Facciamo un test: quanti di voi hanno sentito nell’ultimo periodo il termine Scaleup? Se siete nostri ascoltatori affezionati dovreste averlo ascoltato nell’ultimo podcast che abbiamo pubblicato prima di questo post: abbiamo parlato di Kineton, che è appunto, una scaleup campana. E sapete quali sono le caratteristiche di una scaleup? E perché non è una startup?
Abbiamo fatto qualche ricerca.
Innanzitutto come si scrive: scaleup, tutto attaccato, non sono due parole.
Secondo la versione inglese di Wikipedia – che cita l’Eurostat-OECD Manual on Business Demography Statistics – una Scaleup company è
una società che negli ultimi 3 anni ha registrato un rendimento medio annuale di circa il 20% e può contare almeno 10 dipendenti.
Già nel 2014 Alberto Onetti di Mind The Bridge aveva espresso la necessità di definire cosa fosse una scaleup. Lo faceva dalle pagine del blog di SEP (Startup Europe Partnership) di cui Mind The Bridge fa parte. In quell’articolo leggiamo che una scaleup è
una azienda in fase di sviluppo, che appartiene al mercato dell’alta tecnologia, e che vuole crescere in termini di accesso al mercato, ricavi e numero di dipendenti, apportando valore grazie all’identificazione e realizzazione di progetti di successo con compagnie già consolidate.
È quindi, se vogliamo, una definizione ben specifica che identifica il settore di appartenenza (alta tecnologia) e il fattore “crescita” che passa dalla collaborazione con una grossa azienda già consolidata sul mercato.
Che differenza c’è tra una scaleup e una startup?
Da questo primo paragrafo è abbastanza semplice definire quindi una linea di demarcazione tra le startup e le scaleup. Sicuramente c’è una differenza di fatturato: se la startup è alla ricerca del modello di business che le permetta di stare in piedi, la scaleup il suo lo ha già consolidato. Inoltre, chi lavora alla propria startup dovrà identificare la propria nicchia di mercato, dovrà molto probabilmente lavorare sul proprio prodotto e/o servizio, adattandolo alle richieste dei nuovi utenti, immaginare di spostarsi su altri mercati e così via…
La scaleup ha superato questa fase ma non dorme certo sogni tranquilli: se infatti ha già consolidato il suo modello di business ed è riuscita a identificare una propria nicchia di mercato sulla quale ha costruito la sua reputazione deve capire come mettere a frutto ciò su cui ha lavorato. Può, ad esempio, sperimentare collaborazioni con grosse aziende a cui vendere o il proprio servizio/prodotto o le proprie competenze.
Le differenze tra startup e grosse aziende
Se volessimo semplificare ulteriormente, potremmo citare l’articolo scritto da Julie Zhuo, che su Medium ha sintetizzato i punti che differenziano una startup da una grossa azienda. Non li scriverò tutti qui, ma copierò solo quelli che mi sono piaciuti di più.
Una startup vive per un solo e unico obiettivo: realizzare qualcosa che abbia un valore talmente alto che spinga le persone a volerlo usare. Per questo, scrive sempre Julie Zhuo, le startup sono portate a correre grossi rischi nel loro breve ciclo di vita (diffidate sempre da chi ha una startup da più di tre anni!!!). Da qui si capisce come startup sia più uno stile di vita che un lavoro vero e proprio.
Di contro, le grosse aziende hanno già un prodotto che ha permesso loro di avere una posizione all’interno del mercato: per questo motivo non possono correre troppi rischi ma possono testare più a lungo una nuova soluzione su diversi ambiti (prodotto, organizzazione aziendale, ecc…). Inoltre, gestiranno i progetti e le persone in maniera diversa: avendo già un margine di guadagno saranno in grado di alzare l’asticella del proprio lavoro puntando su una comunicazione interna più efficace o investendo sui propri dipendenti.
Sul passaggio da startup a scaleup vi consiglio di leggere quello che ha scritto Joel Gascoigne, founder di Buffer, che racconta di come lui e i suoi collaboratori hanno gestito questa trasformazione all’interno dell’azienda.
Quali sono le scaleup al Sud Italia?
Come nel resto del Paese anche il Sud Italia ha le sue scaleup che una volta nate hanno aperto uffici in altre parti del mondo. La prima che vi segnalo è Kineton, di cui abbiamo parlato nel podcast pubblicato qualche giorno fa. Sempre in Campania troviamo Buzzoole la piattaforma di influencer marketing che poco meno di un anno fa con un’operazione di rebranding e un aumento di capitale entrava di fatto tra le scaleup italiane. Poi c’è la romana Manet che offre servizi tecnologici alle strutture ricettive e che in questi ultimi mesi sta avendo un grosso successo anche a causa della crisi del suo competitor principale.
Per avere un panorama più completo sulla situazione europea vi segnalo il report realizzato da Mind The Bridge che può essere scaricato gratuitamente da qui.
Ora arriva il tuo turno!
Io intendo questo articolo come il punto di partenza di una discussione che può nascere qui o sui canali di Start Me Up: cosa ho dimenticato? C’è qualche imprecisione secondo te? Commenta e condividi il tuo pensiero con gli altri!