Un podcast dedicato più alla comunicazione che alle startup. Sempre mantenendo, ovviamente, la prospettiva meridionale che caratterizza il racconto di Start Me Up.
E quindi si parla di pubblicità che troppo spesso sono brutte e che non si trovano solo al Sud Italia, di cosa significa lavorare da remoto per una agenzia che negli anni passati ha creato sedi al Nord Italia per “stare vicino ai clienti” e quali sono le competenze che un’agenzia che lavora con clienti nazionali e internazionali cerca in un collaboratore.
Il protagonista è Pasquale Esposito Lavina CEO e co-founder di Im*media, agenzia di comunicazione che opera da più di 25 anni in questo campo.
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Il ruolo del digitale nel commercio e nella comunicazione
Il mondo della comunicazione è decisamente cambiato: e non hai bisogno di ascoltare questo podcast per saperlo. È però interessante notare come il digitale abbia profondamente sradicato alcune storpiature che inevitabilmente in alcuni casi restano, in un mondo che prima aveva come riferimento solo il contesto locale. Da quando ha fondato Im*media, Pasquale Esposito Lavina ha visto come il digitale ha da una parte aiutato le aziende – anche quelle più piccole – a “lasciarsi andare”. Contemporaneamente sempre il digitale ha fornito sia alle imprese che ai professionisti che oggi lavorano nel campo della comunicazione un linguaggio comune da cui partire e creare.
Lavorare al Sud: un valore non solo per chi “torna”.
Back To Sud è il nome della campagna di recruitment lanciata da Im*media. Lo scopo è – in estrema sintesi – intercettare tutti quei professionisti che, sull’onda del ritorno al Sud Italia, hanno scelto di tornare in Sicilia per svolgere la professione che amano. Insieme a Pasquale cerchiamo di capire cosa – al di là degli aspetti tecnologici e di quelli legati alla pandemia – sia effettivamente cambiato in questa voglia di Sud Italia. Un ritorno che non ha più il sapore del compromesso e che rappresenta un valore per quelle aziende che si avvalgono della consulenza di quelle agenzie che hanno una sede da Roma in giù.
Quali sono le competenze per lavorare in un’agenzia di comunicazione? E come può una startup comunicare il proprio valore anche a costo zero? L’ultima parte dell’intervista a Pasquale Esposito Lavina è dedicata agli aspetti pratici del mondo della comunicazione. Infine il nostro ospite svela una piccola curiosità sull’asterisco che c’è dentro il nome di “im*media”. Un indizio? C’entra un fallimento…
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Questo podcast è realizzato grazie a:
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Foto di copertina di Kate Trysh via Unsplash.
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start me up l’innovazione tecnologica, sociale e culturale al Sud Italia. Al microfono Fabio Bruno ciao
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queste starmi il podcast che racconta le storie di chi al sud Italia sperimenta nuovi modelli lavorativi e sociali e culturali. Starmi a può contare sul supporto tecnico di hydra punto com, servizi web per il tuo business e su chi mensilmente sostiene questo podcast attraverso patrio bene per in questo podcast di starmi a. Mi prendo la libertà di spostarmi leggermente dal tema delle startup per parlare di comunicazione. Lo faccio con chi lavora in questo campo da venticinque anni e lo fa dalla Sicilia. Diciamo pure che questa puntata mi ha permesso di esplorare alcuni aspetti che noto più da osservatore da persone che ha alle spalle un percorso in scienze della comunicazione, il tutto visto del meridione. Quindi cercheremo anche di capire qualcosa di più del lavorare al sud, senza però concentrarci sulla tecnologia o risvolti sociali che questo fenomeno si porta dietro.
00:01:08 PASQUALE
Mi chiamo Pasquale Esposito La vita e sono dall’attuale, ceo di Media Polizia,
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applicazione digitale presente
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a Palermo.
