Il ruolo delle aree interne nel settore turistico e culturale italiano



Quando si parla di aree interne spesso si minimizza l’aspetto forse principale: cioè che queste zone, nel complesso, rappresentano il 60% dell’intero territorio nazionale. Anche per questo motivo è impossibile non immaginare un ruolo di questi territori all’interno del settore turistico e culturale italiano.

In questo podcast partiamo da un’analisi su ciò che le aree interne oggi rappresentano. Uno sguardo che non può non considerare quella fetta di popolazione che ha cominciato a pensare questi luoghi come posto dove vivere dopo l’impatto della pandemia del 2020. Se l’immaginario verso le aree interne è cambiato però, è anche vero che queste restano aree in cui mancano i servizi essenziali.

Lo sottolinea bene in questo podcast Massimiliano Ventimiglia di Onde Alte. In più, in questo quarto appuntamento del ciclo Bebravo raccontiamo le storie di due startup: Hearth e Holiders. Per farlo ci affidiamo alla voce dei co-founder: rispettivamente Massimiliano Imbimbo e Giampiero Ammaturo.


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Aree interne: i protagonisti di questo podcast targato Bebravo.

Le voci delle persone che puoi ascoltare all’interno di questo quarto podcast del ciclo Bebravo e i progetti che portano avanti.

Massimiliano Ventimiglia di Onde Alte

La citazione di Massimo Ventimiglia sulle aree interne

Massimiliano Ventimiglia è founder e CEO di Onde Alte. Appassionato di tecnologia e digitale, si laurea in Economia Aziendale all’Università Ca’ Foscari, nell’indirizzo Marketing e Comunicazione Aziendale. Nel 2004 è cofounder di H-FARM e nell’aprile 2005 fonda H-ART. A maggio 2018 fonda Onde Alte, azienda che si occupa di progetti che combinano sostenibilità economica e ritorno sociale.

Massimiliano Imbimbo di Hearth

la citazione di Massimiliano Imbimbo su aree interne

Hearth propone un prodotto tecnologico ambizioso, attualmente in fase di sviluppo. Il progetto ha un impatto sociale. La sua finalità è la valorizzazione dei territori turistici meno frequentati con una piattaforma digitale che consente a imprese, pubbliche amministrazioni, DMO ed enti/associazioni di promozione territoriale, di cooperare attraverso un unico strumento per la piena digitalizzazione dell’offerta turistica del territorio. L’idea imprenditoriale si basa su esigenze del territorio ed il bisogno è stato validato con stakeholder territoriali.

Giampiero Ammaturo di Holiders

La citazoine di Giampiero di Holiders su aree interne e turismo

Holiders è una piattaforma di sharing economy che opera nel settore del turismo culturale. Mette in contatto esperti locali con turisti che vogliono visitare quella specifica area: grazie a logiche di data-mining il sistema è in grado di analizzare il sentimento degli utenti e creare filtri di preferenza personalizzati.

Cosa è Bravo Innovation Hub

Bravo Innovation Hub tra le Cinque notizie dal mondo dell’innovazione del Sud Italia

Bravo Innovation Hub è l’acceleratore d’impresa di Invitalia dedicato alle imprese del turismo e della cultura più innovative del Mezzogiorno, realizzato da Fondazione Giacomo Brodolini, Destination Makers e Ashoka Italia.
Fondazione Giacomo Brodolini coordina il percorso di accelerazione con cui le imprese selezionate possono velocizzare l’ingresso sul mercato, sviluppando modelli di business con il supporto dei migliori esperti del settore.

Cosa è Bebravo

Bebravo è la serie di cinque podcast che va alla scoperta delle dieci startup che sono entrate a far parte del percorso di accelerazione di Bravo Innovation Hub, l’acceleratore d’impresa di Invitalia dedicato alle startup del turismo e della cultura che arrivano dal Sud Italia.
La serie è prodotta in collaborazione con Fondazione Giacomo Brodolini, Destination Makers e Ashoka. Bebravo non sarebbe stata possibile senza l’enorme contributo di Federica Fulghesu che ha coordinato tutte le interviste e ha curato i rapporti con gli ospiti.

