Trovare il potenziale dove mancano le infrastrutture



In questo podcast assumiamo una prospettiva inedita. Con noi Eythor Jonsson, docente presso la Copenhagen Business School ed esperto di innovazione: durante la sua carriera ha accompagnato nel percorso di impresa startup e scaleup attraverso la creazione di programmi specifici.
Eythor Jonsson negli anni si è specializzato nella creazione di valore in zone povere di infrastrutture ma ricche di potenziale. Ha operato principalmente nel Nord Europa e la sua esperienza non è poi così lontana da chi, alle nostre latitudini, lavora affinché innovazione e impresa producano un impatto reale sulla vita delle persone.

Metà docente e metà imprenditore: la doppia carriera di Eythor Jonsson

La carriera di Eythor Jonsson si divide tra le lezioni alla Copenhagen Business School dove ha due corsi focalizzati sull’imprenditoria e i progetti dedicati al mondo dell’impresa. Nella prima parte del podcast raccontiamo il Growth Train Project, un acceleratore/incubatore dedicato a idee del foodtech e agritech focalizzato nella parte meridionale della Danimarca che Eythor e il suo gruppo ha ideato qualche anno fa.
Ci facciamo quindi spiegare come cambia il suo approccio con i suoi studenti/corsisti e quali sono le metodologie che utilizza, come ad esempio la gestione per Obiettivi Chiave. In più Eythor ci svela anche i risvolti di una carriera divisa a metà tra lezioni e imprenditoria: una condizione che ha in sé uno dei possibili scenari sul futuro dell’educazione.

E quindi come si parla di innovazione in posti con poche infrastrutture?

Nella seconda parte del podcast chiediamo a Eythor quelli che sono i suoi trucchi del mestiere. Come suscitare l’ispirazione in chi vuole fare impresa? Ma ancora più importante: come riconoscere il potenziale in una persona o in un luogo? Prima delle competenze e/o degli investimenti, c’è il fattore cultura su cui agire: ad esempio, mettere in una luce diversa il fallimento (noi un’idea ce l’abbiamo). E poi il rapporto con gli amministratori, che se parliamo di ecosistemi, non possiamo ignorarli…

La citazione di Eythorn sul potenziale

Nell’ultima parte del podcast infine, si passa ai territori. Ad esempio: come si esce dal loop “non c’è sviluppo perché non ci sono le infrastrutture e non ci sono le infrastrutture perché non c’è sviluppo”? Che è un piccolo mantra dalle nostre parti. E poi, Nord e Sud Europa, cosa possono imparare l’una dall’altra? La risposta non è poi così scontata, soprattutto nell’ottica di un ecosistema startup europeo su cui Eythor ci dice la sua.

Da non dimenticare

  • La traduzione voce italiana di Eythor è di Francesco Rigoni, che ci ha dato una mano anche con la traduzione.
  • Qui parliamo di “Fai di te stesso un brand” e qui è dove Scandellari non se la prende a male quando lo definiamo fratello maggiore.
  • Infine qui ci sono tutte le novità inerenti al gruppo Telegram che è sempre aperto a chiunque voglia supportare Start Me Up.

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foto di copertina di Thomas Kelley via Unsplash

I 20mila di Foggia che dicono no al fenomeno mafioso



Nel primo podcast del 2020 di Start Me Up facciamo un salto a Foggia, in Puglia perché venerdì 10 gennaio circa 20mila persone (il dato è degli organizzatori) sono scese in piazza per dire no alla violenza mafiosa che sta interessando la città ormai da troppo tempo. La manifestazione è stata indetta da Libera e aveva come slogan #Foggialiberafoggia. Ne parliamo con Daniela Marcone, foggiana e vicepresidente nazionale di Libera.