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Sono uno dei cofondatori
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di questa agenzia è ho sempre curato l’ambito della relazione con i clienti e dello sviluppo del business
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che
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in media ha fatto tante cose in questi ventisei anni. Perché parliamo di una realtà che è stata fondata nel novantacinque. Oggi si configura come l’agenzia di comunicazione con una forte expertise nell’ambito del digitale. Considera questo prima la comunicazione digitale della pubblicazione di serie B, quindi noi eravamo l’agenzia che entra in gioco dopo che le grandi agenzie e facevano tutte le loro azioni di comunicazione. In realtà oggi la comunicazione digitale diventa comunicazione di serie A, perché ovviamente per tutte le aziende di medie dimensioni o comunque per tutte quelle aziende, anche anche di grandi dimensioni, ma che però non hanno un mass market, di conseguenza non hanno necessariamente l’esigenza di fare comunicazione alla televisione. Oggi i budget viene fondamentalmente spesso per la comunicazione digitale, quindi per tutte quelle leve che sono quelle che oggi tutti noi utilizziamo, che sono il web web marketing del social media marketing lap e l’evoluzione della genziana ha fatto sì che in media abbia aggiunto ha ancora è sempre di più un ambito di comunicazione tradizionale, quindi quell’ambito che l’advertising classico, così come il quindi l’ftl bit il giusto per utilizzare acronimi e termini tanto cari a agli aspetti di comunicazione.
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La tentazione di chiedere a Pasquale cosa fosse cambiata in questi venticinque anni è stata spazzata via sia da questa sua prima risposta e poi anche dal fatto che in realtà è abbastanza palese capire quali siano stati i cambiamenti in atto nel mondo della comunicazione in questi ultimi anni. Così partiamo dal fatto che ormai non ci sono forme di resistenza particolari da parte delle aziende ad affidarsi a questi tipi di strumenti digitali,
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semmai le difficoltà che noi abbiamo avuto in passato. Le difficoltà sono state difficoltà con aziende con aziende del territorio meridionale piuttosto che con le aziende del territorio settentrionale, proprio per un approccio cultura dell’azienda che al alla comunicazione di fatto
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differente.
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E diciamo che quest’attenzione slash disattenzione nel mondo del digitale è direttamente inversamente proporzionale. Mettiamola così alla dimensione dell’azienda la cultura imprenditoriale dell’azienda stessa. Quindi noi in realtà stiamo avendo ancora qualche difficoltà con fammi dire le piccole imprese del Sud che ha ancora devono prendere atto dell’importanza della comunicazione digitale è chiaramente un processo che sta quotidianamente cambiato per questi anni. Sono stati anni che hanno rivoluzionato completamente i il modo di vivere di ognuno di noi é il modo delle aziende di capire e comprendere gli elementi e le opportunità del digitale. Però le le piccole imprese siciliane hanno un retaggio ancora da un lato di poca fammi dire capacità di lasciarsi andare. Nel senso che in un certo qual modo la cultura della piccola impresa è quella tendenzialmente a cercare di risolvere i problemi legati alla quotidianità, di fatto in maniera autonoma e di conseguenza cercando di di di avvalersi non sempre e non necessariamente di consulenti specializzati. E quindi voglio dire, è all’ordine del giorno clienti che oggi curiamo che si sono fatti fare il famoso no famoso cugino che fa i siti web, che fa la comunicazione digitale. Ho la figlia che siccome voglio dire utilizza i social, la loro può fare le azioni e le strategie sui canali social delle aziende.
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Io ci vedo una forma di diffidenza che però è comunque legata ovviamente anche a questioni di budget.
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Non essendoci sempre viene, viene quanto più possibile contenuto. Quindi noi stiamo avendo qualche difficoltà con la piccola impresa del Sud piuttosto che con le grandi aziende. Le grandi aziende ormai hanno più più che ampiamente sdoganato il internamente il fatto che il digitale, vivendo per loro opportunità di business sia verso il cliente ultimo sia verso la stessa rete vendita.
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Per una volta resto sul negativo e, approfittando dell’esperienza di Pasquale, chiedo un suo parere sul fenomeno delle pubblicità. Brutte e volgari si vedono spesso nei cartelloni pubblicitari delle strade di provincia o sui canali delle tv locali, dov’è il problema pubblicitari non troppo formati o che l’ultima parola. Quindi il committente non ha gusto
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e qua potrebbero scattare aneddoti. E va da sé che però, voglio dire, non è un problema soltanto nel nostro territorio meridionale, o comunque del provincialismo del è ipotetico, del dei dei nostri imprenditori quando studiavo comunicazione, ma lo stesso dovrai notato tu, il famoso David Ogilvy diceva che la tentazione dei clienti è quello del chiedere sempre il logo sempre più grande, descritte sempre più grandi perché voglio che questa questo desiderio di apparire sempre in un certo modo, per cui voglio dire, va da sé, che la comunicazione, la comunicazione è un processo che viene sicuramente portato avanti da da un’agenzia specializzata, ma siccome deve essere poi fondamentalmente vagliata e approvata dal cliente, la comunicazione si fa con il cliente, per cui va da sé che il cliente ha un ruolo fondamentale, per cui io credo che per per per trovare un elemento in comune e per quindi rispondere alla tua domanda in maniera concreta. Un elemento in comune che probabilmente e manca sia il cliente che le strutture di comunicazione. Fammi dire l’esperienza come in tutte le cose, come in tutti i settori. Voglio dire l’esperienza diventa elemento importante della professionalità del singolo e di conseguenza l’esperienza delle strutture.