Ascolta tutta la serie: radiostartmeup.it/specialebravoinnovationhub.


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Foto di copertina di Alessio Bachetti via Unsplash 

Contaminazione e entusiasmo la ricetta di Jazz’inn



Non ci sono parole migliori per descrivere la seconda giornata dell’edizione 2019 di Jazz’Inn: contaminazione e entusiasmo. Proviamo a raccontarvelo – nonostante la stanchezza – anche in questo terzo speciale che dedichiamo a questo evento e che ci porta inevitabilmente a fare anche un bilancio dell’intera edizione. Come negli altri due speciali poi, cerchiamo di fare il punto sui lavori portati avanti durante la giornata. Questa volta li vediamo dal punto di vista del case giver che del facilitatore. Infine spazio ai progetti di impresa che hanno deciso di passare questi giorni a Pietrelcina. Potremmo dire startup ma entrambi per fatturato e longevità non possono certo essere considerati tali.

Le voci di questo speciale

Si sono lasciati contaminare e entusiasmare in questo podcast:

Cosa è Ampioraggio

Ampioraggio nasce con l’obiettivo di mettere in relazione innovatori, acceleratori di innovazione e mercato domestico e internazionale.

La Fondazione Ampioraggio è un ecosistema dell’innovazione, che crea visibilità e spazi di mercato, mettendo insieme imprese e startup innovative, grandi imprese, esperti dei mercati internazionali, stakeholders di settore, ricercatori e global techbuyers.

Per conoscere la storia di Jazzinn e Ampioraggio ascolta i podcast Jazz e innovazione per una storia che vale la pena raccontare e Una fondazione con al centro l’innovazione per rispondere alle esigenze dell’Italia.

Questo speciale è stato realizzato in collaborazione con Fondazione Ampioraggio.


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21. L’avocado? Parla siciliano!



Chi lo ha detto che in Sicilia si possono piantare solo agrumi? Andrea Passanisi segue le orme del nonno, imprenditore agricolo, e in piena crisi decide di convertire alcuni terreni ad Avocado. Nasce così Sicilia Avocado, un brand che porta tutta la tradizione e la passione per la terra dei siciliani in un frutto solitamente considerato esotico. La sua storia è raccontata nel ventunesimo podcast di Start Me Up.

Link utili

La citazione di Andrea

Andrea Sicilia Avocado

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Capri Startup 2016: vince Wallfarm. Lo speciale targato Start Me Up



Una settimana fa si è svolto Capri Startup, evento dedicato al mondo startupper inserito nel consueto incontro dei Giovani di Confindustria. Al contest hanno partecipato 12 startup, selezionate tra tutte le domande che sono arrivate da ogni parte di Italia. Le categorie di partecipazione erano quattro: Agrifood, eHealth, Smart Manifacturing e Tourism. Per Start Me Up ho fatto una selezione e ve ne presento quattro.

Le startup che hanno partecipato a Capri Startup (e che trovate in questo podcast)

Wallfarm

Il podcast si apre con il vincitore assoluto della competizione (ce ne è stato uno per ogni categoria), Jacopo Teodori di Wallfarm, soluzione che permette di monitorare con facilità orti casalinghi che si basano su culture idroponiche e aeroponiche. I ragazzi hanno sviluppato per conto di Barilla One, un sistema che permette all’azienda di controllare le piantagioni di ortaggi a fusto alto (tipo i pomodori). Al momento sono impegnati nello sviluppo di LIA – la parte di automazione all’interno di One – per permettere a chiunque di coltivare utilizzando il loro sistema. Per saperne di più su Wallfarm vi consiglio di visitare il loro sito.

