La rigenerazione territoriale tra processi di coinvolgimento e trasformazione dei luoghi



La rigenerazione territoriale è forse uno dei temi più dibattuti dell’ultimo periodo. Il dare nuovo significato a un luogo o un edificio è infatti una pratica quanto mai diffusa su tutto il territorio nazionale. Ed è un vero e proprio atto che coinvolge le sfere sociali, economiche e antropologiche se è il caso di una intera comunità.

Per la sua complessità la rigenerazione territoriale non può non avere ripercussioni anche nell’ambito turistico e culturale: è quello che indaghiamo in questo primo podcast del ciclo Bebravo con Luca Bazzoli di Ashoka Italia, Anna Salvagio di Cooperativa sociale “Identità e Bellezza”, Andrea Paoletti di Wonder Grottole e Massimo Ciuffreda di Anima Living Network.


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Rigenerazione territoriale: i protagonisti di questo podcast targato Bebravo.

Le voci delle persone che puoi ascoltare all’interno di questo primo podcast del ciclo Bebravo e i progetti che portano avanti.

Luca Bazzoli di Ashoka Italia

Luca Bazzoli di Ashoka Italia mentor di Bravo Innovation Hub - rigenerazione territoriale

Luca Bazzoli è Partnership Development Manager presso Ashoka Italia. Ashoka è la più grande rete internazionale di imprenditori sociali innovativi. Lavorando con loro e con alleati in tutti i settori, Ashoka crea un mondo in cui ognuno si percepisce come agente del cambiamento.

Anna Salvagio di Cooperativa sociale “Identità e Bellezza”

Anna Salvagio di Cooperativa Sociale Identità e bellezza su Rigenerazione Territoriale - bravo innovation hub

Il Museo Diffuso dei 5 sensi propone un processo partecipato di innovazione attivato sul territorio di Sciacca (AG) e fondato su comunità e identità, la cui finalità è il benessere economico, sociale, ambientale e culturale della comunità che abita il territorio. La governance è affidata ad una “Cooperativa di Comunità” – impresa sociale no profit – che opera dunque con l’efficienza e il metodo propri del mondo aziendale, e i valori della comunità. Attualmente sono stati confezionati 40 pacchetti esperienziali.

Andrea Paoletti di Wonder Grottole e Massimo Ciuffreda di Anima Living Network.

Massimo Ciuffreda di Anima Living Network - rigenerazione territoriale Bravo Innovation Hub

Il progetto Anima Living presentato da Wonder Grottole si pone l’ambizioso obiettivo di animare le comunità locali e territoriali situate in zone lontane dai grandi poli urbani. La sfida consiste nell’attrarre i nuovi nomadi digitali (smartworkers) fornendo loro una sistemazione abitativa ed uno spazio in coworking. Le attività prevedono l’attivazione di partenariati pubblici e privati ed il coinvolgimento degli abitanti di ogni comune. La proposta di valore risulta duplice:

  • per i territori, attrarre capitali attraverso nuovi residenti (smart worker);
  • per gli smartworkers, accedere a spazi abitativi, di lavoro ed a un ecosistema di prodotti, servizi ed esperienze nel territorio determinato.

Andrea Paoletti di Wonder Grottole su Rigenerazione territoriale - bravo innovation hub

Cosa è Bravo Innovation Hub

Bravo Innovation Hub tra le Cinque notizie dal mondo dell’innovazione del Sud Italia

Bravo Innovation Hub è l’acceleratore d’impresa di Invitalia dedicato alle imprese del turismo e della cultura più innovative del Mezzogiorno, realizzato da Fondazione Giacomo Brodolini, Destination Makers e Ashoka Italia.
Fondazione Giacomo Brodolini coordina il percorso di accelerazione con cui le imprese selezionate possono velocizzare l’ingresso sul mercato, sviluppando modelli di business con il supporto dei migliori esperti del settore.

