[FABIO] In questo podcast potrai ascoltare la prima parte dell’intervista che ho registrato qualche giorno fa a Giulio Gaudiano di Youmedia Web. Ho provato a fare una selezione ma i contenuti mi sono sembrati tutti di valore che non me la sono sentita di tagliare delle parti. Quindi, buon ascolto!
[FABIO] L’ho conosciuto circa un anno fa grazie al festival del podcasting, ma lo sfigato ero io perché di fatto lui è una vera e propria star e sono certo che chi mi ascolta lo conosce già. Fa podcast e sono molto contento di avere oggi ospite a Start Me Up Giulio Gaudiano di Strategia Digitale, ciao Giulio!
[GIULIO] Ciao Fabio! Io sono ancora più contento di te, se questo può essere possibile. Ti ringrazio per la tua generosissima presentazione che mi ha fatto arrossire e do anche un saluto a tutti coloro che ascoltano radio star mi up.
[FABIO] Io mi definisco podcaster, ma tu lo sei molto più di me perché diciamolo per quei pochi che non ti conoscono tu hai un podcast che parla di strategia digitale appunto, giusto?
[GIULIO] Esatto. Questo podcast è nato vari anni fa. Si chiamava web marketing 24 ed era una rassegna stampa che facevo prima di tutto per me stesso sulle novità nel mondo del web marketing, dell’editoria digitale. E poi a un certo punto si è trasformato, si è chiusa questa stagione del web marketing 24 ed è diventato strategia digitale perché ho visto che nel frattempo le richieste di chi ascolta il podcast e di questa community erano orientate su tanti diversi aspetti, non solo web marketing. Ma proprio tante diverse necessità e domande legate allo sviluppo di una strategia digitale. Perché ormai sappiamo più o meno tutti come fare le cose, quello che ci manca veramente di capire perché fare le cose. Cosa fare e cosa non fare nel mondo digitale e naturalmente nel campo del business.
[FABIO] La tua è una vera e propria missione, visto che realizzi i tuoi podcast in base alle richieste che ti vengono fatte dagli stessi ascoltatori…
[GIULIO] Sì, ho aperto la possibilità, ho aperto il microfono virtualmente alla community perché io fondamentalmente non faccio questo per vivere. Cioè nella vita faccio l’imprenditore. Dirigo you media web che è un acceleratore di business digitali che da 10 anni aiuta professionisti e aziende a metter su progetti legati all’utilizzo del digital off-line e online. Ma che utilizzano il digital come strumento di marketing e business. E questo discorso del podcast che io ho avviato per pura passione personale, proprio perché mentre spingevo il carrozzino della mia prima figlia dicevo: “Ma possibile tutte ‘ste ore di tempo che io vado in giro e non posso nel frattempo studiare informarmi ci vorrebbe un podcast. E al tempo ti sembrerà strano, ma non esistevano podcast di marketing in italiano, non c’erano, proprio su iTunes non c’era niente.
Ecco, l’ho creato per passione personale, nel frattempo, una cosa è insegnare agli altri le cose che per te sono utili, un’altra cosa è capire dalle domande vere delle persone che hanno i problemi concreti, quali sono le loro difficoltà, che è molto più interessante. E aprendo il microfono alla community, quindi dando la possibilità agli ascoltatori di fare le domande, io stesso mi sono arricchito moltissimo perché, anche come soddisfazione, tu mi capirai: una cosa è cantarsela e suonarsela dietro al microfono, altra cose sapere che dall’altra parte c’è uno che ha un problema e tu questo problema glielo risolvi. Fai quello che puoi nel tuo piccolo per aiutarlo, ed è di grande soddisfazione. Non solo mi diverto ma faccio anche qualcosa di utile in questo senso.
[FABIO] Ogni quanto pubblichi i podcast?
[GIULIO] Ogni giorno ogni giorno dal lunedì al venerdì tutti i giorni della settimana
[FABIO] Uno dei mantra per chi pubblica articoli o podcast online è la serialità, quanto conta secondo te?
[GIULIO] Conta moltissimo per chi fa il contenuto a dirti la verità. Ultim’ora dire questa cosa un video al giorno un contenuto al giorno in realtà noi abbiamo fatto degli studi c’è la codice del programma che una supera espertissima di marketing digitale di social media sara Veltri che si è messa lì con i numerini ha fatto tutti i test del caso e alla guardando alla matematica noi saremo meglio in termini di risorse e impatto che ha questo contenuto a pubblicare una volta a settimana quindi se ne pubblicassi mo un po’ da settimanale avremo il miglior rapporto tra sforzi e risultati allora perché lo faccio tutti i giorni che sono stupida lo fanno tutti i giorni io prima lo facevo una volta a settimana o una volta tre volte a settimana quindi ho visto che nel frattempo io mi sono trasformato questa attività è diventata un’abitudine
Abitudine si è trasformata in attitudine cioè io la mattina mi sveglio e non penso ad altro che cosa cosa dico oggi nel podcast ieri sera per esempio a 00:15 registrato la puntata della giornata che non avevo potuto fare prima è tutta la mia giornata in ogni momento ho pensato come posso aiutare le 30000 persone che ascoltano strategia digitale come posso rispondere a quella domanda come è questo fatto di creare un’abitudine che poi diventa un’attitudine ti aiuta moltissimo a focalizzarti su quello che realmente conta che è utilizzare le tue competenze conoscenze a supporto di qualcosa di più grande che il tuo semplice business
[FABIO] E che metriche usi per capire se il tuo podcast ha colpito nel segno?
