In Italia sta cambiando la sensibilità delle persone verso la psicoterapia. Non possiamo certo dire che questa disciplina sia ormai sdoganata ma è certo che la situazione sia diversa rispetto a qualche anno fa.
Come tutti i cambiamenti di tipo culturale, anche in questo caso è necessario che passi del tempo affinché si modifichi il senso comune. Ciò può avvenire se si agisce su più fronti: c’è il digitale che fa la sua parte, ad esempio, rendendo più facile l’accesso al servizio. Ma il digitale da solo non può essere determinante.
… almeno secondo i canoni di chi si occupa della selezione! Scherzi a parte, nella prima parte dell’intervista Danila ci spiega come il punto di forza di unobravo sia dare la possibilità a ogni paziente di trovare lo o la psicologo/a più adatto/a alle proprie esigenze. A monte c’è quindi una selezione che tiene in considerazione ovviamente la formazione del professionista ma anche una serie di fattori umani che hanno un peso sulla scelta del candidato.
Partendo poi dai dati che in questi anni la piattaforma ha raccolto ci facciamo raccontare da Danila il tipo di utenza che frequenta unobravo e le potenzialità e i limiti della terapia online. Piccolo spoiler: tutti i lati negativi potranno essere risolti presto, quando la tecnologia lo permetterà.
C’è poi il tema del cambiamento di tipo culturale. In Italia non possiamo certo dire che la psicoterapia sia un tabù, ma possiamo affermare tranquillamente che sia ancora un argomento su cui girano falsi miti. La missione di unobravo è anche quella di cambiare questo “stato delle cose”; per farlo utilizza il digitale ovviamente. E non solo perché le sedute sono online, ma anche perché, periodicamente, questa azienda organizza campagne di sensibilizzazione e utilizza i propri canali social come mezzo di divulgazione.
Come abbiamo sottolineato in precedenza, il digitale da solo non può bastare: per arrivare a più persone possibile unobravo si affida all’ironia. Attenzione! In questo caso “leggerezza” non va associata a superficialità! Lo precisa Danila e racconta che alcuni pazienti e professionisti hanno trovato “offensivo” questo ricorso al nome “unobravo”. “Per fortuna sono pochi”, ammette sollevata la protagonista di questo podcast, ma, per quanto piccolo, questo dato dice molto sullo stato del dibattito pubblico sulla psicoterapia.
Un dibattito che unobravo contribuisce a arricchire attraverso il proprio servizio e la sua comunicazione.
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00:00:11 FABIO
I cambiamenti culturali degli ultimi anni hanno visto un certo protagonismo del digitale. Uso certo protagonismo, perché sappiamo bene che se l’approccio verso qualcosa cambia. Non è solo colpa dello strumento che usiamo, ma ci sono una serie di fattori che contribuiscono affinché questo cambiamento avvenga. Sono processi spesso lunghi e la velocità con cui avvengono e anche proporzionale alla quantità di persone che riescono a influenzare. Questo per dire che il digitale centra, ma non è il solo fattore che giustifica un cambiamento culturale. Prendiamo ad esempio la psicologia in Italia sta cambiando la sensibilità delle persone verso questa disciplina. Secondo te sicuramente se ne parla di più e con toni diversi rispetto a qualche anno fa. Il contributo a questo cambiamento arriva anche dalla piattaforma al centro di questo podcast. Piattaforma digitale ovviamente, il cui intento però è quello di cambiare la concezione della psicologia anche attraverso l’ironia. Un processo non ha fatto automatico e che presenta tante difficoltà, ma per fortuna anche tante soddisfazioni. Io
00:01:39 DANILA
sono Daniela De Stefano e sono la fondatrice e ceo di uno bravo, un servizio di psicologia online. Uno bravo connette ogni utente allo psicologo più adatto a te. Lo facciamo attraverso la tecnologia da noi sviluppata, che consente appunto di rilevare quelle che sono le reali necessità di ogni utente. Abbiamo un team di oltre millecinquecento psicologi, tutti specializzati con diverse competenze, e questo si basa sulla constatazione che gli psicologi non sono tutti uguali, quindi molto spesso l’utente non sa chi si rivolge a chi rivolgersi e noi risolviamo questo problema.