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Ma in questo il digitale stanno facendo anche cose buone
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l’esperienza fino all’altro ieri un’esperienza un’esperienza di fatto è come dire limitata inevitabilmente al territorio. Oggi questi ultimi decenni e la storia della nostra agenzia nella dimostrazione le realtà si aprono. Le realtà di comunicazione si aprono oggi all’interno di media esistono e lavorano persone che hanno avuto esperienza a New York, ad Amsterdam, a Berlino, a Milano, a Bologna, che hanno lavorato in strutture come Armando Testa, gli Hooks, Rep l’hai, la stessa Mosaic un. Quindi sono soggetti che inevitabilmente portano a Oahu, alla nostra realtà e di conseguenza portano au anche nel dialogo, nel confronto col cliente.
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Questa
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esperienza nella relazione fra agenzia cliente in passato non ha granché funzionato. Oggi questa esperienza sta incominciando come dire esistere nella relazione del cliente tant’è vero che esistono prodotti azioni di comunicazione che, pur partendo dal territorio meridionale, pur fatto per aziende di comunicazione per aziende del meridione, come dire, sono comunque di alto profilo e di grande rilievo.
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E naturalmente questa esperienza deve avercela sia il cliente che l’agenzia
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all’interno dell’agenzia il tema della cultura del cliente. Il tema del riuscire a portare per mano il cliente e quindi far capire al cliente determinate competenze è fondamentale? No e non ci piove che quando parli con aziende strutturate di un certo tipo la comunicazione avviene la comunicazione quindi in confronto e quindi anche la scelta avviene più facilmente e probabilmente con risultati migliori.
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Una delle ultime iniziative lanciate da in media si chiama Beck Sud ed è una campagna di recruiting che L’agenzia ha lanciato sull’onda del ritorno di tanti professionisti al Sud Italia. Un trend che dal duemila eventi sembra essere sempre più in voga. Mai Beck Sud mi dice Pasquale
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consiste nel tentare di risolvere un problema che è stato è stato importante per la nostra agenzia.
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Il problema a cui fa riferimento Pasquale è relativo alla ricerca di figure professionali per attività che di fatto sono nate negli ultimi dieci anni. Un’agenzia che lavora nel digitale, oggi non potrebbe fare a meno, ad esempio di un social media strategist o di qualcuno che si occupa della Ceo. Giusto per dire le prime due figure che mi vengono in mente e sono profili che vanno ovviamente cercati dove si vive
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è stato particolarmente difficile, per cui noi abbiamo utilizzato una duplice componente no, la scuola stile Procter Gamble. Prendiamo dei giovani ragazzi talentuosi con un milione di competenze e li formiamo internamente e di conseguenza diventano risorse più che squillato dell’agenzia dall’altra. Invece cerchiamo delle figure già formate che possano aiutare il gruppo a crescere figure già formate. È più facile trovarle pescare da aziende come le nostre o perché no, ancor più strutturate dalle nostre, che possono essere interessati a fare un movimento verso Palermo. A questo punto che movimento verso Palermo vuoi tentare di cercare di intercettare persone che abbiano voglia di ritornare al Sud?
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E quindi questo ritorno ci è stato. Professionisti che nate in Sicilia, spostati in altre parti d’italia e del mondo per studio e poi lavoro, hanno infine deciso di tornare a lavorare a Palermo.
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E la cosa bella è che questo ritorno è stato un ritorno di fatto, non di compromesso. Oggi sta diventando una scelta, una scelta di vita. Cioè la cosa che ci piace, che stiamo riuscendo di fatto a concretizzare con tutti i nostri collaboratori è che il tornare a Palermo lavora in un’agenzia come la nostra, che però ha come dire il vantaggio di lavorare a livello nazionale, in alcuni casi anche a livello internazionale, diventa una scelta di vita e non una scelta di compromesso. Non è più la scelta di colui che preferisce, in fin dei conti avere la qualità della vita migliore e rinuncia praticamente a tutto e per quello fa un lavoro che non gli piace e non è nelle condizioni di fare quella tipologia di professione per la quale magari ha sempre voluto e che ha sempre voluto fare nella sua vita non riusciamo ad essere con i nostri limiti, che sia chiaro però quella sintesi di equilibrio fra questo ambito di vita personale in vita professionale con grande soddisfazione.
