Il Pitch buono è quello efficiente. Se ci segui lo sai almeno da un paio d’anni. Da quando cioè è passato Maurizio La Cava dai nostri microfoni e lo ha spiegato in uno dei nostri podcast. Già allora ci siamo resi conto di quanto fondamentale fosse il pitch nella vita di una startup. È quindi importante non lasciare al caso nessun dettaglio quando ci si prepara a affrontare una platea di investitori. In questi giorni Maurizio sta diffondendo un nuovo strumento, l’investor pitch canvas. Uno schema che racchiude gli aspetti fondamentali di un pitch.
Perché un investor pitch Canvas?
Il pitch è il biglietto da visita di una startup, una presentazione breve, concisa, incisiva in cui si illustra la mission di un’impresa. Una presentazione che solitamente deve essere fatta in 5 minuti. È quindi necessario inserire quante più informazioni possibili, senza però annoiare il nostro interlocutore, anzi! Dobbiamo cercare di coinvolgerlo sempre più. Ci vuole tanto esercizio, va detto, ma anche una buona dose di consigli non guasta. Per questo motivo, Maurizio La Cava, che è docente di Presentation & Pitching strategies al Politecnico di Milano e Ceo di MLC Presentation Design Consulting, ha studiato i pitch dei founder di alcune delle più importanti aziende e ha individuato un modello di presentazione ricorrente e di successo, l’Investor Pitch Canvas (clicca sull’immagine per scaricare il template).
“Il canvas – assicura Maurizio – permette di strutturare una presentazione di pitch includendo tutte e solo le informazioni necessarie. Ogni sezione è disposta all’interno di un flusso comunicativo ottimizzato che permette di aver sempre in mente l’ordine da seguire”. Vediamo adesso le informazioni principali che non possono mancare.
I quattro elementi che non devono mancare in un investor pitch perfetto
Un pitch perfetto parte sempre da un problema, giunge ad una soluzione, passando dalla richiesta di raccolta fondi fino ad una roadmap per tracciare l’andamento del portafoglio d’investimento.
Il primo passo è quello più importante, dove lo startupper si gioca un po’ tutto. Per questo motivo è necessario iniziare bene. Bisogna presentare un problema che sia abbastanza diffuso e se così non fosse, sarà responsabilità dello startupper descrivere il contesto, introducendo il problema e spiegando l’impatto che il progetto avrà sulla società.
Una volta agganciato il pubblico con il problema è necessario presentare una soluzione, che è poi il progetto di impresa che si sta presentando. La soluzione deve essere la migliore sul mercato e deve, ovviamente, risolvere tutti gli aspetti messi in evidenza un attimo prima mentre si parlava del problema. Solitamente si parla di unique value proposition dell’impresa che risponde alle domande: “A quali clienti ci rivolgiamo?” e “qual è il bisogno che risolviamo?”.
Se siamo stati bravi fin qui, il pubblico sarà coinvolto e possiamo chiedere loro qualcosa in cambio. Infatti non esiste pitch perfetto senza una Call to Action. È quindi arrivato il momento di far avanzare la richiesta di finanziamento mostrando l’importo che stiamo cercando, la relazione sullo stato di avanzamento della raccolta di fondi e gli stanziamenti previsti dai fondi richiesti. Se possiamo, mostriamo anche le diverse percentuali di allocazione del budget che vengono richieste. Non è obbligatorio, ma è molto utile.
Infine mostriamo di avere le idee chiare e facciamo capire a chi ci ascolta cosa vogliamo fare dei soldi che stiamo chiedendo. È quindi il caso di mostrare una sequenza temporale come modello di grafico. Facciamo attenzione però, avverte La Cava, a segnalare solo il periodo di tempo in cui si prevede di utilizzare il finanziamento. “Il consiglio è quello di evitare di presentare una tabella di marcia ventennale quando si sa che in una startup anche solo un anno può rovesciare completamente le prestazioni dell’attività”.