Un percorso studiato per mettere in luce parti dimenticate di Foggia

Il dato dei 20mila partecipanti non può non lasciare sorpresi visto che gli stessi organizzatori se ne aspettavano “solo” 3mila. È il primo numero che ci dà Daniela che da vent’anni lavora attivamente sul territorio foggiano sensibilizzando i cittadini attraverso le attività di Libera. Un corteo che ha seguito un percorso specifico, condiviso con parte della cittadinanza che ha voluto mettere in evidenza parti della città spesso dimenticate: la partenza, ad esempio, è stata fissata in viale Candelaro dove il 2 gennaio scorso è stato ucciso il commerciante d’auto Roberto D’Angelo. La manifestazione del 10 gennaio arriva dopo la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si è celebrata a Foggia nel 2018: è quindi una testimonianza di come l’associazione continua a mantenere alta l’attenzione e continua a lavorare in questa parte della Puglia.

La citazione di Daniela di Libera, Foggia

Un lavoro necessario visti anche i recenti fatti di cronaca che documentano una vera e propria escalation di violenza nella città di Foggia. Daniela, nella seconda parte dell’intervista, ci fornisce una analisi precisa del fenomeno mafioso della zona, descrivendone caratteristiche e mettendone in luce le particolarità. Il dato evidente è che fino a qualche mese fa gli eventi criminosi sono passati pressoché inosservati alla Stampa nazionale, relegando il tutto a faide interne senza intravederne la matrice malavitosa.

Una manifestazione non può certo fermare il fenomeno mafioso (il giorno dopo si è registrata l’ennesima bomba esplosa in un locale commerciale), serve però a creare quel senso di appartenenza utile affinché le cose cambino. Inoltre, non possiamo non sottolineare la fragilità del territorio foggiano che vive sì di turismo in estate, ma che il resto dell’anno fatica a trovare una via di sviluppo. La presenza di questi eventi violenti indirizzati principalmente a settori della società produttiva poi non aiuta certo a incentivare la voglia di fare impresa.

La presenza di Libera, continua e silenziosa

In questo senso il lavoro continuo e silenzioso di Libera e dei Sindacati, ci dice Daniela, è prezioso perché cerca di far leva sulle scuole e la parte sana della società per presentare modelli di sviluppo distanti dalla violenza che si vede nelle strade. Sono dei presidi di legalità che, attraverso attività ahinoi gratuite e volontarie, rappresentano una reale alternativa. Una prima risposta è la presenza massiccia alla manifestazione del 10 gennaio: è importante proseguire su questo percorso, la strada è lunga, ma tracciata.


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foto di copertina, via.

Silenzio! Atto primo dell’azione creativa



In occasione del prossimo appuntamento di Creative Mornings Palermo, ospitiamo Dario Mangiaracina, medico, attore e musicista del gruppo La Rappresentante di Lista. A lui il compito di declinare il tema del mese di Creative Mornings che è Silenzio.

Per Dario il silenzio è la condizione essenziale che precede l’azione creativa: solo quando tutto è calmo è possibile per Dario creare. Al tempo stesso il silenzio rappresenta anche il vuoto, la paura del foglio bianco: un incubo per chi crea.

Dario sarà il protagonista dell’appuntamento palermitano di Creative Mornings che si svolgerà il 21 dicembre in via del tutto eccezionale al pomeriggio: ore 19 presso il teatro Atlante di Palermo per un talk che si preannuncia non solo parlato ma con elementi sonori che arrivano direttamente dall’esperienza artistica di Dario. Ci si registra gratuitamente qui.

Medico, attore e musicista: ruoli che si sovrappongo

Durante l’intervista parliamo con Dario della sua formazione. Medico di formazione (ma non esercita), in Dario risalta molto di più l’aspetto artistico. Partito con il teatro dove è cresciuto, incontra durante uno dei suoi spettacoli Veronica Lucchesi e con lei fonda La Rappresentante di Lista. Il gruppo ha pubblicato tre dischi e durante gli spettacoli è evidente il legame che i due hanno con il teatro e – ovviamente – la musica. In una intervista hanno dichiarato che il loro genere è Queer e nel podcast spieghiamo il significato di questa definizione e soprattutto il legame che questo tipo di genere ha con il silenzio.

citazione di Dario sul silenzio

Inoltre parliamo di come si riesce a vivere grazie alla propria arte in Italia alle soglie del 2020 e di come, arrivato a un certo livello di notorietà, ogni artista deve confrontarsi con la propria arte e il proprio pubblico.


