Puntare allo scale up? Serve la consapevolezza che arriva dall’esperienza.



È innegabile che oggi, chi inizia a mettere in piedi una startup ha a disposizione molti più strumenti per farlo. E spesso una diversa consapevolezza che permette a chi avvia un progetto di impresa di immaginare il percorso che dovrà affrontare. Non è solo vision, ma lungimiranza, utile per colmare i vuoti che il percorso immaginato prevede. Soprattutto se si pensa di voler passare da startup a scale up.

È il caso dell’ospite della puntata di questo nuovo podcast, cioè Adriana Santanocito. Adriana, forte dell’esperienza maturata con la sua prima startup, ha dato vita a Ohoskin immaginando una struttura che permettesse a questo progetto di crescere rapidamente. C’entra l’Open Innovation, la sostenibilità, l’amore per il Sud Italia e una certa idea di lusso. Adriana racconta tutto questo nel nuovo podcast targato Start Me Up e possibile anche grazie alla collaborazione di Valentina Sorgato di SMAU.


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Ohoskin: guilty-free, economia circolare e sostenibilità.

Ohoskin è un materiale bio-based creato dal sottoprodotto delle arance e del cactus. Si presenta come alternativa alla pelle e a quei prodotti che vengono identificati come “pelli sintetiche”. Può essere perciò destinato al mercato dell’automobile in quanto materiale perfetto per il rivestimento degli abitacoli.

Rispetto alla pelle ordinaria e a quella sintetica, Ohoskin è guilty-free, rappresenta un perfetto modello di economia circolare e fa della sostenibilità un vero e proprio mantra.

Guilty-free perché non nuoce a nessuno visto che si lavora su scarti della lavorazione di arancia e fico d’india, senza perciò colpire nessun essere animale. In più, il materiale utilizzato per la creazione di Ohoskin sarebbe destinato al macero e quindi il suo uso è un perfetto esempio di economia circolare. Tutto ciò dimostra la sostenibilità di Ohoskin che si pone come sostituto green per un mercato, quello del lusso, i cui standard, per definizione, sono di alta qualità.

Ohoskin, sostenibile, crueltyfree e al centro dell'economia circolare

Ohoskin: un perfetto modello di Open Innovation

Ma l’impatto innovativo di Ohoskin non si ferma alla sostenibilità. Il progetto nasce con l’intento di rispondere sin da subito alla richiesta che il mercato potrebbe farne e supportare così questa startup nella successiva fase di scale-up. Ohoskin si avvale infatti della collaborazione di altri due soggetti: Sicilinbiotech e Novartiplast Spa.

Sicilinbiotech è una filiera di produttori agricoli creata ad hoc per garantire a Ohoskin la materia prima da lavorare. Questo facilita l’accesso al materiale grezzo, riducendo le interlocuzioni e avendo solide garanzie sulla qualità di ciò che viene consegnato.

Novartiplast invece è un’azienda lombarda che sin dalla sua fondazione si è occupata di pelli sintetiche. A lei è affidato il compito di realizzare il prodotto finale, utilizzando il materiale lavorato da Ohoskin.

Una filiera che attraversa tutta l’Italia e che ben rappresenta quella collaborazione tra startup e aziende più solide che prende il nome di Open Innovation.

Non è un caso che Ohoskin sia stata selezionata per partecipare all’edizione milanese di SMAU. La fiera dell’innovazione nasce come punto di contatto tra le aziende e da tempo promuove il modello di Open Innovation.

Lo ha fatto anche a Milano, dove Mind The Bridge ha presentato “Open Innovation Outlook Italy 2022”, un report realizzato in collaborazione proprio con SMAU.
Per quanto confortanti, i dati presentati mostrano che in Italia c’è ancora molto da lavorare sul concetto di Open Innovation (nel podcast facciamo una breve sintesi, altrimenti il report completo può essere scaricato gratuitamente qui).

La citazione di Adriana di Ohoskin su lusso e consapevolezza

Il trend positivo è stato evidenziato anche dall’edizione di ottobre della fiera. Valentina Sorgato, Ad di SMAU, ha infatti dichiarato che durante l’evento milanese sono state coinvolte attivamente cento aziende, più di cento erano invece le startup presenti tra gli stand e ci sono stati più di trecento incontri organizzati durante la manifestazione.