[GIULIO] Noi utilizziamo uno schema, dico noi perché è Sara la grande mente che sta dietro tutto questo, utilizziamo uno schema di KPI, Key Performance Indicator, diciamo metriche ecco, quello che i numeri che analizziamo diviso per il percorso emozionale legato al podcast. Che voglio dire, scendo più terra-terra. Da una parte misuriamo i contenuti che pubblichiamo: quindi quanti podcast hai pubblicato questo mese? Quanti video? Perché a volte ci esce fuori qualche video tutorial, qualche video intervista, quanti articoli? Ecco i contenuti. Questa è la prima cosa che misuriamo. Poi subito dopo, quindi una macro colonna con delle altre colonne all’interno, all’interno di un grande foglio di calcolo che lei gestisce come se fosse un mago, ogni tanto mi fa vedere queste caselle che si accendono. La seconda colonna è dedicata alla reach. Ok pubblichi 20 podcast, ma questi podcast quante persone toccano? Cioè quante orecchie ti hanno ascoltato effettivamente? E soprattutto dividendolo per canale: quindi quelli che lo scaricano sul loro smartphone, quelli che ti ascoltano in streaming, quelli che ti ascoltano su youtube, quelli che ti ascoltano su facebook, vediamo l’impatto la reach, come il tuo contenuto impatta sulle persone reali. Il terzo step è l’engagement cioè ok, le persone ti hanno ascoltato ma poi? Quante domande hai ricevuto questo mese? Quante recensioni? Quanti commenti? Quante interazioni? Quanti messaggi privati? Queste metriche di engagement cosiddetto misurano il coinvolgimento, cioè misurano se quello che tu dici resta lettera morta oppure ha un effetto negli altri. Per poi arrivare alle metriche di conversione, cioè attraverso il podcast… Noi monetizziamo in diversi modi il podcast: dal programma di finanziamento di crowdfunding con il quale ogni mese, per esempio l’ultimo mese il podcast è stato sostenuto da più di 1400 dollari pagati dalle persone che ascoltano il podcast attraverso Patreon, fino alla vendita di consulenze. Ora non più perché sono talmente pieno che non ne accetto più. Sia passando per la partecipazione a un mastermind che abbiamo creato di persone che utilizzano il digital per fare business: quindi misuriamo l’impatto economico. Allora quello che abbiamo notato, tanto per collegare queste metriche, è che se tu metti i singoli numeri li guardi da vicino, ti dicono poco. Quando li colleghi noti delle ondate. Cioè quando con il podcast con lo stesso numero di contenuti o anche meno contenuti riesci ad avere un impatto più grande in termini di persone che tocchi o in termini di reazioni di engagement a questi contenuti dopo un po’ hai un riflesso anche dal punto di vista economico. Quindi connettiamo questi KPI a vari livelli per fare in modo che il podcast sia effettivamente utile e che sia un business sostenibile
[FABIO] Valgono di più gli ascolti o i commenti?
[GIULIO] Valgono più i commenti per dire così in generale. Se tu mi dici che è meglio avere delle persone che compiono delle azioni dopo che hanno ascoltato quello che fai, vuol dire che si sono lasciati convincere da quello che hai detto, che li hai aiutati e gli hai cambiato in qualche modo la vita, perché sennò l’ascolto è molto pericoloso. Abbiamo visto che Facebook è stato investito da questo scandalo quando ha lanciato la piattaforma di video, cioè il conteggio di visualizzazione che in realtà non c’erano state, la visualizzazione, anche YouTube l’altr’anno è passato dalle visualizzazioni ai minuti guardati. Cioè come fai a capire dalla visualizzazione se la persona è stata coinvolta? Se il tuo contenuto è stato utile? Se l’ha ascoltato, che cosa ha pensato di te non lo puoi sapere, non c’è nessun modo. La visualizzazione è come conteggiare i volantini distribuiti, ma io e te sappiamo bene quando uno ti incontra e ti dà un volantino quel volantino lo accartocci e lo butti e allora è inutile, anzi! Magari gli hai dato pure fastidio attraverso quella visualizzazione. Il commento invece ti da quello che si chiama il sentiment, cioè che cosa pensa di te quella persona, come ti commenta? Ti commenta dicendo “molto interessante” o dicendo “sei uno stupido” o ti commenta dicendo “wow, fantastico! Ti ringrazio hai rivoluzionato il mio modo di vedere!”. Il commento è una metrica qualitativa, non è una metrica quantitativa e quindi è meglio di quella quantitativa perché ti da molte più informazioni.
[FABIO] Un aspetto fondamentale per chi come te lavora online è la gestione dei social media. Ogni quanto condividi i tuoi contenuti?
