Si parla di Fintech in questo podcast che vede protagonista Matteo Concas. Lui sardo, ma trapiantato a Berlino, ha il compito di portare in Italia N26, la banca multimediale nata in Germania e che ha avuto una crescita pazzesca in tutta Europa. Riuscirà a sfondare anche nel nostro Paese? Matteo è naturalmente ottimista. Un ottimismo che traspare da questa intervista che mette in evidenza tutte le complessità del mercato italiano che rappresentano una vera e propria sfida per l’azienda. Si parla inoltre naturalmente del settore fintech e di cosa, secondo Matteo, è giusto aspettarsi nel campo dell’innovazione tecnologico/finanziaria.
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Perché ascoltare questo podcast?
- Per scoprire i servizi offerti da N26 che hanno avuto successo in tutta Europa
Per capire dove va il mondo del fintech e quali saranno i prossimi trend
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Link utili
- Il sito di N26: n26.com
La citazione di Matteo
Leggi la trascrizione del podcast
[FABIO] Quanti di voi conosco N26? È la banca per smartphone nata a Berlino che ha annunciato il suo arrivo in Italia durante Blast, l’evento romano di cui vi abbiamo raccontato attraverso podcast e post. Chi ha la responsabilità di portare questa banca nel bel paese è un sardo che vive – credo stabilmente – a Berlino e che è al telefono con noi, Matteo Concas. Ciao Matteo e benvenuto a Start Me Up.
[MATTEO] Ciao Fabio, ciao a tutti.
[FABIO] N26 ha raccolto circa 300.000 clienti in soli 2 anni, soprattutto in Germania, Austria e Francia. Secondo te cosa ha permesso a N26 di avere così tanto successo?
[MATTEO] Sicuramente il prodotto. Offriamo un’application sia per iPhone che per Android con la quale puoi usufruire dei servizi bancari dallo smartphone. Questo tipo di prodotto che in Europa non viene offerto dalle banche tradizionali ha avuto un enorme successo soprattutto con i millennials e i digital natives.
[FABIO] Come avete aggirato – e aggirate – i rischi di portare una intera banca a portata di smartphone?
[MATTEO] Abbiamo sviluppato un anno e mezzo fa una piattaforma bancaria completamente nuova, quindi basata sulle tecnologie più all’avanguardia che non solo ci permette di offrire maggiore sicurezza ai nostri clienti ma ci permette anche di spendere meno soldi dal punto di vista tecnologico. E quindi anche ricaricare meno commissioni, a volte un po’ nascoste, che vengono effettuate dalle banche tradizionali ai clienti stessi.
[FABIO] Oltre alla sicurezza mi sembra di capire che uno dei punti di forza è l’usabilità dell’applicazione.
[MATTEO] Fin da subito abbiamo voluto spendere maggior parte dei soldi di finanziamento sullo sviluppo del prodotto piuttosto che sul marketing. Quindi crediamo enormemente sul realizzare un prodotto che i clienti amano e che possa essere quindi facile da usare. Con funzionalità realtime come notification che appena una persona spende con la propria carta riceve notification sul proprio cellulare. Questo dà sicurezza e controllo al nostro cliente che essendo un digital native vuole sempre tutto e subito in maniera trasparente.
[FABIO] Perché N26?
[MATTEO] Inizialmente si chiamava Number 26, numero 26. Numero perché come banca lavoriamo coi numeri. 26 è invece il numero di cubi del cubo di Rubik. Perché pensiamo che il cubo di Rubik, per risolverlo, se qualcuno conosce la strategia è abbastanza semplice, a caso il record mondiale sono di alcuni secondi. Se invece non si conosce la strada è bello complicato. Così il sistema bancario. Sappiamo la strategia: di cosa il cliente ha bisogno e quindi per questo sia il 26 col cubo di Rubik rendere un qualcosa apparentemente complesso, semplice.
[FABIO] State ascoltando Start Me Up, al microfono c’è fabio bruno e sto parlando con Matteo Concas di N26. Il mercato italiano è certamente interessante per il numero di smartphone ma non possiamo certo dire che gli italiani siano così avvezzi, ahinoi, alla tecnologia. Credi che i due elementi che abbiamo elencato prima basteranno per conquistare il mercato italiano?
[MATTEO] Sì, siamo molto confidenti nel mercato italiano perché appunto vediamo l’opportunità del mercato stesso che c’è un grosso utilizzo di smartphone e anche dello shopping online. Comunque sia più del 40% degli italiani ha usato lo smartphone per fare shopping. Dal punto di vista invece del mobile banking, quindi accedere dal proprio smartphone l’Italia è un fanalino di coda in Europa. Questo può essere visto da una parte anche perché culturalmente possiamo essere un po’ risk advers, come si dice in inglese, quindi abbiamo bisogno di un po’ più di tempo per adattarci alle nuove tecnologie. Però anche dall’altro lato, vediamo soprattutto nei giovani che quando c’è un servizio, un prodotto che funziona bene ed è sicuro le persone lo usano. Quindi anche per questo abbiamo deciso di puntare su Italia come N26.
[FABIO] Parlando di N26 mi viene in mente un episodio che non mette in buona luce l’azienda, purtroppo. Mi riferisco quando un paio di anni fa, il CEO Valentine Stalf ha dichiarato che sono stati cancellati deliberatamente degli account e i rispettivi conti perché le persone a cui questi account erano collegati facevano troppe operazioni agli ATM. Non è strano? Cosa è successo?