Una certa idea di lusso

All’inizio della presentazione di questo podcast abbiamo sottolineato la capacità di Adriana Santanocito di prevedere i possibili vuoti del percorso di Ohoskin e cercare di porvi rimedio già nella strutturazione dell’idea di business. Sono dettagli che spesso è l’esperienza a suggerirti.
Lo sa bene Adriana che viene da un percorso di successo con il suo primo progetto, Orange Fiber (di cui è ancora proprietaria seppur non ricopra nessuna carica operativa), a cui deve tanto in termini di soddisfazioni. Un’esperienza che ha permesso ad Adriana di sviluppare un’idea di lusso legata al benessere di tutti e non tanto a qualcosa di costoso. E le ha dato quella consapevolezza che ha deciso di mettere al servizio di un nuovo progetto votato a un’idea di sostenibilità propria di chi guarda al futuro con fiducia.


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Foto di copertina di Jeremy Thomas via Unsplash.

Agricoltura sociale: relazioni per un cibo più sano e sostenibile.



In questo podcast facciamo un viaggio tra la Puglia e il Piemonte: queste due regioni sono legate da qualche settimana da un accordo che ruota intorno all’agricoltura sociale. Un fenomeno che riguarda la terra ma anche le relazioni tra le persone. Perché può sembrare una banalità ma oggi come non mai è bene ribadire che un prodotto è buono e sano solo se chi lo coltiva e lo vende riceve la giusta ricompensa per il proprio lavoro.

Lo testimoniano le storie dei due protagonisti di questa puntata: Fabrizio Guglielmi del Forum Agricoltura Sociale Puglia e Claudio Naviglia di Humus Job.

Un podcast reso possibile grazie al contributo di Sonia Gennaro di Lita.co.


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Agricoltura sociale, una agricoltura fatta di relazioni.

L’agricoltura sociale è fatta da relazioni, dice Fabrizio all’inizio del podcast.

È una definizione che ben descrive questo fenomeno che è riconosciuto anche dalla Legge Italiana. Dice Wikipedia: “L’agricoltura sociale è quel tipo di intervento atto all’uso terapeutico delle attività presenti in un’azienda agricola condotte secondo criteri di responsabilità etica e sostenibilità ambientale dagli imprenditori agricoli. Le attività, spesso di tipo manuale, nell’allevamento e nella cura degli animali e in orticoltura possono essere di beneficio sia in ambito educativo sia a persone in particolari situazioni di svantaggio e difficoltà.”

Il Forum dell’Agricoltura Sociale in Puglia: rispetto dell’ambiente e progetti di comunità.

Il Forum dell’Agricoltura Sociale è una associazione nazionale che promuove e regola questa disciplina in Italia: ha scritto una carta dei principi e opera sul territorio attraverso sezioni regionali. Quella pugliese, dice Fabrizio Guglielmi, nasce con una particolare attenzione al rispetto dell’ambiente e al carattere incluso di questa pratica. Per questo motivo il forum ha voluto che nella legge regionale dedicata all’agricoltura sociale fosse inclusa la possibilità a aziende agricole, associazioni e cooperative di promuovere progetti comuni.

Per sua natura, inoltre, l’agricoltura sociale è anche un modo per contrastare il triste fenomeno del caporalato nei campi. Ed è qui che la strade del forum pugliese incontrano quelle di Humus Job.


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Humus: contratto di rete per un cibo più sano e sostenibile.

Fondata in Piemonte come associazione di promozione sociale e oggi startup innovativa, Humus Job ha fatto tesoro del contesto agricolo in cui è nata. Sin da subito ha cercato di risolvere con azioni mirate e concrete i bisogni delle aziende agricole fino alla scoperta dei contratti di rete. Lo Stato Italiano, spiega Claudio Naviglia nel podcast, prevede infatti che aziende di piccole dimensioni possano unirsi per condividere mezzi e risorse, inclusa la manodopera. Un modo quindi per assicurare ai lavoratori contratti continuativi e alle aziende la divisione degli oneri, oltre la possibilità di costruire rapporti di fiducia con i propri dipendenti e con gli altri operatori presenti sul territorio.