Lifetool

Dire che Lifetool sia solo un braccialetto che vi permette di tenere sotto controllo il vostro stato di salute è riduttivo. Il segreto è il collegamento con la piattaforma a cui il braccialetto è collegata e che è centrale per il suo corretto funzionamento. Lo spiega per bene Giuseppe Corvino, il secondo ospite di questo podcast. I ragazzi sono contenti di aver ricevuto ottimi pareri a Capri e con il prototipo di Lifetool sono pronti a investire anche di tasca propria per portare avanti il progetto. Al momento i ragazzi stanno lavorando al sito, per chi li volesse contattare basta inviare una mail.

mammacult.com

Un marketplace dedicato alle attività per il tempo libero da fare in famiglia: è questo in estrema sintesi mammacult.com, che da Capri torna con il premio come migliore progetto nella categoria turismo. Lo dice soddisfatta Francesca Camerota che spiega come le attività siano classificate secondo quattro categorie specifiche: Tour, kidslab, party e outdoors. Ma non solo! Su mammacult.com ogni proposta è suddivisa anche per età, per venire così incontro alle esigenze delle famiglie con bambini di ogni età. Tutte le attività presenti sono proposte da operatori che operano da tempo nel settore del turismo per famiglie. Il sito, manco a dirlo è mammacult.com.

Asepa Energy

Per la prima volta si è trovata all’interno di uno startup contest ma Asepa Energy è una azienda che nata nel 2008 e che opera nel settore dell’impiantistica industriale e civile, specializzata in nell’installazione di impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili. A Capri ha presentato Solar fertigation, un sistema che mette insieme irrigazione e fertilizzazione sfruttando fonti rinnovabili. Spiega tutto Sergio Strazzella, a capo di Asepa Energy, che è l’ospite di questo quinto podcast di Start Me Up. Il sistema, se integrato con altre soluzioni può arrivare a sfruttare anche quei terreni che non sono serviti dalla corrente elettrica tradizionale: una soluzione non da poco, se si pensano a alcune aeree del nostro pianeta attualmente incolte per questo motivo. Presto Solar Fertigation sarà una startup innovativa e avrà un sito, al momento tutte le informazioni sono su asepaenergy.it.

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Le citazioni degli ospiti di questo podcast

La foto di copertina è stata presa qui

04.radiosmu – green Chiudiamo le repliche di agosto con tre startup che vogliono lasciare un mondo migliore di quello che hanno ricevuto



Tante startup nascono con l’idea di voler lasciare qualcosa di buono sia alle persone che al nostro pianeta. In questo ultimo podcast di agosto abbiamo raccolto tre storie di tre progetti green, che hanno cioè a che fare con la salute delle persone e del pianeta.

In Calabria il mulino a pietra si finanzia con il crowdfunding

grano

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La notizia ha fatto il giro di tutti i giornali e arriva da San Floro (CZ). Mulinum è il progetto portato avanti da Stefano Caccavari che attraverso il crowdfunding sta recuperando il più antico mulino a pietra naturale della Calabria per inserirlo in un ciclo produttivo di prodotti da forno. Il Sole 24 ore lo ha definito il primo mulino social e la raccolta è in dirittura d’arrivo «Siamo all’80% della somma prevista» dice Stefano a Start Me Up. Quello di San Floro non è un mulino qualunque: è uno dei pochi rimasti a pietra naturale. Al di là dell’evidente valore storico c’è anche un vantaggio dal punto di vista produttivo perché la macinatura ottenuta da questo tipo di pietra è unica e difficilmente replicabile. Inoltre anche il grano che si intende macinare presenta delle qualità nutritive particolari «Come il resto della Calabria anche a San Floro cresce un tipo di grano ricco di fibre e povero di glutine rispetto ai cosiddetti grani moderni» dice nell’intervista.

Stefano non è nuovo a simili iniziative: quando San Floro ha rischiato di diventare la più grande discarica d’Europa ha dato vita a orto di famiglia: «Siamo ripartiti dalla terra per dire che il nostro territorio è a vocazione agricola e non a vocazione di rifiuti industriali e pericolosi». E infatti oggi chi vive nei pressi di Catanzaro può comprare a chilometro zero frutta e verdura coltivati senza concimi chimici. C’è ancora modo per contribuire alla realizzazione del mulino. Per farlo si può contattare Stefano sul suo profilo facebook oppure andare su mulinosanfloro.it e scegliere di fare una donazione libera o acquistare in anticipo il kit farina bio.