[MATTEO] Cosa è successo? Abbiamo spiegato il motivo di questa scelta e comunque anche chiesto scusa al tempo per le modalità. Andiamo per ordine dei clienti che avevamo cancellato come N26 più del 90% sono tornati indietro e alcuni non erano neanche stati riattivati perché erano conti fraudolenti. Perché era stata fatta questa scelta? N26 è una banca che si basa sul modello della nessuna filiale e quindi anche come costi in Germania per utilizzare gli ATM delle banche partner è molto elevato – questa era valido per la Germania. Quindi un utilizzo spropositato degli ATM per ritirare €5 poi veniva a deperimento del business model della banca stessa. Quindi quello che è stato fatto è stato spiegare ai clienti, e l’84% fu d’accordo – di implementare una condizione d’utilizzo sugli ATM con al massimo 5 prelievi in Germania al mese. Dal sesto prelievo in poi a ogni prelievo viene applicata una commissione di €2. Questo in Italia comunque non è applicato: il pricing è diverso, non c’è nessun tipo di limite ai prelievi bancomat.
[FABIO] Parlando di competitor. Se è vero che gli italiani sono un po’ scettici nei confronti delle innovazioni che hanno a che fare con il denaro, è però anche vero che quello delle banche è un mercato ricco. Penso a tutto il lavoro di Banca Sella con Hype per dirne una. In questo caso la strategia è andare su chi già usufruisce di un servizio simile oppure si lavora di più con chi invece non ha ancora un conto online?
[MATTEO] Il nostro obiettivo è di avere come clienti i digital natives, che possono essere giovani che non sono ancora banchizzati, che magari utilizzano soprattutto le prepagate, che sono un po’ il prodotto numero uno in Italia venduto. E possono anche essere clienti Hype o di altri servizi simili. E noi puntiamo sul convincerli che il nostro prodotto è superiore, ha una visione europea, quindi funziona in tutti gli Stati in cui operiamo, che sono 17 paesi dell’Unione Europea. E vogliamo offrire servizi anche in partnership con altre società fintech come facciamo già in Germania che quindi ampliano quello che adesso è ancora un servizio piuttosto di Wallet cioè un portafoglio sulla app, quindi che è collegato solamente a una carta. In futuro noi anche in Italia vogliamo offrire prestiti real time e servizi di risparmio.
[FABIO] Quindi un prodotto che andrebbe a sostituire le carte prepagate o affiancare?
[MATTEO] No assolutamente sostituirle. Le carte prepagate non offrono servizi di protezione aggiuntivi rispetto al nostro prodotto, anzi! Dalla app di N26 una persona può attivare disattivare con un semplice click la possibilità dell’acquisto online per esempio. O addirittura bloccare la carta se per 1 o 2 mesi non la vuole usare può essere sicuro che è disattivata ma non disattivata per sempre, può essere poi riattivata.
[FABIO] Matteo, il settore fintech è forse quello in più fermento nel mondo dell’innovazione, qual è che secondo te la direzione che prenderà da qui a 10 anni, vista anche la tua esperienza in JP Morgan…
[MATTEO] Allora. Ora come ora abbiamo visto un po’ una diversificazione… i fintech si stanno approcciando in maniera di nicchia sui servizi che erano delle banche. Quindi c’è una difficoltà anche da parte del cliente di poter capire quali sono i servizi che sono disponibili nel mercato che magari offre lo stesso servizio di una banca magari a un minor prezzo che quello uno dei vantaggi principali del fintech e magari non riesce a trovarlo. Quello che secondo me si vedrà entro i prossimi dieci anni sarà una riaggregazione di tutti questi servizi previsti dalle diverse Fintech in un hub generico, che può essere una banca ma potrà essere anche un Amazon. E questo è un po’ l’idea che c’è anche dietro la regolamentazione della psd2 che entrerà in gioco dal prossimo gennaio 2018 quindi con apertura delle banche ai dati delle terze parti.
Quindi ci sarà per adesso una grande diversificazione di servizi che in futuro verranno riaccorpati in una specie di nuova banca virtuale di cui N26 vuole fare parte.
[FABIO] E quindi non ci sarà una corsa alle monete complementari o matematiche?
[MATTEO] Io sono più a favore della tecnologia che sta dietro le monete complementari come bitcoin e quindi la blockchain. La blockchain la vedo come davvero la tecnologia che può cambiare un po’ le fondamenta dell’Industria perché renderà tutto ancora più trasparente, non essendo più le banche i depositari della verità assoluta e finale. Se la banca dice che il mio conto ha un milione di euro, loro sono responsabili perché abbia un milione di euro, giusto? In futuro con la blockchain si potranno avere tantissimi servizi aggiuntivi che abbasseranno incredibilmente non solo i costi ma anche i tempi di processo di tutte le transazioni. Che possono essere dal semplice – tra virgolette – bonifico, ma anche se prendiamo tutto il settore dell’investment banking, del trading…
[FABIO] Avessi il tempo per investire in una idea sempre in questo ambito, cosa faresti? Se hai voglia di dircelo, eh…
[MATTEO] Io sono per l’innovazione dal punto di vista proprio tecnologico. Quindi puntare anche se avessi i soldi ma anche la capacità – avrei bisogno di qualche amico cervellone – creare davvero una tecnologia che possa offrire un servizio di sicurezza aggiuntivo per l’e-commerce, per esempio. Non si deve pensare al fintech per un servizio per il consumatore finale. Ci sono tantissime società in giro per il mondo che sono meno conosciute perché non offrono un servizio alle persone comuni ma li offrono alle società che però, davvero, quel valore aggiunto, che permette di creare un sistema bancario più efficiente dal punto di vista di costo o di tempo e flessibilità.
[FABIO] Grazie mille per essere stato con noi!
[MATTEO] Grazie Fabio.
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