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È il budget, bellezza!



Nuovo podcast del ciclo fallisci meglio che torna per la prima volta in questa stagione con una persona che stimiamo molto. Stiamo parlando di Roberto Chibbaro, siciliano che qualche settimana fa ha condiviso un post sul suo profilo Linkedin in cui parlava del suo inizio nel mondo dell’impresa, sottolineando l’importanza per ogni imprenditore di tenere d’occhio il budget. Roberto faceva riferimento alla sua prima avventura imprenditoriale e cioè UMG Media: oggi è a capo di C-Digital una azienda che include MakeMeApp un brand commerciale che aveva creato qualche anno prima. Nel frattempo ha avuto modo di creare anche una associazione che parlasse di digitale, Ragusa Digitale, appunto.

Di budget, Excel e… mutande!

Nel corso del podcast ripercorreremo la storia imprenditoriale di Roberto: dai suoi inizi con il supporto di Mediaset, alla realizzazione di un brand prima e di una azienda poi con il sostegno di un team di valore. Ci facciamo raccontare come Roberto riesce oggi a gestire un gruppo di persone dislocate su più città, come è riuscito a avere clienti come FCA e soprattutto come – nonostante tutto – riesce a far quadrare i conti. È qualcosa che ruota intorno a un file Excel e… una mutanda!

la citazione sulle competenze e sul budget di Roberto

Questo podcast è stato registrato presso l’Impact Hub di Torino. Grazie a tutto il tema per la splendida ospitalità!


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Cosa fa Specto, la startup vincitrice del PNI 2019 di Catania



Specto è la startup che si è portata a casa il premio assoluto e il premio della categoria Industrial al Premio Nazionale per l’Innovazione 2019. Da bravi mediapartner siamo andati a cercare Giuseppe Antonacci, CEO di questo spinoff e con lui abbiamo parlato di innovazione, ricerca e impresa: la sua è una prospettiva inedita visto che, grazie al suo curriculum, Giuseppe rientra in tutte e tre le categorie.

Specto: spettrometri ottici di nuova generazione

Specto che arriva vittoriosa dalla StartCup Lombardia sviluppa spettrometri ottici di nuova generazione per la diagnostica biomedica e la caratterizzazione dei materiali. A differenza degli strumenti attualmente disponibili – che presentano limiti intrinseci perché richiedono un contatto fisico con il campione – l’utilizzo di un fascio di luce consente di rilevare proprietà meccaniche altrimenti non misurabili, come la rigidità e la viscosità delle cellule e dei tessuti umani che svolgono un ruolo critico nell’insorgenza e nel progresso di malattie legate all’età come il cancro, l’aterosclerosi e la sclerosi laterale amiotrofica. Inoltre, spiega Giuseppe ai nostri microfoni, gli spettrometri ottici di Specto sono molto più maneggevoli perché miniaturizzati e quindi possono essere utilizzati anche da personale non tecnico. Un particolare che apre il mercato di Specto a tanti potenziali clienti.

Un team vario e specializzato

Specto ha alle spalle un team di ricercatori internazionali, ma non solo. All’interno infatti può contare anche chi cura aspetti prettamente “aziendali”. Ne parla espressamente Giuseppe nel podcast, ammettendo che uno dei punti deboli di molti spinoff universitari è la scarsa preparazione lato “impresa” che questi progetti hanno. Per fortuna, ci dice, è lui stesso a dirci che le cose stanno cambiando e in parte è merito anche di manifestazioni come le StartCup regionali e il Premio Nazionale per l’Innovazione che, di anno in anno, dicono ai ricercatori che fare impresa è possibile.

