IoT e Intelligenza Artificiale in agricoltura: il caso studio di aprile è Evja

Più o meno tre anni fa di questo periodo pubblicavamo il podcast con l’intervista a Paolo Iasevoli di Evja. La startup campana allora si stava guadagnando un posto di tutto rispetto nel settore della agricoltura smart. Evja mette insieme infatti Internet of Things, Intelligenza Artificiale e modelli agronomici predittivi, un mix che si è rivelato vincente in questi anni perché ha permesso a questa startup di crescere, soprattutto all’Estero. Il prodotto da loro realizzato – OPI – ha trovato una buona accoglienza nel proprio target di riferimento: il settore agricolo, un target che solo apparentemente può essere considerato tradizionalista.
Venerdì 24 aprile abbiamo avuto modo di conoscere meglio il progetto e la storia che c’è dietro Evja perché Paolo Iasevoli è tornato a Start Me Up, questa volta però come protagonista di Casi Studio.

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I sostenitori di Start Me Up hanno perciò avuto modo di ascoltare direttamente da Paolo quali sono stati i passi e le difficoltà superate che hanno permesso a Evja di crescere e farsi conoscere in tutto il mondo. Paolo ha inoltre spiegato come Evja ha aiutato il settore dell’agricoltura a essere più intelligente e sostenibile.

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Cosa fa Evja e come ha innovato il settore dell’agricoltura?

Attiva nel settore agritech, Evja unisce Internet of Things, Intelligenza Artificiale e modelli agronomici predittivi per aiutare le aziende agricole a prendere le migliori decisioni. Così è nato OPI, il sistema di supporto decisionale che permette di ottimizzare l’irrigazione e l’uso di agrofarmaci, ottenendo così un prodotto più sano, coltivato nel rispetto dell’ambiente. Negli anni questa startup si è distinta per una progettazione condivisa con il proprio target di riferimento e per l’attenzione che ha suscitato fuori dai confini italiani. Sono aspetti che verranno trattati durante l’appuntamento di aprile.

Cosa è Casi Studio?

Grazie a Casi Studio scopri le strategie dietro le startup di successo. Mese dopo mese, i founder di startup del Sud Italia racconteranno ai membri della community di Start Me Up le mosse che li hanno portati essere quello che sono.

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52. Se il pomodoro è Funky, è più buono (in tutti i sensi)



Pomodoro a filiera partecipata, è da questa la definizione che parte questo podcast di Start Me Up che parla di Funky Tomato. Il progetto, nato in Basilicata, dà una risposta concreta – e se vogliamo innovativa – al problema del caporalato e dello sfruttamento dei braccianti nei terreni di pomodoro del Sud Italia. Quando si acquistano le conserve Funky Tomato si investe anche in cultura. Una cultura del lavoro sano, rispettoso dei diritti dei lavoratori, degli acquirenti e della natura. Un progetto che si sta espandendo anche nelle altre regioni del Sud Italia, raccontato ai nostri microfoni da Paolo Russo e Guido De Togni.

Perché ascoltare questo podcast?

  • Funky Tomato vuole essere un modello per quelle aziende – oggi in crisi – che commerciano prodotti che hanno, in un certo senso, un legame con prodotti legati alla tradizione culturale di un paese.
  • Per scoprire la piaga del caporalato e come una risposta che metta al centro il benessere dei lavori e la cultura possa portare reale sviluppo.

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21. L’avocado? Parla siciliano!



Chi lo ha detto che in Sicilia si possono piantare solo agrumi? Andrea Passanisi segue le orme del nonno, imprenditore agricolo, e in piena crisi decide di convertire alcuni terreni ad Avocado. Nasce così Sicilia Avocado, un brand che porta tutta la tradizione e la passione per la terra dei siciliani in un frutto solitamente considerato esotico. La sua storia è raccontata nel ventunesimo podcast di Start Me Up.

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La citazione di Andrea

Andrea Sicilia Avocado

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#17.radiosmu – La Scuola Open Source nascerà a Bari È uno dei progetti vincitori del bando che fare, l'unico del Sud Italia

La Scuola Open Source è uno dei tre vincitori del bando Che Fare 2015, l’unico del Sud Italia. Ne parlo con Alessandro Tartaglia dello studio di design della comunicazione FF3300 che insieme a altri soggetti (in tutto 27 e tutti di Bari) stanno costruendo La Scuola Open Source. “La scuola una volta a regime dovrà erogare diverse tipologie di offerta didattica a diverse tipologie di persone” dice Alessandro. Una scuola quindi che spazierà dall’artigianato a materie più teoriche diversificando le metodologie di insegnamento; alcune di esse ricalcheranno alcuni progetti già portati avanti dall’azienda come l’XYLab o altre invece saranno ispirati al modello della Singularity University. Al momento tutti i soggetti sono impegnati nella costituzione della società: successivamente si reperiranno i fondi previsti dal bando e si acquisirà l’immobile dell’isolato 47 a Bari Vecchia, dove sorgerà la scuola (proprio di fronte alla biblioteca di Santa Teresa dei Maschi). Si possono seguire le evoluzioni del progetto attraverso il sito della Scuola Open Source o quello di FF3300, oltre che seguire il live blogging del progetto sulle rispettive pagine facebook, quella della scuola e quella dello studio.
Il commercio tradizionale è forse l’ambito che più di tutti ha subìto una scossa nel bene e nel male la nascita dell’internet 2.0, imponendo ai commercianti l’imperativo: innovare per restare in vita. Alcuni ce la fanno, altri purtroppo no, altri ancora decidono di studiare soluzioni per chi è in difficoltà e aiutarli così nel processo di digitalizzazione. È il caso di Sincreo, azienda campana guidata da Massimiliano Catalano. Sincreo oltre a vantare esperienza nel campo dell’e-commerce e della sincronizzazione dei dati provenienti dal magazzino offre il dropshipping e il Fordrops, servizi che permettono a qualunque commerciante e/o artigiano tradizionale di smistare all’interno della piattaforma il proprio catalogo. “Non un semplice passaggio di dati, ma una vera e propria gestione da parte di Sincreo, che studia caso per caso gli utenti e li indirizza verso i mercati più appropriati” precisa Massimiliano. Un servizio che Sincreo sta sperimentando con successo in questo periodo e che è possibile avere creando un account personale su sincreo.it.
Chiudiamo questa puntata con Mirko Viola, vulcanico (è proprio il caso di dirlo) animatore dell’incubatore catanese Vulcanìc. Qualche giorno fa infatti è stata lanciata Da Idea a Progetto, un’iniziativa curata dall’incubatore catanese, che, grazie al contributo di investitori, sponsor e partner commerciali mette a disposizione tre programmi di accelerazione, uno per ogni tema specifico.

  • HortoinHotel, promossa in collaborazione con lo Sheraton Hotel di Catania punta alla realizzazione di un orto di prodotti biologici a servizio del ristorante gourmet Il Timo.
  • La Call CoopUp invece promossa grazie a CoopUp di Confcooperative finanzia progetti imprenditoriali in fase pre-startup che intendono valorizzare lo spirito cooperativo per dare vita a nuove economie.
  • Infine la Call Innovazione Sociale Digitale mira a finanziare progetti imprenditoriali in fase pre-startup che intendono realizzare imprese digitali al servizio del sociale.

La scadenza per la presentazione delle domane è fissata per il 15 febbraio e il percorso di accelerazione prenderà il via dopo tre step come indicato sul sito vulcanic.it.

L’immagine di copertina è stata presa qui