[GIULIO] In realtà io non condivido i miei contenuti mai. Nel senso che non credo affatto nei social media. Non credo nel social media utilizzato come una bacheca una vetrina e dove esporre i contenuti sperando che qualcuno ci incappi o che li condivida. Io fondamentalmente quello che faccio, in maniera automatica, attraverso il sistema IF, this and that – un servizio online che ti permette di prendere i contenuti e pubblicarli in maniera automatica da qualche parte – è pubblicarli su un canale telegram dove ci sono 3/400 persone che sono gli ascoltatori più caldi, quelli che vogliono seguire anche il backstage, che non se ne perdono una, che fanno le domande. Ecco, questo core, questo gruppo di persone è quello che a me interessa veramente. Poi ci sono quelli che li ascoltano e sono comunque iscritti al podcast, quindi non ho bisogno di andare pure sui social media a rompergli le scatole. Non faccio social spreading diciamo, condivisione così, butto lì tanto qualcuno su Facebook, non è una cosa che mi piace. Se vado a comunicare sui social media è per rinforzare un evento realmente accaduto. Se vado a un evento dal vivo, condividerò dei video, delle stories, delle immagini, taggando le persone che sono dentro queste immagini per proseguire online quello che è avvenuto offline. Ma la condivisione così secondo me oggi non ha molto senso perché non siamo in controllo di cosa i social media fanno vedere rispetto a quello che pubblichiamo, è Facebook che decide quale parte del nostro contenuto è interessante e a chi farla vedere. E a me non interessa guidare una macchina di cui non ho il controllo.
[FABIO] Ok, nonostante quello che hai detto fino a ora. Che consiglio daresti a chi sta portando avanti il proprio business digitale e si trova a dover condividere i contenuti sul proprio profilo. Conviene postare le proprie cose anche per farlo sapere ai propri amici oppure no?
[GIULIO] Io non credo nell’esistenza di business separati dalle persone. Dietro ogni business c’è una persona, c’è una storia personale dietro a Start Me Up c’è Fabio Bruno. Fabio Bruno ha un suo percorso, una sua storia, delle sue caratteristiche, delle emozioni. Alle persone interessa relazionarsi con le altre persone. A me di Start Me Up mi piace sentire Fabio Bruno che mi conduce alla scoperta di altre persone, dei contenuti, di informazioni. E allora diventa fondamentale. Cioè il social media non è che io dico sia una cavolata, aboliamo i social media. Dico che vanno utilizzati per quello che sono: dei mezzi di socializzazione. Quindi se Fabio Bruno attraverso i social media si può connettere in maniera efficace ad altre persone per dialogare, per condividere contenuti che sono importanti per gli altri. Proprio oggi un mio amico ha pubblicato le foto che ha fatto della sua festa a Bali in piscina. E nelle sue foto c’erano altre persone che conosco e mi è venuto spontaneo commentare, fare i complimenti, prendere in giro, fare la battuta. Ecco a questo serve, e non amplificare cioè ripubblicare dappertutto… pubblico su tutti i social, come se fosse una cosa fica. Non è una cosa fica. Allora come gestire la propria presenza personale. Io consiglio sempre ai miei clienti di utilizzare la propria comunicazione personale per veicolare quello a cui loro tengono, compreso il loro business. Quindi non è disdicevole autorappresentarsi e raccontarsi sui social media, connettersi sui social con persone che ci hanno conosciuto attraverso il business o raccontare il nostro business a persone che ci conoscono nella vita reale e che ci seguono tramite i social.
I social media in questo senso è uno strumento utile, fa un po’ di lavoro per conto nostro. Per esempio oggi quando ci siamo salutati mi ha detto “ah, da quando ci siamo conosciuti, vedo che hai fatto un sacco di cose. Ti ho seguito”, noi non è che ci siamo telefonati ma attraverso i social media hai potuto buttare un occhio avere in qualche modo la sensazione. Quindi sì sicuramente utilizzate, se avete un business online, raccontatelo, raccontate, raccontate la vostra storia, il vostro impegno e la vostra passione, anche i vostri fallimenti. È bellissimo ascoltare i fallimenti perché i fallimenti sono sono estremamente veri quando sono raccontati dalle persone attraverso i social media, in base alle loro esperienze reali. Quel racconto, dà una terza dimensione, anzi una quarta dimensione al quello che viene chiamato dai fichi lo storytelling, brand storytelling, lo storytelling aziendale che non altro non è che la tua storia la storia della passione che ti fa portare la avanti con fatica, sacrifici, intuizioni il tuo business. E il social media può essere di supporto in questo racconto e ci permette di connettersi con persone che non è che stanno lì col fiato sul collo ma posso in qualche modo non perdere la connessione con quello che stiamo facendo.
[FABIO] Hai appena ascoltato la prima parte dell’intervista a Giulio Gaudiano di Youmedia Web. Non perderti la seconda parte in cui si parlerà tra le altre cose dell’impatto degli eventi live all’interno di una strategia di business digitale e di come utilizzare al meglio patreon. Tieni d’occhio radiostartmeup.it la seconda parte dell’intervista è nel podcast numero 57 che forse è già online.