La citazione di Claudio su Agricoltura Sociale

Lo scorso 17 luglio il Forum dell’agricoltura sociale pugliese e Humus Job hanno firmato un accordo per promuovere il contratto di rete tra le aziende del territorio. È il primo al Sud Italia.


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Foto di copertina di GreenForce Staffing via Unsplash.

Economia circolare: le 3 startup del Sud Italia che dovresti emulare

Il tema della economia circolare ci sta particolarmente a cuore. E ci piace sempre raccontare le storie delle startup del Sud Italia che hanno adottato un modello economico sostenibile. Un modello che, lo ricordiamo, si differenzia da quello lineare perché le risorse al suo interno rientrano in un ciclo che non prevede un inizio e una fine.

Quello circolare è un modello che in natura troviamo praticamente ovunque. L’industria lo ha implementato eliminando di fatto i rifiuti. Da materia da accantonare, gli scarti diventano materiale da riusare, riciclare o da trasformare in qualcosa di diverso. È un tema che tocca ovviamente anche le fonti di energia che stanno dietro al processo produttivo. Le aziende che rientrano nei modelli di economia circolare spesso preferiscono fonti di energia rinnovabili a quelle di tipo fossile.

Tre startup del Sud Italia che si basano su concetti di economia circolare

Anche al Sud Italia ci sono startup che hanno fatto dell’economia circolare il proprio mantra. Operano in ambiti diversi ma sono accomunati da valori come la sostenibilità e la cura dell’ambiente.

Edizero

Edizero architettura di pace - economia circolare

Più che una azienda o startup, Edizero è una filiera che racchiude una serie di prodotti e soluzioni a km 0 ricavate da materie provenienti da fonti rinnovabili eccedenti e di recupero. Il sito di Edizero parla di oltre 100 ingredienti recuperati dall’agroindustria e dalle filiere del cibo che, anziché a diventare rifiuti, vengono convertite in biomateriali ad alta tecnologia.

Gli ascoltatori di Start Me Up conoscono Edizero per Edilana, una tecnologia nata con lo scopo di voler recuperare dal settore tessile la lana ascritta a rifiuto speciale per realizzare pannelli termo-isolanti 100% in pura lana di pecora. Grazie alle incredibili e numerose proprietà di questo prodotto i prodotti Edilana sono stati utilizzati in ingegneria ambientale per la cura di mare, suolo, terreno agricolo e tetti verdi e attraverso altri marchi anche in geotecnica e agrotecnica.

Un esempio di economia circolare che ci è stato raccontato all’incirca 5 anni fa dall’ideatrice di Edizero, Daniela Ducato, che ai nostri microfoni ha elencato le incredibili proprietà dei suoi prodotti nella pulizia delle acque del mare.

Archicart

Archicart copertina cartone - economia circolare

Archicart – architettura di cartone è una azienda che produce arredamento ma anche moduli abitativi in cartone. Detto così potrebbe sembrare riduttivo, in realtà quello di Archicart è un vero e proprio modo di concepire l’architettura contemporanea. Il fattore tempo infatti entra nella progettazione degli edifici che, in fase di studio, si adattano ai cambiamenti delle persone che andranno ad abitare queste nuove case. In un futuro non poi così lontano anche le abitazioni saranno soggette a quella mobilità che gli altri oggetti hanno fatto già propria (pensate ad esempio ai telefoni).

L’uso del cartone in architettura rientra nei canoni di economia circolare perché traduce i concetti di sostenibilità e di transitorietà dell’esperienza abitativa nel concetto di reversibilità del costruito. Una forma di architettura effimera in grado di cambiare nel tempo senza lasciare alcuna traccia nell’ambiente in cui insiste.

I ragazzi di Archicart sono passati spesso dai microfoni di Start Me Up e il founder dell’azienda Dario Distefano, è stato tra i protagonisti dell’edizione 2019 del TEDx CapoPeloro.