Cosa è Bebravo

Bebravo è la serie di cinque podcast che va alla scoperta delle dieci startup che sono entrate a far parte del percorso di accelerazione di Bravo Innovation Hub, l’acceleratore d’impresa di Invitalia dedicato alle startup del turismo e della cultura che arrivano dal Sud Italia.
La serie è prodotta in collaborazione con Fondazione Giacomo Brodolini, Destination Makers e Ashoka. Bebravo non sarebbe stata possibile senza l’enorme contributo di Federica Fulghesu che ha coordinato tutte le interviste e ha curato i rapporti con gli ospiti.

Ascolta tutta la serie: radiostartmeup.it/specialebravoinnovationhub.


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Foto di copertina di Daniel Funes Fuentes via Unsplash  

L’evoluzione del delivery, tra rider, ambiente e piccoli centri



Tra tutti i lavori sicuramente il settore del delivery è quello che è diventato sempre più centrale nella vita del nostro Paese. Un settore che prima del lockdown aveva mostrato qualche ombra che come è facile immaginare la crisi non ha fatto altro che accentuare.

la dichiarazione di Giovanni di Socialfood su Delivery

In questo podcast ho cercato di vedere gli aspetti che mi sembrano centrali nella questione delivery: i cambiamenti del settore, la condizione dei lavoratori e altre due questioni che non sono certo da meno. Quella territoriale e quella ambientale. E cioè che ruolo giocano i piccoli centri nella partita del delivery? Quali sono le ricadute dal punto di vista della sostenibilità di questo lavoro che vede la strada come luogo di azione?

Se le prime due sono questioni spinose e in continua evoluzione, per le altre è interessante capire quali sono leopportunità per quelle realtà che già oggi stanno operando.

 


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Le voci di chi lavora nel mondo del delivery e lo sta cambiando

la dichiarazione di Valerio di Socialfood su DeliveryIn questo podcast sentirete le voci di chi lavora nel mondo del delivery e che da dentro lo sta cambiando.

Giovanni Imburgia di Socialfood e vice presidente di Assodelivery, essendo presente sul mercato dal 2013 ci aiuta a capire come è cambiato nel tempo il settore del delivery e ci fornisce anche interessanti prospettive su quello che sarà il post-pandemia. Lo stesso fa Valerio Chiacchio che con Alfonsino, startup casertana, ha scelto di concentrarsi sulle consegne di cibo nei piccoli centri, target difficilmente coperto dai grandi marchi.

Ma il mondo del delivery si porta dietro questioni complesse e tutt’ora in fase di definizione come le condizioni lavorative dei rider. Ho sentito Antonio Prisco del coordinamento rider della CGIL Nazionale che ci offre il punto di vista di chi, ogni giorno, è in strada per consegnare il cibo, rischiando spesso la vita.

la dichiarazione di Antonio di Socialfood su Delivery

Anche per questo motivo, Luca Simeone di Napoli Pedala, spinge per una transizione ecologica che riguardi il mestiere del rider. Per farlo, insieme alla  Direzione regionale Inail Campania e la NIdiL CGIL Nazionale ha istituito a Napoli “la casa del rider”, un luogo dedicato al ristoro, alla socializzazione e alla formazione dei fattori napoletani.

la dichiarazione di Luca di Socialfood su Delivery

Le esperienze di ciascun ospite a mio avviso ci possono aiutare a immaginare quella nuova normalità che dobbiamo costruire da ciò che viviamo adesso.


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Foto di copertina di Lucian Alexe on Unsplash

Combattere il divario di genere lavorando su professionalità e leadership



Per le donne che vogliono lavorare in Italia la strada non è ancora facile. Nonostante i passi in avanti fatti in questi anni sono ancora tanti i pregiudizi che alimentano pesantemente il divario di genere in ambito professionale.

Per questo nuovo podcast sono andato a cercarmi due progetti che affrontano il problema da due prospettive diverse. LeRosa lavora sulla professionalità e le competenze, Prime Minister invece lavora sulla responsabilità e il senso di leadership. Se il primo progetto si rivolge a quelle donne che vogliono lavorare con il digitale, il secondo permette alle adolescenti di diventare agenti di cambiamento.