Kanesìs e i mille usi della canapa industriale

radiosmu incontra kanesis

Un momento dell’intervista a Giovanni Milazzo

Giovanni Milazzo da circa un anno è a capo del progetto Kanesìs. Questa startup catanese sta lavorando per mettere in piedi la filiera produttiva della canapa industriale. L’ho incontrato durante il primo Open Day del FabLab Messina (ne ho parlato qui), dedicato al riciclo. Proprio per questo l’intervista parte dal filamento che Kanesìs ha creato per la stampa 3D e che ha origine dagli scarti della canapa: «un prodotto di per sé straordinario a cui si aggiungono ulteriori caratteristiche straordinarie», dice Giovanni. L’obiettivo di Kanesìs non è però la sola stampa 3D: «Siamo all’interno di un percorso – continua – che ci porterà a realizzare granuli speciali prodotti dalla canapa industriale siciliana». L’intervista è stata registrata l’1 ottobre e da allora sono stati tanti i passi avanti fatti da questi ragazzi, vi invito a seguire il progetto su kanesis.eu.


È partita la campagna di crowdfunding di Kanesìs su kickstarter. 

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Pulire il mare con la lana

lana_mare_pulitoIn Sardegna c’è chi vuole pulire le acque con la lana. È Daniela Ducato che con la sua azienda – Edilana – è riuscita a creare insieme all’Università di Cagliari Geolana Salvamare. Geolana è un sistema naturale composto da lana e sugherone (gli scarti dell’albero del sughero) che è in grado di assorbire gli agenti inquinanti, soprattutto petrolchimici, presenti nei liquidi. Tecnicamente questo materiale rientra nei geotessili assorbitori e potrebbe rappresentare una svolta nella pulizia dei nostri mari, fiumi e laghi. Oltre ad assorbire gli agenti inquinanti con un rapporto 1 a 14 (ogni chilo di Geolana ne assorbe 14 di agenti inquinanti), dice Daniela che nel corso di un mese vengono eliminati almeno 2/3 di agenti inquinanti restituendo acqua pulita. Geolana viene fuori dalla collaborazione con l’Università di Cagliari e rientra nelle filiere Edilzero Architetture di Pace, prodotti diversi tra loro che hanno in comune alcune caratteristiche:

  • la produzione totalmente italiana,
  • la coincidenza tra il luogo di produzione il luogo di trasformazione (la cosiddetta produzione a chilometro/costo),
  • l’utilizzo di materie rinnovabili ed eccendenti (che non incidono cioè sulla produzione agricola, ma esistono in abbondanza in natura),
  • il totale scambio di competenze e conoscenze tra le varie aziende che compongono la filiera.

Per approfondire le tematiche citate durante l’intervista e acquistare i prodotti Edilana c’è il sito edilana.com.

foto di copertina di Steinar La Engeland

#45.radiosmu – Un concorso di idee per valorizzare il Cilento È la proposta dell'associazione Jazzi. Inoltre parliamo di Giffoni Next Generation e stammi-bene.it



L’associazione culturale Jazzi promuove un bando per la valorizzazione dell’area di Licusati (Camerota) all’interno del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano (Salerno). Fino all’11 ottobre si cercano idee che possano valorizzare e raccontare il patrimonio ambientale, materiale e immateriale di questa zona, «una delle tante aree interne d’Italia che – come dice il direttore dell’associazione Agostino Riitanosono dense di valori e beni storico-artistici spesso dimenticati». Inoltre c’è anche da sottolineare come il Sud si stia dimostrando negli ultimi anni «uno straordinario laboratorio per le pratiche innovative».
Proprio perché si intende partire dalle caratteristiche del territorio, non si potevano escludere gli jazzi, «peculiare architettura rurale – spiega Agostino – presente in questa area del Cilento, il cui nome deriva da iacere (giacere). Lo jazzo era la dimora temporanea per il ricovero degli animali da pascolo». È stato quindi naturale dedicare almeno uno dei tre temi del bando in questione a queste strutture che rappresentano una vera e propria rete all’interno di tutta l’area. Ai partecipanti verrà chiesto infatti di pensare a un tipo di ospitalità diffusa basata su queste strutture. Gli altri due temi saranno i percorsi lenti, con uno studio non di semplici tour, ma un modo “lento” di connettere le tante anime del Cilento, il mare e la montagna, il legame che questo territorio ha con la sua storia (queste zone hanno visto passare briganti, carbonari, monaci, per dirne solo alcuni…). Infine, il terzo tema è dedicato alla notte, al concetto di sosta, inquadrata in un cammino più ampio all’interno della natura.
In palio ci sono 30 mila euro in tutto che verranno divisi in questo modo: 15 mila euro al primo classificato, 10 mila al secondo e 5 mila al terzo. Tutti i dettagli o per ulteriori informazioni potete visitare jazzi.it/concorso.