Orange Fiber

Orange Fiber - economia circolare

È forse la startup più nota nel campo della moda sostenibile. Nata da un’idea di Adriana Santanocito e Enrica Arena, Orange Fiber è oggi un brand che produce un tessuto sostenibile ricavato dagli scarti degli agrumi. Il prodotto è pensato per rispondere alle esigenze di innovazione e sostenibilità della moda, interpretandone la creatività e lo spirito visionario.
Nel corso delle interviste rilasciate in questi anni a Start Me Up (e alle numerose testate che hanno voluto raccontare questa storia straordinaria) le due founder hanno sempre evidenziato l’importanza dell’uso dei prodotti naturali nel campo della moda. Un tessuto di origine naturale infatti rispetta sì i canoni dell’economia circolare ma che ha anche effetti benefici sulla pelle di chi lo indossa.

Hai un’idea nel campo dell’economia circolare? Passa all’azione!

startup weekend 3 - economia circolare

Se queste tre storie ti hanno in qualche modo fornito la motivazione giusta e hai voglia di dire la tua nel campo dell’economia circolare non puoi perdere il primo Startup³ Innovation Weekend. L’evento si svolge tra il 30 ottobre e il primo novembre e si terrà da remoto.

Per tre giorni inventori, innovatori e business developer metteranno in rete idee innovative e strategie di sviluppo. I modelli produttivi e organizzativi delle aziende e i percorsi di transizione e di impatto dell’economia circolare per le città hanno bisogno di essere ideati, modellati ed integrati con visione e strumenti innovativi. Spesso però le aziende non sono preparate a pianificare questo tipo di rivoluzioni a causa delle competenze adeguate. Per questo motivo nasce un format che chiama a raccolta chiunque, tra innovatori, sviluppatori, business developer e visionari da tutta Italia affinché propongano soluzioni in ottica di open innovation.

Cogli le sfide che l’economia circolare ci pone dinnanzi e metti a disposizione le tue competenze: iscriviti oggi stesso allo Startup³ innovation weekend. Tro vitte le informazioni su www.startup3.net o inviando una mail a info@startup3.net.

Foto di copertina di ev via Unsplash

Tra bandi e offerte di lavoro, la giusta occasione per svoltare

Come ogni mese, scandagliamo il web alla ricerca di bandi e offerte di lavoro che vi permettano di svoltare: nella vostra carriera, con una nuova sfida lavorativa o con la vostra startup, trovando i fondi giusti per raggiungere il vostro obiettivo. Nella bacheca di aprile trovate due bandi e quattro offerte di lavoro. Scopritele tutti!

Come sempre le offerte arrivano direttamente da Start Me Up – gruppo d’ascolto. Se volete conoscerle in anteprima, unitevi! Pubblichiamo un’offerta al giorno, dal lunedì al venerdì.

Culturability 2020: una certezza con qualche novità

600 mila euro per centri culturali innovativi, nati da processi di rigenerazione e riattivazione di spazi, edifici, ex siti industriali, abbandonati o sottoutilizzati. È questa la cifra che Unipolis, la fondazione promotrice di Culturability ha deciso di mettere sul piatto confermando l’apertura della call nonostante “l’attuale fase di emergenza sanitaria generata dal Coronavirus”. L’intento è quello – si legge ancora sul sito – di “offrire un supporto alle tante organizzazioni culturali in difficoltà, che continueranno nei prossimi mesi ad accusare gli effetti della chiusura dei propri spazi e dell’annullamento dei loro eventi avvenuti in questi mesi”.

L’edizione 2020 di Culturability mantiene l’intento degli anni precedenti, ma presenta alcune novità negli obiettivi, nei tempi e nei destinatari. Il programma è indirizzato a centri culturali rigenerati già attivi, in cui si sviluppano processi di innovazione culturale con impatto sociale e civico, e si sperimentano nuove logiche di collaborazione con le comunità locali.

La call chiude il 16 giugno 2020 alle ore 13 e le candidature dovranno essere sottoposte solo online. Tutte le info sono su culturability.org.

Idee green da accelerare: Step Tech Park vi sta cercando!

Step Tech Park, l’hub per la lotta alle emissioni di CO2, ha lanciato la call for startup. In palio un esclusivo programma di accelerazione, uniche possibilità di networking e supporto quotidiano e concreto nella realizzazione dei progetti più sfidanti. C’è tempo fino al 15 maggio per partecipare!