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E il successo di Beck Sud non si è fermato solo ai cosiddetti locals.
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Abbiamo avuto anche, come dire, candidature di soggetti che volevo dare un taglio alla loro vita e di conseguenza rinunciare ai percorsi del nord e trasferirsi al Sud. Però ancora diciamo che questi questi scenari voglio dire non li non li abbiamo un po’ alla Bisio ancora non li abbiamo mai concretizzati.
00:12:43 FABIO
La campagna back Tu sud mi permette di affrontare un tema che è passato anche da starmi app, quello del ritorno al Sud Italia di tanti professionisti, appunto. Il networking è ormai sdoganato, il lavoro da remoto, nonostante molte resistenze, ha comunque preso piede, se non concretamente, ma è comunque diventato di fatto una delle esigenze piu’ richieste dei lavoratori e delle lavoratrici nella ricerca di un lavoro. Ma al di là dello sviluppo tecnologico che permette di fare cose che prima non era possibile fare, cioè dell’ Ltro e mi interessa conoscere il parere di chi, come in media negli anni passati, ha creato sedi a Firenze, Milano per e qui cito stare vicino ai clienti.
00:13:23 PASQUALE
Noi prima avevamo le esigenza di aprire presidi nel centro nord Italia perché le aziende avevano timore in un certo qual modo di avvalersi di un’agenzia che stesse a duemila millecinquecento chilometri di distanza. La distanza prima era realmente un problema. Oggi questa necessità non esiste più. Quindi questo timore da parte delle aziende di avvalersi di realtà è come la nostra che lavora quotidianamente opera al sud. Questo timore non esiste più. Anzi, ti dico di più, è come se in un certo qual modo ci fosse una sorta di soddisfazione da parte dei nostri clienti.
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Non ti dico
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di finanziare fra virgolette un percorso più sano e più sostenibile, perché non voglio arrivare a sostenere una cosa di questo tipo. Però la loro è stata ed è una scelta. Mi sento di poter dire coraggiosa, intelligente, nel senso che probabilmente hanno un risultato. Mi sento di poter dire di alta qualità, perché no, anche acquistando in termini di di costo un po’ meglio.
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E questo è un dato di fatto. Mi sembra di capire
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che anche coraggio da parte delle imprese che se prima voglio dire per poter come dire garantirsi la scelta, prendevano sempre e soltanto l’azienda che magari era blasonata, poi faceva perché no, il lavoro non esattamente ottimale però, perché per noi aveva scelto fra virgolette, sulla carta il migliore per cui che responsabilità io se poi non ho raggiunto i risultati. Oggi invece ceh questa sorta di perché no, approccio un po’ differente,
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ma perlomeno con
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i clienti che poi diventano quasi partner, quasi amici nell’ottica del percorso che si fa. E quindi questo è un elemento che in questi decenni è significativamente cambiato,
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un cambiamento in cui il fattore costo ha giocato un suo ruolo, anche se in modo non così determinante.
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Il problema è che molto spesso le cose sono due o se decidi di lavorare per un’azienda di Milano sei costretto a spostarti e di conseguenza quella è una tematica che comunque comporta con sé delle delle, delle delle, delle scelte non indifferenti. Oh, perché succede e ora sta succedendo in questi ultimi anni sta succedendo o lavori a distanza lavorare a distanza.
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In
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questi anni noi li abbiamo vissuti, il lavoro a distanza il primo giorno va bene il secondo giorno va bene il terzo giorno va bene, ma se diventa la tua quotidianità, il lavorare sempre e soltanto a distanza, ho sempre e soltanto da casa. Forse questo aspetto incomincia a diventare da un certo punto di vista problematico per i tanti professionisti che oggi possono dare, come dire, attività a distanza. Quindi ci sono delle componenti che entrano in gioco e l’aspetto del costo è sicuramente un aspetto rilevante del rilevante, del lavoro, del lavoro, del lavoro a distanza. É quindi qua ti sto parlando del professionista singolo. Relativamente invece alla redazione agenzia, Agenzia, Agenzia, azienda, la distanza oggi, per quanto mi riguarda, è praticamente ormai non più un problema.
