anche la realizzazione di una app che permetta di tracciare l’olio che arriva nelle nostre case. «È il punto principale del progetto – spiega Roberto – perché vogliamo aiutare i consumatori a essere più consapevoli di ciò che acquistano». Un aspetto non da poco visti anche gli scandali recenti sull’olio contraffatto.
Olitaly è tra le startup che stanno partecipando a Edison Pulse: fino al 5 maggio potete sostenere Roberto e Claudio registrandovi sul portale e votando il progetto su edisonpulse.it. Per saperne di più: olitaly.net.

Pet on Wheels, l’innovativo trasportino in esclusiva su pettissimo.it

pow_grandeC’è un e-commerce siciliano che ci vede lungo e che ha deciso di investire in un’idea che su kickstarter ha raggiunto il goal in soli due mesi (anche grazie a un video molto azzeccato). Il portale in questione è pettissimo.it, un sito dove potrete trovare tutto quello che riguarda la cura dei vostri amici animali. Se pensate a mangimi e guinzagli siete sulla strada sbagliata, perché su pettissimo.it trovate anche POW – Pet On Wheels, trasportino per cani di piccola taglia che ha conquistato già mezzo mondo. Pet On Wheels permette al padrone di avere con sé il proprio amico a quattro zampe sia sui mezzi a due ruote che in macchina.
«Nella mia consueta ricerca di nuovi prodotti – spiega ai microfoni di Start Me Up Carmelo Lorena responsabile marketing e comunicazione di pettissimo.it – mi sono imbattuto in POW, l’ho proposto al team e siamo stati tra i finanziatori del progetto su kickstarter». Grazie alla fiducia dimostrata, i produttori di POW hanno deciso di ricambiare il favore garantendo a pettissimo.it l’esclusiva per la Sicilia e i primi ordini partiranno già i primi di Maggio. Se vuoi ordinare anche tu il tuo POW, vai adesso su pettissimo.it.