Tutte le info qui steptechpark.com/call-for-future

Customer Success Manager presso Sketch

Questo non è un lavoro per tutti. Non tanto perché per gestirlo è necessaria la conoscenza della lingua inglese scritta e parlata ma perché la figura richiesta dovrà diventare il “volto di Sketch” per i clienti. Il CSM dovrà infatti gestire il rapporto con i clienti, raccogliere i loro feedback e l’evangelizzazione della piattaforma di sketch. L’obiettivo – si legge nell’annuncio – “non è vendere, ma piuttosto costruire relazioni, favorire l’adozione duratura e aiutare i clienti a raggiungere con successo i propri traguardi”.

Sketch è una delle aziende digitali più importanti al mondo. Lavorano in modalità remoto e quindi ci teniamo a segnalarvela.

Tutte le info: sketch.com/jobs/customer-success-manager/

Customer Engineer, Networking, Google Cloud – presso le sedi Google di Milano e Roma

Google Italia è alla ricerca di un ingegnere che possa occuparsi del controllo della rete e della gestione dei clienti interessati all’uso di Google Cloud. Non quindi un semplice ruolo di tecnico, bensì una figura che sia in grado di parlare e immaginare per i clienti il modo migliore con cui utilizzare la rete che Google mette loro a disposizione.

Tutte le info su linkedin.com/jobs/view/1821360078/

Full stack e Junior developer presso Pigro, Bologna

Pigro è l’azienda che progetta assistenti virtuali pensando ad Aziende ed Enti Pubblici e a help desk di medie e grandi dimensioni. Ha la sede a Bologna ed è alla ricerca di due tipi di sviluppatori: uno back-end/ Full Stack e l’altro junior. Le due figure saranno inserite all’interno del team che da tempo si occupa di soluzioni che hanno a che fare con Intelligenza Artificiale e un approccio statistico.

Consulta la descrizione delle due offerte qui pigro.ai/lavora-con-noi

Posizioni aperte a Satispay – diversi ruoli e diverse sedi.

Satispay è una delle startup fintech più quotate in Italia. Anche noi la usiamo (sia in azienda che privatamente). Qualche giorno fa abbiamo fatto un giro sul loro sito e ci sono tante posizioni aperte. Sono diverse figure per diverse sedi. Potete filtrare la ricerca, sia per luogo che per competenza.

Fate tutto qui satispay.breezy.hr

Foto di copertina Linus Nylund via Unsplash.

Turismo lento e sostenibile: in Sicilia è vero rinascimento?



Non so la vostra, ma la timeline dei miei canali social a inizio gennaio era piena di citazioni dell’articolo del New York Times che indicava, tra le altre, la Sicilia come meta da raggiungere nel 2020. Ma lo faceva in un’ottica di turismo lento, sostenibile, parlando addirittura di rinascimento. E nel farlo citava Etnambiente, applicazione che permette alle persone di denunciare le microdiscariche presenti sul territorio dell’Etna. L’iniziativa coinvolge più attori (istituzioni, associazioni, operatori del turismo e liberi cittadini) che hanno sposato l’idea di Christian Liistro, presidente di Etnambiente e direttore commerciale di Tenuta delle Terre Nere, ospite di questo podcast.

Controllo diffuso sul territorio attraverso una app, la tecnologia e soprattutto i cittadini

L’applicazione Etnambiente permette a chiunque di poter segnalare in modo anonimo e sicuro le discariche presenti sul territorio etneo. Un processo che è tutelato dall’associazione che prende in carico la segnalazione, garantendone l’anonimato, e dal protocollo di intesa che i comuni del comprensorio dell’Etna (ad oggi 12) hanno firmato. L’azione si amplia con “Adotta una telecamera”, che permette a chi possiede una telecamera installata in una delle zone interessate di mettere a disposizione le immagini per segnalare abusi e comportamenti ascrivibili ai reati ambientali. L’intento è anche segnalare persone in fragranza di reato. Quello che Etnambiente cerca di stimolare è il controllo diffuso sul territorio: un compito che non è riservato solo alle forze dell’ordine, ma a tutte le persone che amano e rispettano un particolare territorio.