Ne parlo in questo podcast con:

  • Giulia Bezzi, la founder di LeRosa e SeoSpirito società benefit srl
  • Ester Memeo, podcaster e content creator
  • Florinda Saieva, imprenditrice culturale e co-fondatrice di Prime Minister e Farm Cultural Park

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LeRosa: eliminare il divario di genere lavorando su formazione e competenze…

Giulia Bezzi, prima di essere imprenditrice è una esperta SEO, specializzata nella strutturazione dell’architettura di un sito e dei contenuti. Definisce LeRosa “un luogo di opportunità” perché chi decide di unirsi lo fa per imparare a lavorare nel mondo del digitale e per trovare donne che condividono lo stesso obiettivo.

La citazione di Giulia su divario di genere

Chi fa parte di LeRosa infatti riceve settimanalmente un’ora di formazione su un tema che riguarda il mondo del digitale. Successivamente, chi vuole, ha la possibilità di mettere in pratica ciò che ha imparato attraverso un blog. I temi sono selezionati in ottica SEO, ovviamente, e ruotano intorno all’ambito lavorativo dell’autrice del post. “Le “mie LeRosa” sono prima di tutto delle professioniste – mi dice – e chi visita il blog legge questa “professionalità”.

… potendo contare sul sostegno di una community.

Su tutto c’è la community che si incontra su un gruppo Facebook dedicato: un luogo dove è possibile scambiarsi consigli e supportarsi a vicenda. È uno dei principali valori che più ha apprezzato Ester Memeo, podcaster e content creator che grazie a LeRosa ha deciso di fare il grande passo di mettersi in proprio. “Non lo avrei mai fatto in tempi così rapidi per il timore di sentirmi da sola”, racconta nel podcast.

La citazione di Ester su divario di genere

Lavorare sulla Leadership per essere agenti di cambiamento

Lavora invece sulla leadership delle donne Prime Minister un progetto nato in Sicilia e che, città dopo città, sta risalendo lo Stivale. Prime Minister è una scuola di politica per giovani donne di età compresa fra 14 e 18 anni che vogliono intraprendere un percorso di formazione alla Politica – intesa come capacità di interpretare e guidare la società – e all’attivazione civica.

Ne parlo con Florinda Saieva imprenditrice culturale e co-fondatrice di Farm Cultural Park che insieme a Angela Laurenza – Ingegnera dei materiali e attivista civica, Denise Di Dio – Policy-maker e co-fondatrice di Movimenta ed Eva Vittoria Cammerino – Capo segreteria di un deputato e attivista politica ha dato via al progetto.

La citazione di Florinda su divario di genere

Prime Minister permette alle partecipanti di entrare in contatto con donne e uomini che hanno apportato un cambiamento nel territorio in cui vivono. In più fornisce loro gli strumenti per operare nel contesto in cui vivono. Lo scopo quindi di Prime Minister è permettere a tutte le giovani donne italiane di essere consapevoli delle proprie capacità, e diventare agenti di cambiamento nelle proprie scuole, comunità, città, nazioni.


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Foto di copertina di Victoria Heath via Unsplash

Il percorso aziendale come scoperta delle persone che ci circondano



Se parliamo di impresa non possiamo parlare delle persone. Sono sempre di più le metodologie che ci hanno abituato a mettere l’utente e i clienti al centro. Un ambito poco indagato è invece quello che le imprese “fanno” alle persone, soprattutto a quelle che decidono di portare avanti un progetto aziendale personale.

È questo il tema del nuovo appuntamento di Fallisci Meglio con Michele Bellocchi che fino a novembre 2019 ha portato avanti Sfreedo.


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La storia di Sfreedo

Sfreedo era un sistema messo in piedi da Michele che metteva in contatto una rete di commercianti e cittadini di Caserta: l’obiettivo era la lotta allo spreco alimentare e il sistema faceva in modo che tutti ci potessero guadagnare. Gli esercenti potevano vendere la merce prossima alla scadenza che rischiavano di buttare, i cittadini potevano acquistare quei prodotti a prezzi scontati. Un sistema ideato e creato da MIchele e che nella fase iniziale veniva gestito utilizzando Whatsapp.