00:02:13 FABIO
Come? Con un questionario e un colloquio conoscitivo gratuito. E visto che parliamo di selezione, è interessante capire chi è questo uno bravo.
00:02:23 DANILA
Prima di tutto il professionista per poter lavorare con noi deve rispettare una minima richiesta di esperienza e la formazione che noi richiediamo è quella di essere a un passo dalla specializzazione in psicoterapia. Quindi sono specialisti, tutti altamente formati e con un minimo di esperienza clinica, con adulti appunto, perché noi lavoriamo principalmente con adulti, questo sotto l’aspetto dell’esperienza e della formazione. Dopodiché noi guardiamo tantissimo anche all’aspetto umano. Quindi uno bravo deve essere anche una persona in grado di accogliere il paziente e in generale diciamo di essere una brava persona. Quindi le nostre recruiter sono, anche se psicologhe, che lavorano proprio per noi ogni giorno selezionano tra decine di professionisti quelli che noi riteniamo essere gli uno bravo, quindi sia molto bravi, ma anche molto umani, diciamo così.
00:03:14 FABIO
In questi due anni e mezzo di attività il team di uno bravo ha collezionato una serie di dati. Il primo, che stupisce poco ma dice molto, è relativo alla fascia di età delle persone che utilizzano il servizio.
00:03:25 DANILA
Siamo estremamente favoriti da una fascia di età che va dai venticinque ai quarant’anni, quindi direi quella dei giovani, non dei super giovanissimi, per una questione legata al costo e soprattutto per i minorenni, legato al dover ottenere il consenso da parte di entrambi i genitori. Purtroppo a volte sono proprio i ragazzi stessi che non vogliono dirlo ai genitori e questo purtroppo frena anche una volontà molto consapevole da parte di tanti. Quindi, come dicevo dai venticinque ai quarant’anni che la fascia digitalizzata e che tra virgolette, anche lavorativa, quindi si puo’ permettere una terapia privata, quindi come un costo settimanale o quindicinale
00:04:05 FABIO
rispetto a un approccio chiamiamolo tradizionale, il confronto virtuale con un professionista modifica ovviamente il rapporto del paziente con la terapia e si porta dietro anche qualche vantaggio
00:04:17 DANILA
quello che abbiamo visto nella terapia online, che le persone si rivolgono al professionista tra virgolette molto prima rispetto a quanto farebbero in terapia in presenza. Mi spiego meglio. Per arrivare nello studio di un professionista ci vuole una motivazione molto alta. Quindi quello che succede mediamente, che le persone raggiungono un livello di stress o un livello di sintomatologia molto elevato per poi decidersi Sì, lo faccio questo sforzo, perché poi di fatto bisogna tornare dal lavoro, mettersi in macchina, andare dallo psicologo e una è proprio una questione proprio, anche di stanchezza. Tante volte, quindi ci si va quando molto motivati. La cosa bella della terapia online e che fa entrare le persone in psicoterapia molto prima rispetto a sceglierla come ultima spiaggia. Quindi quando non c’ è una sintomatologia, cosa acuta, ma anche prima. Questo permette di fare dei percorsi terapeutici meravigliosi, perché non è che quando si è l’ultima spiaggia non si riesce a fare. Però è un po’ più complicato, mentre invece con la terapia online lavoriamo proprio al benessere, anche alla prevenzione di quelle che possono essere difficoltà. Quindi vediamo persone che accedono già alle prime avvisaglie. E questo è molto, molto bello perché consente una cultura psicologica molto più elevata rispetto a un paese dove purtroppo per andare dallo psicologo bisogna veramente arrivare al limite. Troppo spesso
00:05:37 FABIO
sul rapporto che c’ è fra la psicologia e l’italiano medio ci arriviamo fra un attimo. Prima mi sembra corretto evidenziare anche quelli che sono i limiti della terapia online.