La citazione di Christian di Etnambiente su turismo lento e sostenibile

Christian, oltre a essere il promotore di Etnambiente è anche un viticoltore che vive e lavora sulle pendici dell’Etna. Ne approfittiamo quindi per sapere da lui se il turismo lento e rispettoso dell’ambiente citato dal New York Times è un settore realmente in espansione in quella parte di Sicilia. La risposta potete ascoltarla ovviamente nel podcast. A lui chiediamo anche le caratteristiche che deve avere chi intende intraprendere questa carriera, alla luce soprattutto del suo percorso che lo ha portato a studiare economia, vivere all’Estero e poi trasferirsi in Sicilia. Un percorso non lineare forse, ma che si inserisce nello spirito dell’operazione che ha visto nell’Etna Valley – citata da Christian alla fine dell’intervista – un’iniezione di innovazione e creatività che oggi la Sicilia può sfruttare a piene mani.


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Per fare un albero ci vuole… una ricetta!

Speriamo che Sergio Endrigo ci perdoni ma non potevamo trovare titolo più azzeccato per questa nuova e bellissima iniziativa che Cookpad ha deciso di adottare.

Una ricetta, un albero!

Cookpad – la più grande community al mondo dedicata alla cucina di ogni giorno – ha deciso infatti di sposare il progetto di #TeamTrees, l’organizzazione che ha l’obiettivo di piantare 20 milioni di alberi entro il 2020. Fino al 31 Dicembre 2019, per ogni ricetta condivisa su Cookpad, Cookpad donerà un albero a #TeamTrees: una ricetta, un albero; 100 ricette, 100 alberi!

Al momento grazie alla pubblicazione di 100.000 ricette sulle piattaforme Cookpad di tutto il mondo, sono stati donati più di 100.000 alberi (dati al 25 novembre 2019). Ma, naturalmente, è possibile fare molto di più! Basta andare su cookpad.it o scaricare l’app di Cookpad, e pubblicare una o più ricette: per ogni ricetta condivisa entro il 31 dicembre, Cookpad donerà un albero a #TeamTrees.

Piantare alberi per contrastare i cambiamenti climatici

È stato calcolato che ognuno di noi ha bisogno di 22 alberi al giorno per ricevere l’ossigeno necessario ed assorbire la CO2 emessa. Un albero di 20 anni assorbe la CO2 prodotta da un’auto che percorre 20.000 km. Gli alberi sono i pilastri vegetali su cui si fonda la Terra. E piantare nuovi alberi non è soltanto uno dei modi più tangibili ed efficaci per ridurre le emissioni di anidride carbonica ma è un atto di gratitudine nei confronti del Pianeta che ci regala il cibo che portiamo in tavola ogni giorno.

Questo Natale facciamo un regalo che vale doppio: doniamo (almeno) una ricetta e (almeno) un albero. Sigla!

Soluzioni locali alla crisi climatica globale: la sfida del Climathon in contemporanea mondiale

C’è anche Palermo tra le città in tutto il mondo che venerdì 25 ottobre 2019 organizzeranno un workshop per ideare e sviluppare soluzioni locali alla crisi climatica. L’evento fa parte di Climathon, un programma annuale fondato da EIT Climate-KIC, che va alla ricerca di soluzioni innovative dal basso per far fronte alla sempre più preoccupante crisi climatica.

Il Climathon a Palermo: assorbire più emissioni di quante se ne producono.

Il primo Climathon della storia di Palermo si terrà dalle 8:00 alle 20:00 al Teatro Garibaldi (via Teatro Garibaldi, 46-56) ed avrà come domanda guida: Come può Palermo assorbire più emissioni di CO2 di quelle prodotte dalla città stessa?. Le emissioni di gas serra sono la causa principale di inquinamento nelle città. Possono queste emissioni essere ammortizzate e può Palermo diventare la prima città in Europa ad assorbire più emissioni di CO2 di quelle che produce? È questa la sfida che dovrà affrontare chi deciderà di prendere parte all’evento che si aprirà con l’appuntamento di Creative Mornings di cui vi abbiamo raccontato nel podcast pubblicato una settimana fa. I lavori del workshop andranno avanti poi fino alle ore 20:00.

Il Climathon di Palermo è organizzato dai Global Shapers Palermo Hub, un‘iniziativa del World Economic Forum, in collaborazione con PUSH e Ballarak Magione.

Come prendere parte a Climathon?