Next Generation: il futuro per Giffoni e per tutto il Sud Italia è in costruzione

Il-Dream-Team-in-Cittadella_giffoni

Domenica scorsa si è chiusa la quarantaseiesima edizione del Giffoni Film Fest che per il secondo anno ha ospitato una sezione dedicata all’innovazione, la Giffoni Next Generation. Abbiamo quindi contattato Luca Tesauro a capo di Giffoni Innovation Hub, «una creative agency nata da Giffoni Experience – dice Luca – che opera nel mondo dell’industria creativa e del mercato dell’innovazione». Il programma del Next Generation di quest’anno è stato ricco di talk e laboratori che ha visto la partecipazione di più di 80 persone appartenenti al mondo della finanza e dell’innovazione ma soprattutto tanti ragazzi che hanno potuto discutere e saperne di più su sharing economy, industrie creative e temi legati alla gestione dell’amministrazione pubblica. «Al di là dei numeri – dice Luca – siamo molto contenti per come sia andata questa edizione perché segna un ulteriore passo in avanti rispetto allo scorso anno: stiamo costruendo un bel pezzo di futuro per Giffoni e per tutto il Sud Italia». Giffoni è principalmente un festival cinematografico e per Next Generation è una bella eredità da portare dietro perché «se una volta il linguaggio del cinema era lo strumento di condivisione che permetteva di mettere insieme bambini e ragazzi di tutto il mondo – continua Luca – ora ci sono altri strumenti e altri linguaggi che si aggiungono ad esso e che passano dalle startup o dall’innovazione in generale».
Giffoni Innovation Hub non è solo Next Generation, l’agenzia tutto l’anno lavora per progettare format e esperienze uniche come i Digital Days, percorsi di alfabetizzazione digitale pensati per i ragazzi, hanno un portale di crowdfunding all’attivo e lavorano nel settore delle relazioni istituzionali e commerciali. Per saperne di più basta andare su giffonihub.com.

Stammi Bene, il primo mercato con cucina pensato dai clienti

Stammi bene«In autunno a Bari aprirà il primo mercato con cucina ideato dai suoi clienti». In questo modo Francesco Pomarico, ideatore di Stammi Bene, definisce il suo progetto che punta tutto sul cibo, ma sopratutto sugli amanti del ben mangiare. In questo momento chiunque può candidarsi a diventare un ambasciatore del gusto e fare la propria proposta affinché il mercato che verrà messo in piedi possa avere quel particolare dettaglio che lo renderà unico. Per partecipare a quello che possiamo definire un vero e proprio brainstorming collettivo basta andare su stammi-bene.it, candidarsi per diventare ambasciatore del gusto (in tutto saranno 100) e proporre idee e suggestioni per creare questo mercato dove si potrà mangiare, ma anche semplicemente fare la spesa.
Il primo Stammi Bene sorgerà al centro di Bari, nei progetti di Francesco c’è anche quello di farne una catena, ma questo si vedrà con il tempo. Nel frattempo, food lovers, datevi da fare e lasciate la vostra idea per Stammi Bene.

Questo è l’ultimo podcast di Start me Up per questa stagione, dalla prossima settimana e per tutto agosto riproporremo le migliori interviste ascoltate in questi mesi. Ci si rivede (o forse sarebbe meglio dire ci si risente) a settembre con tante novità. Alla grande!

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Start Me Up speciale ING Challenge Reggio Calabria Siamo stati al CLab di Reggio Calabria per seguire la tappa dello Startup tour di ING e H-Farm

Martedì scorso al Contamination Lab di Reggio Calabria si è svolta una delle tappe dell’ING Challenge, tour organizzato dalla Banca olandese in collaborazione con l’incubatore H-Farm. Lo scopo dell’evento è quello di avvicinare gli studenti all’imprenditoria digitale. Dopo averne parlato con Natale Militano (che ringrazio per la collaborazione) durante il liveshow del 9 maggio, siamo andati all’università Mediterranea di Reggio Calabria per seguire da vicino l’evento.