00:16:48 FABIO
E possiamo dire che anche in questo caso la pandemia ha avuto un ruolo di acceleratore di un processo che era già in atto da tempo, anche se a volte con risvolti, forse un po’ esagerati,
00:17:00 PASQUALE
al punto che quasi questo tema della sostenibilità dell’incontro. Voglio dire noi, noi due ci stiamo parlando così a distanza con esta è ed è la cosa più normale del mondo. Forse due anni e mezzo fa non lo sarebbe stata. Oggi noi abbiamo incontro con clienti che stanno anche probabilmente a un chilometro e mezzo da qua, voglio dire di conseguenza uno potrebbe prendersi il motorino, però cioè la pioggia e di conseguenza, voglio dire, non vale la pena e ti incontri ti incontri a distanza, anche se sei vicino, vicino un chilometro.
00:17:31 FABIO
Il approfitto del mio incontro con Pasquale per conoscere il suo punto di vista anche su un altro tema che in realtà non trattiamo spesso starmi app, quello cioè delle caratteristiche da avere per essere assunti presso un’agenzia come quella da lui fondata, visto che con lui abbiamo parlato di campagne di recruiting, non potevo non chiedergli quali sono le tre principali caratteristiche che vedi in un potenziale collaboratore o collaboratrice.
00:17:58 PASQUALE
Ma lo sono. Sono, ovviamente sono ovviamente tantissime. Se dovresti provare proprio fare una, due, tre, direi una non in ordine di importanza, ma una, ovviamente la le competenze professionalità. Questo, ovviamente il punto é del presupposto fondamentale. Le persone devono sapere quella cosa per la quale sono coinvolte all’interno all’interno del gruppo di lavoro. Poi una cosa che noi cerchiamo e questa è una caratteristica molto forte della nostra agenzia è sono altre altre. Fammi dire due, due, due, due caratteristiche. La prima, ovviamente quella abusata del ritorno su termini abusati da quelle delle soft skill. No, quella capacità delle persone al di la’ delle competenze che poi sono competenze che in un modo o in un altro si possono acquisire e comunque in un modo o in un altro che devono cambiare, perché il nostro è un ambito che costringe al cambiamento. Quindi le soft skill diventano fondamentali. Quindi la capacità di sapersi adattare la flessibilità, la determinazione e la capacità di stare in gruppo. Questi elementi sono degli elementi che per noi sono determinanti e sono degli elementi che noi con grande attenzione ormai consideriamo come fondamentali. E il terzo elemento rilevante è cercare di capire e condividere sin dall’inizio con il potenziale talento, la condivisione familiare della cultura della nostra agenzia, del percorso della nostra agenzia. Chi viene qua deve venire qui perché condivide il percorso che stiamo facendo e deve condividere la cultura del gruppo.
00:19:43 FABIO
E già che ci sono, gli chiedo anche qualche consiglio su come comunicare il valore del proprio progetto di startup a costo quasi zero
00:19:50 PASQUALE
uno deve prendere atto che l’immagine e comunque la comunicazione è fondamentale ed è determinante per le aziende e quindi anche per la start-up. Per cui da questo punto di vista, siccome nella nostra vita, anche se siamo stati perché noi siamo partiti da zero come azienda, anche noi anni fa eravamo una startup. Però
00:20:10 FABIO
certo
00:20:12 PASQUALE
ventimila e ventimila lire per mangiare la pizza. In fin dei conti i miei genitori me li dava. Quindi da questo punto di vista secondo me lo il primo suggerimento io posso dare tentare di raccogliere qualche soldo per poter far sì, perché no? Seguire da qualche professionista e quindi farsi aiutare per avere un minimo di identità è perché non strutturata e professionale. Quindi da questo punto di vista non riusci’ no, non riuscirai a estorcermi un qualcosa del tipo fate da voi. Però però, siccome allo stesso tempo posso confessare che il primo luogo di media l’ho fatto io che sono praticamente negato ed è una cosa del quale un po’, mi vergogno e quindi io stesso ci sono passato. Voglio dire, non è che ci siamo avvalsi della collaborazione di soggetti? Credo che rispetto a quando sono partito io ventisei anni fa, oggi esistono mille strumenti e mille elementi che possono permettere agli attuali start. Appare di fare lavori migliori di quelli che ho fatto io ventisei anni fa. Perché? Perché esistono templates? Perché esiste il web? Perché esistono le banche immagini e banche, luogo per cui ma da sai che uno si può fare aiutare io l’ho l’ho sempre detto e lo continua a sostenere oggi per chi ha voglia di fare e ha voglia di mettersi in gioco. Internet da rete, i corsi di formazione, i tool che esistono, sono tutti strumenti che possono permettere alle persone che hanno voglia di fare di potere in un certo qual modo risolvere l’eventuale mancanza degli euro e quindi dell’assistenza del professionista. Di tutto
00:21:56 FABIO
come al solito lascio per la fine le domande. Un po’ piu’ curiose. In questo caso chiedo a pasquale perché in media nel suo logo abbia un asterisco fra le due m.