Tutte le informazioni sull’edizione palermitana sono su climathon.climate-kic.org/it/palermo, dove troverte anche le modalità di iscrizione e partecipazione. Mentre per trovare il Climathon più vicino a casa vostra vi basta visitare climathon.climate-kic.org/en/.

Foto di copertina di Markus Spiske, via Unsplash

Il flusso creativo della Natura al centro prossimo CM Palermo



Torna Creative Mornings Palermo e da bravi media partner vi diamo qualche anticipazione dell’incontro che si svolgerà nel capoluogo siciliano venerdì prossimo, 25 ottobre alle 8:30. Il tema di questo mese di tutti i Creative Mornings è Flow, flusso, e Palermo si prepara a ascoltare Rafael Da Silveira Bueno – Ecologo e Dottore di Ricerca.

I flussi in Natura: una questione di vita e di sopravvivenza

In natura esistono una serie di flussi: da quelli più basici come quello dell’acqua, fino ad arrivare a quelli più complessi e invisibili, come quello del carbonio o dei nutrienti. Sono cicli che riguardano ogni singolo aspetto della vita nostra e del nostro pianeta e di cui è bene tenerne conto. I flussi rappresentano anche il modo creativo che ha la natura per permettere la vita su questo pianeta: una creatività che noi subiamo e che possiamo (e che anzi dobbiamo) ammirare.
Dall’altra parte c’è la creatività umana che oggi si ritrova a dover fronteggiare una crisi ambientale che gli scienziati dicono essere senza precedenti. Se fino a ora abbiamo usato questa creatività per danneggiare ciò che c’era intorno, adesso è arrivato il momento di trovare modi per preservare e proteggere questo sistema di flussi naturali.

La citazione di Rafael di Creative Mornings

Chi è Rafael Da Silveira Bueno?

Sono a grandi linee questi i temi di cui Rafael Da Silveira Bueno parlerà venerdì 25 ottobre a Palermo. Rafael è un brasiliano residente a Palermo. Laureato in Ecologia, studia le interazioni ecologiche e la conciliazione fra agricoltura e conservazione della natura, maturando esperienze in ONG, nel settore pubblico e privato. A Palermo, nel 2015 inizia un dottorato di ricerca sul ruolo della biodiversità e delle interazioni ecologiche nelle dinamiche del paesaggio agrosilvopastorale. Oggi è coordinatore di campo nel Progetto LIFE Desert Adapt, che ha l’obiettivo di applicare metodi e tecniche per l’adattamento e la mitigazione degli effetti della desertificazione in agricoltura e nelle aree naturali.

Creative Mornings Palermo di questo mese si svolgerà il 25 ottobre alle ore 8:30. Maggiori informazioni e iscrizione gratuita e obbligatoria qui.

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Foto di copertina di Martin Jernberg, via Unsplash

25. Cargo bike alimentate da energie rinnovabili, se non è mobilità sostenibile questa…



Nasce nel segno della mobilità sostenibile ACC Mobility la startup siciliana che produce cargo bike alimentate da energie rinnovabili. Ne parliamo con Giuseppe Giordano in questo venticinquesimo podcast di Start Me Up.

Cinque modelli di cargo bike

La ACC Mobility oggi ha immaginato cinque diversi usi delle proprie cargo bike:

  • mezzo promozionale, applicando alla struttura degli schermi che possono essere portati all’interno dei centri urbani senza limiti di accesso (pensate alle ztl o isole pedonali);
  • mezzo dedicato allo streetfood, cioè con tutto l’occorrente per cucinare e servire il cibo restando sempre a bordo;
  • mezzo dedicato alla raccolta rifiuti, pensato insieme a una ditta che svolge questo servizio, permette all’operatore di raccoglier ei rifiuti in modo totalmente green:
  • mezzo turistico o risciò, è l’uso forse più classico e molto simile alle macchinine a pedali presenti già in alcune località turistiche: in questo caso abbiamo un mezzo che permette alle persone di usare la pedalata assistita;
  • mezzo da carico: c’è infine una versione da carico classica che può essere personalizzata con i colori della ditta che ne fa richiesta.

Su tutti i modelli la ACC mobility inserisce una serie di funzionalità tecnologiche che al momento non sono disponibili sulle cargo bike classiche e che possono essere alimentate dalle fonti di energia rinnovabili.