00:05:47 DANILA
Il limite è quello di poter vedere la persona, diciamo a mezzo busto al massimo no, non si vede il linguaggio del corpo, non si vedesse una gamba inizia a tremare. Se sta parlando della famiglia non si vedono cose che di solito subito cogliamo con lo sguardo, questo è certo. Speriamo che la tecnologia in questo ci verrà d’aiuto con i progressi che farà. Quindi come con tutto ci sono pro e contro questo sicuramente un limite, soprattutto per quelle che sono. Le terapie che hanno bisogno di una prossimità fisica, però sono una percentuale abbastanza bassa di quella che è la totalità degli interventi terapeutici. Quindi di fatto anche studi scientifici sia di altri sia anche nostri. Perché abbiamo iniziato anche noi a collaborare con l’università per fare studi su quello che è il nostro metodo tra virgolette non mostrano effettivamente differenze tra la terapia in presenza di Dio e terapia online. Per quanto riguarda l’efficacia dell’intervento, quindi inteso come sentirsi meglio e avere una risoluzione di eventuali sintomi prima e post terapia. Quindi questa per noi la cosa fondamentale
00:06:54 FABIO
mentre registro l’intervista c’ è un aspetto che mi colpisce di Danila e che traspare anche dal modo in cui parla. Lei ha un’enorme fiducia nei confronti della tecnologia? Me ne sono accorto quando le ho chiesto e secondo te si arriverà a un supporto psicologico attraverso intelligenza artificiale?
00:07:12 DANILA
E questa è una bellissima domanda. Oggi la scienza non c’ è ancora non è ancora arrivata a quel punto, considerati i progressi della tecnologia tra tanti anni, non vedo perché no, però deve essere appropriato. Non sarà una sfida facile
00:07:39 FABIO
se segui uno bravo sui social o ti è capitato di finire sul loro sito, avrai notato che è tutto molto come dire leggero, passami il termine naturalmente c’è un motivo preciso dietro questa scelta
00:07:52 DANILA
diciamo che la missione di uno bravo era quella anche un po’, di scardinare quella che era stata fino a quel momento la totalità della visione della psicoterapia come un qualcosa di cui avere paura, qualcosa di giudicante, qualcosa che puo’ essere spaventosa, no? Mentre invece diciamo che da professionista ho sempre avuto io in primis un carattere molto ironico, provocatorio con i miei pazienti addirittura giocarci, no, farli arrivare a certe conclusioni con uno stile che è molto leggero e che non tutti gli psicologi hanno, ma molti ce l’hanno.
00:08:26 FABIO
Questo aspetto, sottolineato anche dal nome della piattaforma che mi dice Danila ha attirato qualche critica da parte di colleghi e pazienti perché lo trovano poco serio. In realtà questo nome vuole
00:08:38 DANILA
anche un po’ avvicinare l’utente e far capire che la psicoterapia non deve essere per forza vista come uno scoglio insormontabile. Ma può essere anche un bel percorso da fare con serenità, ovviamente, che attraverserà anche momenti difficili, perché altrimenti sarebbe sarebbe psicoterapia per forza. Si affrontano cose difficili, ma non per questo bisogna aver paura. Bisogna avere il timore di essere giudicati, di essere guardati, dall’alto verso il basso. Quindi il nome leggero era aveva questo come obiettivo, che però è chiaro che non viene condiviso da tutti ciechi dice psicologi in primis assolutamente questa cosa non doveva succedere, dovevate chiamarmi in un modo più normale. Però noi continuiamo dritti per la nostra strada col nostro obiettivo di sdoganare la psicoterapia in Italia.
00:09:29 FABIO
E il nome è solo uno dei tanti modi che il team di uno bravo ha trovato per sensibilizzare il grande pubblico sul tema della psicoterapia.