00:22:05 PASQUALE
Non tutti sanno che in media in realtà nasce dopo un fallimento, nel senso che in media sta per immobiliare media. Quindi il percorso che noi abbiamo fatto è stato in funzione di un’intuizione imprenditoriale di uno dei miei soci che al tempo è stato uno dei fondatori di offrire al mercato immobiliare palermitano a suo tempo un immobiliare punto it. Ante-litteram quindi fondamentalmente un circuito con dei touch point interattivi di offerte immobiliari, con la possibilità con touch point di poter scegliere gli immobili avere proprio noi. Andiamo a fare le fotografie degli immobili, le piantine, cioè un servizio, come dire già nel novantacinque iper evoluto però appunto, forse un po’ troppo in anticipo rispetto ai tempi. Quindi fondamentalmente in media stava per i’m immobiliare, asterisco, media e l’asterisco era quel vezzo che ai tempi del dos asterisco punto Asterisco veniva utilizzato, quindi ero s è stato è stato un pezzo, poi quel percorso è fallito. Ma grazie a Dio nel frattempo abbiamo incominciato a fare prodotti multimediali e oggi è la nostra storia. Non dico di successo, però, di gratificazione imprenditoriale e professionale
00:23:28 FABIO
e guardando proprio anche a questa storia. Se dovessi associare un proverbio, anche un detto popolare, a questa tua esperienza, quale sceglieresti
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allora? Guarda, è mi auguro che questa nostra conversazione non venga ascoltata da nessuno dei miei, come dire collaboratori o soci, perché vengo spesso preso in giro per una frase che ormai è diventato un tormentone che io ripeto sempre, che non è una frase mia. Non è un proverbio, non è un detto, ma una frase. È di Daniel Pennac, di un libro che mi mi piacque da impazzire, che scrissi che che ho provato a fare in modo che diventasse un certo qual modo. Il mio è il
00:24:04 FABIO
nostro
00:24:05 PASQUALE
motto é piu’ o meno, dice perché poi l’ho imparato a memoria normale, dice credo solo agli atti, amori miei, piccolissimi, cazzuti, atti. No, quelli che fanno la felicità del giorno e del perimetro. In quanto alle parole abbiamo parlato tanto la mia generazione lo per il risultato molto banalmente fare piuttosto che chiacchierare. E questo è sempre stato un po’ per me direi un elemento che ci contraddistingue.
00:24:42 FABIO
Lui era Pasquale Esposito Lavina di In Media. Ho trascritto questo podcast utilizzando transcript appunto re factoring punto com trovi il link al testo nella descrizione di questo podcast e, nel caso volesse approfondire, saperne di più sui media. Sempre nella descrizione del podcast ci sono tutti i riferimenti basta andare su Radio Star mi ha punto it starmi up. Si ascolta in podcast attraverso la tua piattaforma preferita. A starmi up non è solo un podcast e anche un blog che ti consiglia ai libri da leggere ti suggerisce tecnico strumenti per migliorare il tuo lavoro quotidiano e in generale tiene un occhio aperto su quello che succede al Sud Italia. Dal punto di vista dell’innovazione tutto ciò è gratis da ascoltare e leggere, ma non da produrre al momento starmi apparsi sostiene grazie alle inserzioni che ogni tanto sente all’interno del podcast e alle donazioni spontanee di chi vuole che le storie di un sud Italia che innova continuino ad essere raccontate. Se ritieni di valore ciò che hai appena ascoltato. Fai la tua donazione oggi stesso. Oltre la mia piu’ profonda gratitudine, mi aiuterai a produrre altri contenuti che ruotano sempre intorno al binomio Sud Italia e innovazione. Grazie per aver ascoltato questo podcast fino a qui. Lascio adesso la parola Christina che ti consiglia come supportare in modo gratuito starmi app É grazie in anticipo per quello che farai. Noi ci sentiamo fra circa due settimane con una nuova storia di chi sperimenta nuovi modelli lavorativi, sociali e culturali, ovviamente al Sud Italia alla grande.
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