Perché puntare sulle cargo bike?

Giuseppe durante l’intervista ci tiene a sottolineare le infinite potenzialità delle cargo bike. Sono infatti delle alternative perfette alle automobili e/o motorini di una ditta che opera nel campo della consegna (giusto per dire una delle categorie a cui si rivolge questa startup). Le capacità di carico sono per lo più le stesse; in più c’è il vantaggio che il consumo è zero (buono per l’ambiente e per la salute di chi le guida) e l’inserimento di energie rinnovabili dota queste cargo bike di una serie di strumenti che non faranno rimpiangere il vecchio mezzo a gasolio/benzina. Inoltre, il mercato a cui ACC mobility si rivolge è in totale espansione e ci sono parecchi margini di crescita, come racconta Giuseppe in questo podcast. Da non sottovalutare infine la possibilità che questi mezzi hanno di raggiungere – proprio grazie alla pedalata assistita – anche zone un po’ più impervie e periferiche in totale sicurezza e relax.

La citazione di Giuseppe di ACC mobility sulle Cargo bike

ACC mobility ha già alcuni premi all’attivo e il suo team in questi mesi ha lavorato molto per far conoscere a potenziali investitori il proprio progetto. L’obiettivo è dare un contributo concreto al miglioramento della mobilità urbana e non solo, rendendola sempre più sostenibile.

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Foto di copertina è di Susan Yin via Unsplash 

16. L’Economia Circolare per il risparmio energetico e uno stile di vita sostenibile



Lo scorso primo marzo abbiamo celebrato M’illumino di meno con una diretta dalla Tbox incentrata sull’Economia Circolare. La Tbox è il modulo abitativo interamente in cartone frutto della collaborazione tra Archicart e l’Università di Catania collocato all’interno della cittadella universitaria etnea. Il luogo ideale per festeggiare la giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, ideata nel 2005 da Caterpillar e Rai Radio2 che aveva come tema quest’anno, proprio l’economia circolare.

Economia Circolare: come viene insegnata all’università?

Questo podcast racconta la diretta facebook (disponibile sulla pagina facebook di Archicart) incentrata sull’importanza dell’economia circolare. E, visto il luogo siamo partiti proprio dall’università. Con il prof. Giuseppe Margani abbiamo cercato di capire come il mondo accademico affronta la sostenibilità e l’economia circolare nel percorso di formazione degli studenti. Abbiamo poi affrontato il tema della società civile: questa volta ci ha aiutato a capirne di più Gianluca Proto di Progetto ERIC, un’associazione che mira a raccogliere 600 famiglie in tutta la Sicilia per creare un gruppo di acquisto fotovoltaico. Un modo per abbattere i costi delle infrastrutture utili a avere energia green in casa e ottenere un risparmio sulla propria bolletta. Un importante contributo è arrivato anche dai due ospiti telefonici: entrambi – per competenze diverse – stanno partecipando al progetto della Tbox e ci permettono perciò di capire come le aziende oggi possono affrontare il mercato dell’economia circolare.

Come lavorano le aziende inserite nell’economia circolare?

Sono intervenuti infatti Milena Milani, responsabile marketing e comunicazione della Solbian, ditta piemontese che produce pannelli solari flessibili, ideali per il mondo della nautica ma che si prestano a diversi utilizzi. E poi Simone Gualandi di Bio-Safe, azienda specializzata nell’analisi della salubrità degli ambienti e dell’aria. Presto la Tbox raggiungerà l’indipendenza energetica proprio grazie ai pannelli messi a disposizione da Solbian e alle competenze e il network del Progetto ERIC. Già adesso, all’interno della Tbox viene monitorata la qualità dell’aria grazie a Biosense, un brevetto di Bio-safe che sta collaborando al progetto sin dal suo inizio.

Sul sito di Archicart troverete tutto il materiale relativo a quanto sentirete in questo podcast, oltre al video integrale di questa diretta. Un grazie va allo staff tecnico della diretta e cioè Mario Schilirò alle riprese video e Cettina Corallo che ha curato la parte social durante l’evento.


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Foto di copertina di Mert Guller, via Unsplash