Successivamente Sfreedo cresce, passando a una app proprietaria e il servizio raggiunge circa settemila persone in tutta Caserta. Una crescita che però inizia a mettere in evidenza alcune criticità che porteranno Michele a chiudere questa avventura alla fine del 2019.

Citazione di Michele di Sfreedo su Persone e Impresa

Sfreedo: un “colapasta” che ha fatto emergere il buono che c’è.

La storia di Sfreedo e di Michele mette in risalto gli effetti del percorso imprenditoriale su chi decide di creare qualcosa da zero. Nel caso di Michele poi è più evidente perché Michele ha deciso di creare Sfreedo non nella sua città natale, ma a Caserta, dove si era da poco trasferito. L’esperienza di Sfreedo ha permesso a Michele di conoscere una città più bella di quella che ad un primo sguardo si era immaginato. Questo progetto ha lavorato come un “colapasta” su di lui, facendo emergere tutto il buono presente nella sua nuova città. E una città è sempre fatta dalle persone che la abitano.


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Nel podcast vengono citati questi due articoli:

Musica, industria 4.0 e automotive: storia di un ecosistema.



Mettere insieme musica, industria 4.0 e automotive non è cosa da tutti. Ci provo in questo podcast per raccontare tre progetti che arrivano da Messina, la città dove sono nato. Si tratta di b-rain, arancino.cc™ e Stretto in Carena.

b-rain sequencer

b-rain - in azione. Parte di un ecosistema

b-rain, un sequencer creato partendo da una Raspberry Pi 4, e utilizzando i linguaggi di programmazione Puredata e Python. b-rain punta sulla facilità d’uso, la versatilità e l’essere “open”. È uno strumento utile sia in fase di registrazione che durante un live set perché aiuta a gestire con facilità più fonti e racchiude una serie pressoché infinita di strumenti raggiungibili con pochi click grazie all’interfaccia d’uso molto semplice.

b-rain è  un progetto realizzato da Alessio Zaccone, Peppe Ruggeri e Vincio Siracusano.

arancino.cc™

arancino - parte di un ecosistema

arancino.cc™, un’architettura sviluppata da smartme.IO® basata sullo stesso concetto di comunicazione tra emisfero destro ed emisfero sinistro del cervello umano. L’architettura arancino.cc™ semplifica l’interazione cloud-IoT e facilita l’implementazione dei Cyber Physical System, inoltre sfrutta l’edge e il fog computing e si adatta perfettamente alle soluzioni di intelligenza artificiale e di machine learning.

Ne parlo con Sergio Tomasello, che lavora alla parte di programmazione di alto livello di arancino.cc™.

Stretto in Carena

team di Stretto in Carena - parte di un ecosistema

Stretto in Carena è un progetto dell’Università di Messina che in questi anni ha costruito da zero una vera e propria scuderia coinvolgendo studenti da tutte le facoltà. L’obiettivo è realizzare un prototipo di moto utile a prendere parte alla motostudent. La competizione, aperta agli atenei di tutto il mondo, valuterà le scuderie non solo dai risultati ottenuti in pista ma anche in base al lavoro di progettazione e costruzione dei veicoli.

Ne parlo con Gianmarco Interdonato, responsabile reparto elettronica di SIC.


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Ecosistema: un luogo di relazione e sviluppo.

Pur ricadendo in tre ambiti molto diversi tra loro, ho visto in questi tre progetti un legame che non è solo territoriale, ma che è facile da riassumere con il termine di ecosistema.

Un ecosistema è qualcosa i cui abitanti entrano in relazione tra loro e si influenzano, non per forza volutamente, semplicemente portando avanti i propri progetti e – se è il caso – supportandosi a vicenda.


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Foto di copertina, via b-rain.net

Il Sud Italia come non lo avete mai ascoltato



Tra due settimane si torna in podcast. A partire da novembre, per due volte al mese, pubblicheremo le storie di chi al Sud Italia sperimenta nuovi modelli lavorativi, sociali e culturali.

Ci apprestiamo a inaugurare questa settima (!!!) stagione di Start Me Up in uno scenario inedito: in un mondo sconvolto dalla pandemia abbiamo scoperto il South Working e prima che la Covid-19 ci cogliesse tutti di sorpresa il Governo Italiano aveva lanciato il Piano per il Sud. Sembra quindi che Sud Italia sia tornato finalmente al centro del dibattito nazionale.