Chi sono gli altri vincitori del Premio Nazionale per l’Innovazione 2019

In questa edizione del Premio Nazionali per l’Innovazione sono stati erogati quasi 1,5 milioni di euro: circa 500.000 euro in denaro e 1 milione di euro in servizi, offerti dagli Atenei e dagli incubatori soci di PNICube e dal vasto ecosistema di supporto all’innovazione imprenditoriale che PNICube ha saputo costruire negli anni. Ogni vincitore si porta a casa un assegno di 25mila euro.

specto e gli altri vincitori del pni 2019

Oltre a Specto a cui è andato il premio assoluto e quello per la categoria Industrial sono stati assegnati i seguenti premi:

  • Il Premio Iren Cleantech & Energy (miglioramento della sostenibilità ambientale) andato a HT Materials Science Italy (StartCup Puglia): La startup ha sviluppato MAXWELL 2020, liquido refrigerante costituito da nanoparticelle che aumentano significativamente la capacità di scambio termico e l’efficienza energetica degli impianti di climatizzazione [HVAC] e raffreddamento. La riduzione dei consumi energetici dell’impianto comporta, oltre ad un risparmio economico, anche una sensibile riduzione dell’emissione CO2 che deriva dai consumi di energia elettrica e termica dell’impianto.
  • Il Premio ICT (tecnologie dell’informazione e dei nuovi media) vinto da Clearbox AI Solutions (StartCup Piemonte): partendo dal tema della fiducia, rende possibile adottare l’intelligenza Artificiale per mezzo della “eXplainable AI (XAI)” nei settori bancario, assicurativo e della sanità. La piattaforma permette di fornire spiegazioni “umane” alle decisioni prese da modelli esistenti di Machine Learning (ML) con l’obiettivo di permettere ad utenti con limitata esperienza di interagire più facilmente con modelli che stanno diventando sempre più complessi e opachi.
  • Il Premio Life Science (miglioramento della salute delle persone) vinto da Bacfarm – Solutions from Bacteria (StartCup Sardegna): grazie all’utilizzo di tecnologia brevettata, estrae biomolecole ad alto valore aggiunto – i carotenoidi – da una fonte alternativa e innovativa: i batteri. È l’unica ad ottenere selettivamente la Deinoxantina, con l’obiettivo di contrastare il progresso di malattie precancerose e neurodegenerative.

PNI 2019 ha visto inoltre l’assegnazione di due Menzioni e di diversi Premi Speciali che possono essere letti sul sito ufficiale di PNICube.


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Nella foto di copertina: un momento della premiazione.

Il Premio Nazionale per l’innovazione all’insegna di un futuro sostenibile

Mira a un futuro sostenibile l’edizione 2019 del Premio Nazionale dell’Innovazione che prende il via oggi a Catania, presso il Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena. E non potrebbe che essere sostenibile il futuro immaginato dal mondo dell’innovazione, visto che sono sempre di più i progetti di ricerca nel campo economico, sociale e ambientale che si muovono in questa direzione. Sarà compito del PNI mettere in luce le idee più meritevoli di attenzione.

Una mission che il Premio Nazionale per l’Innovazione persegue da ormai diciassette edizioni. Un periodo che l’ha resa la più importante e capillare business plan competition d’Italia, promossa dall’Associazione Italiana degli Incubatori Universitari – PNICube, e organizzata quest’anno in collaborazione con l’Università degli Studi di Catania.

Il tema di quest’anno “Verso un futuro sostenibile” costituisce un segnale importante per l’intero ecosistema nazionale dell’innovazione, e intende evidenziare la centralità del ruolo delle startup provenienti dalla ricerca pubblica nel fornire soluzioni innovative per un futuro sostenibile del nostro Paese.

Quali sono i premi in palio?

Sono sessantanove i progetti finalisti. Loro si contenderanno quattro premi settoriali di 25.000 euro ciascuno:

  • IREN Cleantech&Energy, dedicato ai prodotti o servizi orientati al miglioramento della sostenibilità ambientale;
  • ICT, prodotti o servizi nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e dei nuovi media
  • Industrial, prodotti o servizi innovativi per tipologia o mercato che riguardano la produzione industriale;
  • Life Sciences, prodotti o servizi dedicati alla cura delle persone.