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Ogni tappa dell’ING Challenge ha un tema specifico. Quello di martedì era Smart city – Innovazione e valorizzazione del Territorio e la prima parte dell’evento si è concentrato su questo tema. Successivamente è stato dato spazio a tre aziende che hanno portato la propria testimonianza. Infine l’appuntamento si è chiuso con una competizione che ha visto sei startup contendersi a colpi di pitch due giorni all’incubatore H-Farm per un bootcamp utile a approfondire le proprie competenze e aumentare il proprio network. «ING Challenge è iniziato lo scorso anno – spiega il primo ospite di questo podcast, la dott.ssa Silvia Bagiolo, brand development ING  – e mira a coinvolgere gli studenti delle università italiane». Questa è la seconda edizione e il tour ha già toccato le città di Torino e Firenze. Naturalmente il giro non si chiude a Reggio Calabria: «Abbiamo in programma altre due date – continua Silvia – nei prossimi mesi saremo a Milano e poi a Napoli». È possibile aggiungere altre tappe al tour, basta farne specifica richiesta attraverso la sezione contatti del sito ING Challenge.

«ING Challenge è un tour che tocca la città universitarie italiane per diffondere i temi dell’imprenditorialità e del digitale»

«È un grande onore per noi avere questo evento al Contamination Lab» dice il prof. Luciano Zingali, tutor del laboratorio – sicuramente è una grande opportunità per i ragazzi che oggi possono testare la validità delle proprie idee su cui stanno lavorando e che domani potrebbero diventare startup». Il CLab di Reggio Calabria si avvia alla conclusione del quarto ciclo e il bilancio è certamente positivo. «Il laboratorio ha fatto le veci di un incubatore – dice il professore – e ha dato ai gli studenti la possibilità di creare qualcosa di nuovo e, aspetto più importante, qualcosa su cui costruire il proprio futuro». Il bilancio è positivo anche nei numeri: tante le richieste di iscrizione e tanti sono stati anche i docenti che sono arrivati da ogni parte di Italia per rendere l’esperienza dei ragazzi del CLab di Reggio Calabria più completa possibile. Non meno importante è stato ciò che gli alunni hanno trasmesso ai docenti: lo stesso professore Zingali ammette ai nostri microfoni di essere cresciuto tanto in questi mesi al punto che anche lui ha deciso di scommettere su una sua idea di impresa, mettendo a frutto le sue competenze.

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Per conoscere la storia del Contamination Lab ci affidiamo poi al prof. Claudio de Capua, Pro-Rettore e Responsabile del Trasferimento Tecnologico dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Con lui percorriamo il percorso che ha portato l’università a vincere il bando del Ministero per aprire in maniera sperimentale uno dei quattro CLab (gli altri atenei sono quelli di Catania, Cosenza e Napoli). Il professore Capua ci dice anche che l’intento del Ministero è quello di proseguire in questa avventura e anzi, la volontà è quella di dotare ogni ateneo italiano di una struttura simile. È importante ricordare che per definizione i Contamination Lab devono mettere insieme studenti di diverse facoltà. «Così è stato per Reggio durante il primo ciclo, dice il prof. De Capua. Successivamente il laboratorio si è esteso a studenti di Atenei vicini, poi a quelli appartenenti a Università più lontane (dal punto di vista geografico) e infine l’Università vuole aprirsi alla città», e rendere così reale la ricaduta di queste conoscenze sul territorio di appartenenza.