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Start Me Up ha fatto umilmente la sua parte, raccontando in questi anni le storie di chi al Sud Italia vive e lavora. Continueremo a farlo anche nei prossimi mesi, attenti ai cambiamenti e alle sfide che ci troveremo davanti. Lo scopo è sempre duplice: da un lato sostenere chi porta avanti iniziative di valore al Sud Italia e dall’altro offrire spunti e ispirazione per chi vuole e non sa se e come passare all’azione. Per loro e per tutti voi è pensato questo podcast.

Come si ascolta Start Me Up

Ascoltare Start Me Up è facile e gratuito: basta cercarlo su Spreaker, Spotify, Apple podcast, Google podcast o sulla vostra piattaforma di podcasting preferita. Abbonatevi e ogni mese riceverete una storia direttamente sul vostro device preferito.

Una storia che arriva da un Sud Italia che non avete mai ascoltato.

Foto di Alireza Attari via Unsplash

Per il rilancio del Sud Italia partiamo dal lavoro a distanza



C’è un detto in Sicilia che recita “Cu nesci, arrinesci”, cioè chi esce, chi emigra, si afferma. Se questo proverbio spinge le persone a partire e a “conquistare” il mondo, dall’altra parte sottolinea la rassegnazione di chi sa che il luogo dove è nato non potrà mai cambiare. La storia che raccontiamo in questo podcast ci permette di leggere questo detto sotto un altro punto di vista: forse questo “uscire” non è necessariamente legato alla fisicità o alla geografia di un territorio. Forse per affermarsi è necessario “uscire” da quelle che sono le nostre convinzioni e abitudini.

È ciò che sta facendo la protagonista di questa storia che possiamo quindi definire “rinisciuta” (affermata). Non tanto perché ha vissuto per dieci anni fuori dall’Italia, ma perché, tornando, ha deciso di sfidare un sistema che in questi anni non ha funzionato, che non ha prodotto quello che prometteva.

Questa introduzione è necessaria per sottolineare che South Working proposto da Elena Militello – questo il nome della protagonista di questo podcast – non è semplicemente lavoro a distanza, ma un programma di rilancio del Sud Italia e delle aree periferiche di questo Paese.


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South Working: il lavoro come agente di coesione del Paese

South Working è un progetto di advocacy volto a creare un movimento di opinione sulla possibilità di lavorare a distanza in via principale e finalizzato al miglioramento della coesione economica, sociale e territoriale tramite il mezzo dei contratti di lavoro permanenti o principale a distanza.
Lo ha immaginato Elena Militello che per dieci anni ha vissuto e lavorato con un contratto di post doc in diritto fuori dalla Sicilia, la Regione in cui è nata. Il suo poteva essere il destino di tante ragazze e ragazzi che ogni anno lasciano il Sud Italia alla ricerca di un lavoro o di un corso di studio (per conoscere i numeri di questa vera e propria emorragia, leggi il rapporto 2020 su profilo e occupazione dei laureati presentato da Almalaurea a giugno scorso).

Elena rientrando a casa a causa delle restrizioni dovute al contenimento della pandemia da Covid-19 ha immaginato e poi sperimentato il lavoro a distanza. Da lì l’intuizione di mettere a sistema – sfruttando le leggi italiane in vigore – la possibilità dei lavoratori di rimanere nel luogo di origine mantenendo però gli incarichi presso strutture e uffici dislocati altrove.

Rendere l’Italia un Paese più coeso grazie al lavoro a distanza

Ma se ci fermassimo alla sola questione del lavoro sminiuremmo la portata rivoluzionaria di South Working. Il sistema, per come è stato immaginato da Elena, rappresenterebbe la chiave per rendere più coeso il nostro Paese e permettere alle aree interne di trovare lo stimolo e le risorse per colmare il divario esistente. Come? È la stessa Elena a spiegarlo durante l’intervista.