Inoltre tutti gareggeranno per il titolo di vincitore assoluto del PNI 2019, che garantirà all’istituzione accademica di provenienza la Coppa Campioni PNI.  Si assegneranno inoltre due Menzioni speciali (“Social Innovation” promossa da Global Social Venture Competition e “Pari Opportunità” istituita dal MIP Politecnico di Milano) e diversi Premi Speciali messi a disposizione dal Department for International Trade (DIT) del Consolato Generale britannico di Milano e da prestigiose aziende partner.

Come ogni anno nelle prossime settimane daremo spazio ai vincitori e ascolteremo curiosi le storie dei ricercatori in gara. Per sapere cosa è successo durante le edizioni passate, dai un’occhiata ai nostri podcast.

Cosa è il Premio Nazionale per l’Innovazione

Nato nel 2003 per promuovere e diffondere la cultura imprenditoriale in ambito accademico, e per stimolare il dialogo tra ricercatori, impresa e finanza, il PNI è la finale a cui possono accedere i vincitori delle 16 StartCup regionali che aderiscono al circuito, a cui da quest’anno si aggiunge, per la prima volta, StartCup Abruzzo. Una sfida tra i migliori progetti d’impresa hi-tech italiani, che cresce anno dopo anno, con un montepremi complessivo di quasi 1,5 milioni di euro: circa 500.000 euro in denaro e 1 milione in servizi, offerti dagli Atenei e dagli incubatori soci di PNICube.  Un mondo, quello accademico e della ricerca universitaria, in grado di dare vita a più del 20% delle oltre 10.600 startup innovative iscritte nel registro imprese del Mise. È organizzato da PNICube, il consorzio che riunisce le principali StartCup d’Italia.

Tecnologia incentrata sull’uomo: in Sicilia sedici startup da tutta Europa



Dal 28 ottobre al 8 novembre 2019 a Milazzo, in provincia di Messina si è svolto il bootcamp del progetto europeo NGI Ledger. Ledger, un acronimo che sta per DecentraLizEd Data Governance for nExt geneRation internet è un progetto che mira a riportare i cittadini a essere nuovamente padroni dei propri dati. Lo scopo è quello di mettere l’uomo come centro rispetto alla tecnologia e non viceversa. È una iniziativa di un consorzio formato da vari enti tra cui la fondazione olandese dyne.org ed è finanziata attraverso i soldi dell’Unione Europea.

Al bootcamp hanno partecipato le 16 startup che hanno vinto il primo bando promosso all’interno di questo progetto. Siamo andati a vedere cosa hanno presentato a Milazzo, all’interno del salone della fondazione Lucifero e lì abbiamo incontrato alcuni di loro.

Metodologie incentrate sull’uomo

La persona che ha condotto i lavori di questo bootcamp è una vecchia conoscenza di Start Me Up: Federico Bonelli. Federico che più volte è passato dai nostri microfoni da tempo lavora nel campo della sperimentazione artistica attraverso Trasformatorio. In questo caso, sempre per conto di dyne.org ha attuato la stessa metodologia applicandola però al mondo dell’innovazione e delle startup. Ha infatti condotto i sedici gruppi (otto a settimana) per la provincia di Messina invitando i partecipanti a entrare in contatto con le persone del posto e facendo conoscere loro alcune eccellenze del territorio. È quindi capitato che persone da ogni parte d’Europa hanno avuto la possibilità di conoscere da vicino l’esperienza dei quindici del Birrificio Messina, oppure vedere come Newtron Italia elettrifica i motori di ogni tipo di automobile.

Ledger Boocamp – iGive2 and Synergy from LEDGER on Vimeo.