00:09:37 DANILA
Quello che noi facciamo é attraverso i social network attraverso la comunicazione, è quella di avvicinare le persone alla psicoterapia. E lo facciamo partendo da quello che sono appunto le paure di queste persone. Per esempio quante volte si nasconde anche se si va dallo psicologo, si nasconde. Quindi, per esempio qualche un due. Tre mesi fa abbiamo creato la campagna dirlo liberamente, dove vari influencer e così di seguito anche persone, si sono esposte sui social network registrandosi mentre raccontano la loro esperienza di psicoterapia. Questo perché? Perché questo può contribuire a far capire che non bisogna vergognarsi, che non bisogna nasconderlo, no e quindi parlarne può portare a questi bei risultati e dirlo liberamente. È stato un successo, appunto, perché tantissime persone di loro volontà hanno raccontato la loro esperienza. E quello che noi speriamo che un amico, un parente che veda una cosa del genere di Kama. Quindi lo posso fare anch’io non devo vergognarmi, no, se ne parla lui ne posso parlare anch’io
00:10:37 FABIO
oltre a iniziative così specifiche, i canali di uno bravo sono ricchi di informazioni sui benefici della psicoterapia.
00:10:44 DANILA
Perché poi un altro problema sono sempre stata convinta di questo e che tante volte si credono cose sbagliate sullo psicologo. Quindi io non vado dallo psicologo perché già che devo parlare e nessuno mi risponde tanto vale che parlo con un amico che è gratis. No, questa è una delle dei classico ni anche questo è sbagliatissimo. Allora come lo facciamo a sdoganare? Raccontando che cosa fa lo psicologo, come ti può aiutare, come la tua sofferenza, che sono sofferenze normalissime. Non parliamo per forza di sintomatologie gravi, parliamo anche di che ne so, dinamiche relazionali che non funzionano da anni con la propria famiglia o con il proprio partner. Difficoltà sessuali sono cose che prima o dopo viviamo tutti nella vita. Quindi inutile nasconderci, tanto vale che ne parliamo tanto vale che ne parliamo in serenità, come è giusto che sia, come in tanti paesi già succede, quindi lo vediamo che è una cosa possibile. Negli Stati Uniti sei strano se non ci vai dallo psicologo, no esattamente opposto.
00:11:44 FABIO
E poi c’è ovviamente il contributo attivo al dibattito pubblico su tutte quelle questioni che ruotano attorno al grande tema della psicoterapia, come ad esempio il contributo che Dani la stessa ha scritto sul blog di uno bravo durante il dibattito sul bonus psicologo. Piccolo spoiler Lei non è molto d’accordo con questa misura,
00:12:06 DANILA
ma secondo me il problema sta proprio alla radice. Il bonus, anche fatto meglio di come è stato fatto, sarebbe stata comunque una toppa. Sai, quando si dice mette una toppa invece di risolvere il problema. Il problema è che in italia non c’ è un sistema sanitario che sarebbe in grado di accogliere la quantità di domande, quindi di richieste di sostegno psicologico. Ci sono pochissime migliaia di psicologi che lavorano per la asl, ci sono ospedali interi che non hanno neanche uno psicologo, ci sono cliniche intere che non hanno neanche uno psicologo. Questo cosa significa? Che il sistema si regge al novanta percento sui privati. Ok, ci sono centoquindici mila psicologi in Italia la maggioranza lavora nel privato e questo va bene. Però che cosa succede? Succede che se qualcuno non può permettersi di pagare una terapia privata dallo psicologo non ci va. Quindi il problema qual è? Secondo me e che non dobbiamo essere noi privati. In questo mi ci metto anch’io con uno bravo, ma dovrebbe essere uno stato che dà la possibilità a chi non può permettersi la terapia privata di effettuarla. Lo stesso bonus psicologo per come è stato pensato e realizzato, che cosa porta porta a pochissimi milioni di euro che vanno a coprire solo sedicimila persone. Sedicimila sessanta milioni di italiani. Per questo quando è avvenuto io é uno bravo. In generale abbiamo parlato sempre per la famosa questione della divulgazione spiegare alle persone che anche qua non festeggiamo capiamo di cosa stiamo parlando. Sedicimila persone che possono effettuare un massimo di dieci sedute, quindi chiaramente un gelatinoso, come si suol dire, un contentino, un contentino che però purtroppo non è neanche una toppa grossa. Una toppa piccola ha un problema molto grande per come l’abbiamo vista noi. Sì,
00:13:52 FABIO
perché il servizio nazionale se io volessi andare dallo psicologo. Io ci sono andato e sono andato da un privato. Ma devo essere sincero, non ci ho neanche pensato a rivolgermi alla Asl. Non è coperto, giusto?