Al momento Elena Militello, supportata dalla sezione palermitana dell’associazione Global Shapers, sta raccogliendo i dati per fornire un quadro sull’esistente da inserire nel prossimo rapporto SVIMEZ. I dati serviranno soprattutto per creare un portale che possa assistere tutti quei lavoratori che vorrebbero tornare nei propri luoghi di origine mantenendo il proprio lavoro.

La citazione di Elena di South Working su lavoro a distanza nel Sud Italia

Solo il tempo ci dirà se South Working vedrà una sua attuazione concreta e porterà gli effetti sperati. Noi ce lo auguriamo, ovviamente. In ogni caso il pregio di questo progetto al momento è quello di aver proposto un modello altro a qualcosa di già visto e che – nei fatti – ha dato prova di non essere adatto a risolvere un problema che si trascina da troppo tempo. Elena Militello con South Working è uscita da quegli schemi e solo per questo si è già affermata. E il successo e l’eco che ha generato fin qui ne è la dimostrazione.


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La foto di copertina è di Vilija Valeisaite via Unsplash

Pronti a un nuovo modo di bere cocktail?



Il mondo degli spirits, il mercato cioè che c’è dietro la creazione e il consumo di liquori, è uno di quelli più attivi al momento. In tanti hanno scoperto il piacere di bere cocktail realizzati con materie prime di qualità e sono sempre di più i bar e i locali dove è possibile gustare questo tipo di preparati. Ma c’è chi già immagina una fase successiva a questa. Un mercato dove gli appassionati potranno bere dei buoni cocktail anche in casa, senza per forza recarsi in un bar o in un locale. È quello su cui sta lavorando anche Giardini d’Amore, azienda che produce liquori di alta gamma che ha sede in Sicilia tra Messina e Catania. Insieme a Emanuela Russo e Katia Consentino raccontiamo la loro storia.


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Essere artigiani con stile

La citazione di Katia di Giardini d'Amore

Il desiderio dei tre founder di Giardini d’Amore – oltre Emanuela e Katia c’è anche Giuseppe Piccolo – era quello di realizzare dei liquori che riuscissero a racchiudere i profumi della Sicilia. Per questo motivo hanno preferito mantenere una certa artigianalità nella loro produzione. Del resto, il liquorificio che i tre hanno rilevato nel 2011 apparteneva a un artigiano che ha insegnato loro le tecniche per poter produrre i liquori. A questo, i tre hanno aggiunto una nota di stile e di mistero che ha dato un nuovo significato all’intera produzione.

Un percorso fatto di sfide vinte con grande soddisfazione

La citazione di Emanuela di Giardini d'AmoreLa storia di Giardini d’Amore è interessante per le numerose sfide che fino ad oggi i tre founder hanno superato. Un percorso che naturalmente non si è fermato e che anzi è sempre ricco di spunti per migliorare. In ballo c’è anche questo cambio culturale che i tre perseguono e ci raccontano nel podcast: permettere al consumatore di gustare un buon cocktail anche a casa. Una sfida – l’ennesima – che il mondo del vino e quello del cibo in generale hanno già vinto grazie a tanto lavoro sul campo e nel settore della comunicazione. Giardini d’Amore ha le carte in regola per giocare la propria partita o, forse sarebbe meglio dire, gli ingredienti giusti pronti per essere mescolati.


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La foto di copertina è di Louis Hansel @shotsoflouis via Unsplash

La lotta per la parità dei diritti passa anche dalla tecnologia



Se parliamo di viaggi agli inizi di luglio 2020 è perché in questo periodo chi sta provando a mettersi su un treno o un aereo per raggiungere altri luoghi sta toccando con mano quanto difficile sia il riprendere certe abitudini. È comprensibile anche perché diamo per scontato che possiamo andare dove, quando e come ci pare. In realtà non è per tutti così e il covid-19 c’entra poco. Sembra paradossale ma ancora ci sono Paesi dove alcune persone rischiano addirittura la vita se provano a metterci piede: ci riferiamo alle persone LGBT.
In questo podcast parliamo di lotta per la parità dei diritti con Federica Saba di Babaiola.