I risultati sono nelle risposte che mi hanno dato David Franquesa di Electronic Reuse e Antonis Faras di Sociality. Spagnolo il primo e greco il secondo, sono gli altri due ospiti di questo podcast. Con Electronic Reuse David mette a disposizione una piattaforma che permette a chi vuole recuperare strumentazione elettronica di seguire l’intero ciclo di vita del dispositivo. Per lui è stato importante conoscere e confrontarsi con gli studenti e il personale amministrativo del principale Istituto Tecnico di Milazzo “E. Majorana” perché ha avuto modo di toccare con mano il proprio target di riferimento. Lo stesso possiamo dire per Antonis Faras di Sociality che al momento è impegnato nella realizzazione di una piattaforma informatica che aiuti le cooperative a gestire tutti gli aspetti burocratici e amministrativi. Parlare con i soci del Birrificio Messina ha – ci ha detto – avuto un grosso impatto sul suo progetto e la sua visione di questo mondo.

Fino a 200k per idee che mettano la tecnologia al centro dell’uomo

Quelli che trovate nel podcast sono solo due delle sedici idee selezionate in questo primo bando di NGI Ledger. Scopo dell’intero progetto è aiutare chi ha un’idea che permetta di decentralizzare la distribuzione dei dati a realizzare un primo MVP da rilasciare in modalità Open Source. Siamo quindi nell’ambito di sistemi che sfruttino la tecnologia blockchain, il peer to peer o distribuite su tecnologia ledger. Le idee devono avere lo scopo ultimo di preservare la privacy dei propri utenti, l’apertura e la possibilità di gestire in modo autonomo i dati di ogni cittadino.

C’è una seconda call che è stata lanciata a inizio novembre e scadrà a fine gennaio. In palio ci sono fino a 200k di contributo Equity Free. Tutte le informazioni sono sul sito ufficiale.


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Foto di copertina un momento della presentazione di uno dei progetti.

Il paradiso del tiramisù è a Roma ed è rosa



Tiramibloom nasce come spazio dedicato al tiramisù, forse il dolce più iconico di tutta Italia, sicuramente tra i più semplici da preparare. I più golosi potranno associarlo a un vero e proprio paradiso perché chi frequenta il bar di via Gracchi a Roma ha la possibilità di gustare un tiramisù appena fatto e frequentare uno dei corsi per imparare a prepararlo. Tiramibloom è un format nato per raccontare il tiramisù e diffondere una cultura del cibo genuina e allo stesso tempo innovativa. Ha aperto da qualche mese ma ha già avuto una forte eco mediatica: abbiamo incontrato Luca Cuniolo, uno dei co-fondatori di Tiramibloom, e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più su questo progetto.

Tiramisù: bar e concept.

Tiramibloom si definisce tiramisù bar proprio perché di fatto funziona come un bar. C’è ovviamente una forte attenzione al tiramisù che viene presentato in modo classico e in vari gusti. Chi ha immaginato il progetto – oltre a Luca Cuniolo, ci sono Luca Fiore e Giacinta Trivero – non ha lasciato nulla al caso. L’arredamento, la presentazione del prodotto, l’esperienza del visitatore sono frutto di uno studio accurato e si rifà a un concept specifico. Un lavoro che sulle prime disorienta ma che alla lunga ripaga, come lo stesso Luca dice nell’intervista.

la citazione di Luca di Tiramibloom

Fare impresa: meglio esperienza sul campo o studio?

La storia di Luca e del modo in cui nasce Tiramibloom evidenzia uno degli aspetti forse più dibattuti da quando si è iniziato a parlare di impresa: il rapporto tra studio e mondo del lavoro. Luca ha avuto la fortuna di formarsi e subito dopo lavorare all’interno di una multinazionale del settore turistico e dell’educazione. Questa esperienza ha fatto maturare in lui la consapevolezza di dover affinare ancora le proprie competenze e ha deciso così di licenziarsi e tornare a studiare. Tiramibloom nasce come progetto di tesi dell’MBA svolto da Luca un anno fa: potremmo dire quindi che tutto ciò sia il frutto di questo mix di esperienze.

Tiramibloom: esempio di innovazione non digitale.