00:14:04 DANILA
È in teoria sì. Il problema è che sono molto pochi gli psicologi alle Asl, quindi molto spesso ceda. Attendere molto, oppure cioè da avere una prescrizione che non sempre non sempre è possibile. Come dicevo prima, se sia una sintomatologia grave, magari la prescrizione la riesce a ottenere, magari riesci anche ad andarci a breve, ma altrimenti se ho difficoltà che comunque gravano sulla mia psiche. Ma non sono sintomatologico, io non non accedo. Ci sono una serie di problemi, ci sono anche i consultori che spesso ospitano gli psicologi, ma in quantità sono molto pochi rispetto alla quantità di richieste che ci sarebbe.
00:14:52 FABIO
E anche uno bravo è uno di quei servizi che ha subito in senso buono gli effetti della pandemia.
00:14:58 DANILA
Noi abbiamo siamo partiti con la necessità di voler supportare gli italiani all’ estero. Questo prima del goa’uid con il covi d’. Siamo diventati un punto di riferimento anche per gli italiani in Italia che adesso sono effettivamente la maggioranza dei nostri pazienti che attualmente sono più di ventiseimila
00:15:14 FABIO
un’altra particolarità della storia di uno bravo e che Danila ha fondato la sua azienda in Italia mentre lei viveva all’ estero.
00:15:21 DANILA
Beh, era fondamentale per me che uno bravo desse la possibilità ai pazienti di detrarre le spese. Quindi inizialmente sono messe queste due necessita una è quella che ti ho appena detto, la volontà di voler far detrarre le spese. Questo lo puoi fare se hai un servizio italiano e noi ci abbiamo messo molto a trovare una formula giuridico legale che ci permettesse di farlo perché prima d’oggi non era ancora esistito un servizio di telemedicina che consente una cosa del genere e questo non sarebbe stato possibile con una startup registrato all’ estero. Inoltre due anni fa siamo stati accelerati da un incubatore che ci ha anche finanziato e abbiamo fatto un presidio con loro. E anche quello era a patto di avere la società in Italia. Quindi queste due cose ci hanno portato poi affondare l’azienda in Italia
00:16:10 FABIO
e per la rubrica le regole esistono ma non valgono sempre. Sai quanti membri contava il team di uno bravo all’inizio
00:16:16 DANILA
una
00:16:19 FABIO
quindi contro ogni tipo di letteratura su chi fa una startup: Devi essere almeno in due invece no…
00:16:26 DANILA
No esatto, diciamo. Dopo pochi mesi mi hanno iniziato ad aiutare Valeria con Rena e Gregorio, che adesso sono rispettivamente direttore clinico e il manager é chief operational officer. Però inizialmente l’ho fondata io l’azienda quindi si’ e siamo stati molto veloci a crescere. Siamo partiti con nove psicologi e in quattro a lavorarci. Come dicevo adesso gli psicologi sono millecinquecento e ottantacinque persone a lavorare in azienda, quindi diciamo siamo un po’, un caso studio sotto l’aspetto de dello skate lap.
00:17:00 FABIO
Questa crescita così rapida è frutto anche di un certo tipo di metodo che sono certo Danila ha saputo trasmettere a tutto il suo team l’ho capito dal proverbio che Dani la stessa ha scelto per descrivere la sua esperienza fino a qui e con il quale chiudiamo questa sua intervista.
00:17:15 DANILA
Ma ti dico una che dico sempre a Tim proprio continuamente che chi ben si organizza a metà dell’opera tutta la mia preferita sicuramente perché ritengo che una buona strategia ben pensata, ben organizzata e la maggior parte del lavoro, quindi le poche volte che per fretta o per vari motivi siamo partiti dal fare e non dallo organizzare è finita veramente molto male, quindi chi ben si organizzi a metà dell’opera qualsiasi imprenditore libero professionista, startupper deve fare un’ottima strategia e poi partire senza aspettare troppo. Però bisogna comunque avere le idee chiare di cosa sta facendo e perché.