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Cosa è Babaiola

Babaiola è il primo social Travel in Italia dedicato alla comunità LGBT. Per ispirarsi e programmare le proprie vacanze Babaiola mette a disposizione il suo sito web babaiola.com, il suo blog blog.babaiola.com e le app dedicate.

Il progetto nasce 4 anni fa grazie a Federica Saba, Enrico Garia e Nicola Usala. Babaiola è il loro contributo “tecnologico” alla lotta per la parità dei diritti.

I viaggi LGBT un mercato complesso e redditizio

I dati sul mercato dei viaggi LGBT restituiscono un quadro allettante. Solitamente questa categoria è considerata alto spendente con un alto tasso di fidelizzazione. Dall’altra parte però sono ancora tanti (ma anche se ce ne fosse uno solo sarebbe un problema) i Paesi che non ammettono queste persone. In alcuni di essi si rischia persino la vita. Ma il problema dei diritti non è legato solo al mondo dei viaggi. Come riporta il sito gaycenter.it in un anno oltre 20 mila persone si sono rivolte al servizio gayhelponline o la chat Speakly.org per raccontare le discriminazioni e le violenza che subiscono. Un dato purtroppo in crescita. Anche per questo motivo il 90 per cento degli intervistati italiani durante l’European LGBTI Survey 2020 ha dichiarato di non sentirsi cittadino italiano.

La citazione di Federica di Babaiola su integrazione

Sono dati allarmanti che devono aiutarci a mantenere alta la soglia di attenzione verso questi temi. Nonostante infatti si siano fatti dei passi in avanti negli ultimi dieci anni, c’è ancora tanta strada da fare. La lotta alla parità dei diritti ci riguarda tutti, nessuno escluso.


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La foto di copertina è di Eduardo Pastor via Unsplash

Cambiare lavoro è inutile perché dappertutto è uguale… O no?



Si dice chiusa una porta si apre un portone. E tu quanto ci credi? Questo è un podcast da far sentire a quella vostra amica o a quel vostro amico che si lamenta del suo lavoro e che ci tiene a sottolineare che è inutile cambiarlo, tanto dappertutto è uguale.

Riprendiamo, dopo una lunga pausa, il ciclo fallisci meglio, quelle storie cioè che mettono in mostra il buono dietro il fallimento. Lo facciamo raccontandovi la storia di Emanuele Quintarelli che dopo venti anni ha deciso di chiudere alle sue spalle quella porta che non gli permetteva di vedere il portone spalancato proprio davanti a lui.


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La storia di Emanuele è preziosa per tanti aspetti. Il principale è probabilmente il tipo di esperienza che lui ha. Ha lavorato a vari livelli occupandosi di digital transformation. E quindi ha avuto a che fare sia con startup che con grosse corporate. Paradossalmente questi ambienti erano molto simili, soprattuto nella ricerca del profitto ad ogni costo o alla ricerca del potere verso le persone o i processi aziendali.

Il contatto quotidiano con questo ambiente ha permesso a Emanuele di sviluppare una certa avversione per questi temi. Al contempo cresceva in lui invece l’interesse verso logiche aziendali orizzontali, una visione professionale che prendeva in considerazione non solo il profitto ma anche l’ambiente in cui la società vive e il rispetto verso le persone, clienti e dipendenti.

Tutti quei temi insomma su cui il mondo del lavoro si sta interrogando perché è ormai chiaro che la visione legata al solo profitto è miope. 

La citazione di Emanuele

Dall’alto della sua posizione Emanuele ha provato a fare la differenza: un po’ per la paura di mollare tutto, un po’ perché – razionalmente – era la cosa più sensata da fare. Ma con il tempo si è reso conto che era l’ambiente a suggerire alle persone di comportarsi in quel modo e così è arrivata la decisione di dare le dimissioni e cambiare lavoro. La storia che raccontiamo parte proprio da lì.

Fallisci Meglio

Fallisci Meglio è il ciclo di podcast di Start Me Up che racconta il buono del fallimento. L’idea è mettere in luce ciò che si può imparare da un evento negativo per permettere agli altri di non ripetere gli stessi errori. Se conosci una storia di fallimento o vuoi condividere con gli altri la tua, faccelo sapere.


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