Questo podcast entra di diritto tra quelli che ci aiutano a comprendere come l’innovazione non deve essere per forza digitale: può rappresentare un processo, un trasferimento di competenze da un ambito all’altro o può essere anche un modo nuovo di presentare un prodotto. Dove nuovo non vuole dire nuovo in assoluto ma deve esserlo per quel determinato ambito di prodotto, per il mercato a cui appartiene o semplicemente perché in zona (intesa in senso geografico) non esiste ancora una cosa del genere.


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Foto di copertina via facebook.

Il concetto di casa e i “flussi” umani: CM PMO apre Urban Thinkers Campus



Il concetto di casa sta cambiando, molto è dovuto anche agli spostamenti sempre più rapidi a cui la società si sta abituando. Questo è un fenomeno che viene da tempo studiato da Quirino Spinelli, architetto torinese, protagonista del prossimo appuntamento Creative Mornings Palermo. Il titolo del suo intervento è “Asylum. Case temporanee per residenti temporanei” e parte da ciò che Quirino, negli ultimi anni, ha studiato. Questa edizione di Creative Mornings Palermo si svolge giovedì 14 novembre alle ore 8:30 al teatro Garibaldi del Capoluogo siciliano e apre simbolicamente Human flows, l’Urban Thinkers Campus promosso dalle Nazioni Unite e organizzato da PUSH in collaborazione con il Comune di Palermo, in programma dal 14 al 16 novembre 2019.

Case temporanee per residenti temporanei

L’intervista a Quirino parte proprio dal sottotitolo del suo intervento: ci facciamo spiegare cosa sono le case temporanee e soprattutto chi le abita. Parliamo quindi di tutte quelle strutture che quotidianamente ospitano persone che visitano per piacere, lavoro o turismo una città e che quindi, vivono quel contesto in un periodo preciso di tempo. Ma non ci sono solo loro. Gli abitanti temporanei sono anche gli studenti che vivono solo alcuni anni nelle città universitarie e che, dopo la laurea, vanno via. Sono anche i rifugiati, ad esempio, e in questo caso il fenomeno è ancora più interessante perché parliamo di persone che non hanno deciso dove fermarsi, ma sono costrette a farlo. Quirino ha studiato tutto ciò osservando Torino, una città esemplare per tanti punti di vista: l’ondata di immigrazione durante gli anni del boom economico che ha letteralmente trasformato la città dotandola di nuovi quartieri ai tempi più recenti quando un gruppo di rifugiati ha occupato gli spazi dell’ex villaggio olimpico, oggi sgomberati. Era la più grande occupazione da parte di cittadini stranieri verificatasi in Europa.

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Quello dello spostamento è un fenomeno complesso che investe materie come urbanistica, architettura e politica. Quirino ne parla durante l’intervista, mettendo in relazione le sue ricerche al Politecnico (è un docente), ma anche il lavoro che porta avanti all’interno dello studio B. Think Thank di cui fa parte. Sono aspetti complessi, che toccano aree sensibili come la vita quotidiana delle persone e la gestione degli spazi occupati (noi ne abbiamo parlato qui). C’è anche modo di citare Animal Form, progetto che porta avanti con Noemi Romano in cui Quirino invece si concentra sul design, la fotografia e l’arte visiva.

Sarà interessante ascoltare ciò che dirà Quirino giovedì prossimo a Palermo. Come sempre, la partecipazione all’evento è gratuita, ma è necessario registrarsi sul sito ufficiale di Creative Mornings Palermo.

Cosa è Human flows

Human flows è l’Urban Thinkers Campus promosso dalle Nazioni Unite e organizzato da PUSH in collaborazione con il Comune di Palermo, che si terrà a Palermo dal 14 al 16 novembre 2019.

L’evento è pensato per promuovere il dialogo sul futuro delle città a partire da Palermo e in relazione al tema della mobilità affrontato da tre diversi punti di vista: Infrastrutture & Politiche, Servizi & Dati, Diritti & Leggi.

Per informazioni sul programma e le modalità di partecipazione visita humanflows.wepush.org.


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Foto di copertina di mauro mora via Unsplash

Benessere dei dipendenti e open innovation: così cresce Kineton



Trovare un solo aspetto per motivare la scelta di voler parlare di Kineton è davvero dura. La scale up campana in questi anni si è distinta per i progetti che sta portando avanti, i processi di open innovation che ha messo in atto e per le sue politiche aziendali a favore dei propri dipendenti. Ho cercato di fare il punto con il responsabile marketing dell’azienda, Angelo Ferraro. Il podcast che ne è venuto fuori cerca di racchiudere la complessità e la bellezza di Kineton, una realtà che è orgogliosamente del Sud Italia e che – ci auguriamo – possa diventare un modello per le altre aziende, startup, scale up o PMI nell’attenzione e nella cura dell’intero modello di sviluppo.

Una crescita su tre pilastri: media, automotive e telco.

Il primo aspetto che viene fuori dalla storia di Kineton è la crescita esponenziale che questa azienda ha avuto in questi primi anni di vita. Lo racconta molto bene Angelo nell’intervista, mettendo in risalto come i tre ambiti in cui opera oggi Kineton siano – di fatto – sempre stati presenti. Parliamo di media, automotive e telco: tre settori che rispecchiano le competenze e il percorso formativo e aziendale che ha portato 10 professionisti nel marzo 2017 a fondare Kineton. Oggi l’azienda conta 246 persone: un capitale umano costruito con una mission precisa, totalmente concentrata sul benessere del lavoratore.

Open Innovation come stimolo per l’inventiva dei propri dipendenti

L’altro aspetto che è interessante indagare nella storia di Kineton è composto dai vari processi di Open Innovation che l’azienda ha intrapreso fino a qui. Due aziende su tutte Sky e Chrysler FCA hanno implementato soluzioni che sono state sviluppate dai dipendenti di Kineton. Un rapporto fruttuoso per tutti, che ha portato Kineton a crescere rapidamente mantenendo però i piedi ben piantati a terra. È Angelo a specificare che al di là di queste grosse collaborazioni è nell’inventiva dei propri ingegneri che risiede la ricchezza di questa scale up.

La citazione di Angelo di Kineton

Se ci fermassimo ai primi due elementi avremmo potuto affermare tranquillamente che Kineton sia una bella realtà tecnologica del Sud Italia che dialoga con grossi nomi dell’industria internazionale. In realtà, dal punto di vista sociale, Kineton ha tanto da insegnare proprio per la cura e l’attenzione che mette nel preservare i propri dipendenti.
Lo fa attraverso una Academy che – totalmente autofinanziata e istituita in collaborazione con alcuni atenei – permette agli studenti di imparare ciò che l’università non riesce loro a insegnare. Spiega Angelo che l’insegnamento accademico spesso non riesce a mantenere il passo con le esigenze del mercato, così Kineton ha pensato di strutturare dei corsi che fino a oggi hanno permesso a giovani studenti campani di accedere la mercato del lavoro.

Il benessere dei dipendenti vera ricchezza di Kineton

Ma l’attenzione di Kineton verso i propri dipendenti non si ferma qui. Il benessere del lavoratore secondo Kineton risiede infatti nella consapevolezza che ogni dipendente può disporre di un asilo nido aziendale, palestre con istruttore, sala musica, mensa con menu personalizzato e almeno due feste aziendali l’anno. Lo scopo? Offrire un luogo (non solo fisico) accogliente così da avere una garanzia sulla qualità del lavoro prodotto. Lo dice bene Angelo durante l’intervista: “Il nostro vero know-how, la nostra ricchezza è data dai dipendenti, non dai clienti. E il fatturato è una conseguenza delle condizioni di benessere e serenità che riusciamo a garantire ai nostri dipendenti”. Una frase che da sola racchiude un vero e proprio manifesto aziendale che viene espresso quotidianamente e orgogliosamente al Sud Italia.


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Foto di copertina di Dawid Zawiła via Unsplash