«Il laboratorio ha dato ai gli studenti la possibilità di creare qualcosa di nuovo e, aspetto più importante, qualcosa su cui costruire il proprio futuro»

L’ultima intervista che potrete ascoltare in questo podcast è quella a Osvaldo De Falco, uno dei fondatori di Biorfarm, startup che ha vinto la competizione finale e che quindi nei prossimi mesi parteciperà al bootcamp di H-Farm. Biorfarm permette ai propri utenti di adottare un albero da frutto e avere così garantita la fornitura annuale di frutta fresca. Una combinazione ideale per tutti: per il consumatore che è certo di acquistare un prodotto sano e che può comunque sempre controllare; per il produttore agricolo che è certo di avere il necessario per la cura dei propri alberi e un giusto guadagno per il suo lavoro. Biorfarm ha convinto la giuria grazie a un modello di business molto semplice e allo stesso tempo solido. Dietro c’è un team che è sparso in ogni parte del mondo ma che riesce a portare avanti un’impresa che accontenta diverse tipologie di consumatori. «Molti – dice Osvaldo nell’intervista – decidono di regalare un albero ai propri cari. Addirittura una coppia in occasione del loro matrimonio ha deciso di regalare gli alberi come bomboniere». La fantasia non manca, così come le speranze di riuscire presto a allargare il proprio mercato. Tutti possono adottare un albero da frutto, sceglierlo all’interno del frutteto e garantirsi così una fornitura di frutta fresca a domicilio, basta seguire la procedura indicata su biorfarm.com.

Nella foto di copertina, il momento della premiazione di Biorfarm, via


Con Paesà alla scoperta degli antichi mestieri contadini e artigiani E inoltre Olitaly, portale dedicato all'olio italiano e pettissimo.it che in esclusiva vende POW

C’è un po’ di turismo, di sharing economy ma anche di antropologia in Paesà, piattaforma creata da Francesco Domenico D’Auria e Annapaola Di Paolo che offre corsi sugli antichi mestieri contadini e artigiani. I corsi sono tenuti da persone che quei lavori continuano a farli e che decidono di mettere a disposizione di viaggiatori e curiosi le proprie conoscenze e competenze. «La mission di Paesà – spiega Francesco – è quella di tenere viva  la memoria dei saperi e delle pratiche umane territoriali attraverso la condivisione». L’idea nasce dalla considerazione che il territorio in cui viviamo è ricco di tradizioni, ma manca una conoscenza tecnica dei processi con cui portare avanti questi saperi. Nell’intervista Francesco porta come esempio la pizza che nonostante sia uno degli alimenti più amati dalle persone, pochissime sanno come prepararla seguendo il metodo tradizionale. «Noi consumiamo i prodotti della tradizione, ma non sappiamo più farli» specifica Francesco e con una battuta paragona il lavoro che sta portando avanti con Paesà a quello del WWF: l’unica differenza è che mentre il WWF salva i panda dall’estinzione Paesà si occupa di proteggere gli ultimi artigiani e contadini rimasti.
Il funzionamento della piattaforma è molto semplice: per proporre un proprio corso basta compilare il modulo presente sul sito e aspettare l’ok da parte dello staff che, a richiesta, si occuperà anche della parte promozionale. «Gli “insegnanti” – spiega Annapaola – arrivano spesso da associazioni culturali che si occupano di promozione del territorio. In più Paesà può contare su una rete di ambassador che selezionano i saperi e le esperienze più interessanti». La piattaforma entrerà a pieno regime a settembre, nel frattempo compilando il modulo presente su paisa.it potrete entrare in contatto con lo staff e conoscere i primi corsi attivi.

Olitaly, l’olio d’oliva italiano a portata di click

Olitaly è un portale dedicato all’olio d’oliva italiano. olitalyÈ un’iniziativa portata avanti da Roberto D’Alessio e Claudio Angiolelli che mira a diventare il punto di riferimento per uno dei prodotti simbolo del made in Italy. Su Olitaly è possibile trovare notizie, curiosità, ma anche leggi e ricette che riguardano il mondo dell’olio italiano. Il portale si rivolge a un pubblico generico ma anche agli addetti ai lavori: olivicoltori, contadini e chi gestisce i frantoi. In programma c’è la creazione di una web-radio e di un canale tematico sul digitale terrestre. Ma Olitaly non è solo comunicazione: tra le attività future c’è anche la realizzazione di una app che permetta di tracciare l’olio che arriva nelle nostre case. «È il punto principale del progetto – spiega Roberto – perché vogliamo aiutare i consumatori a essere più consapevoli di ciò che acquistano». Un aspetto non da poco visti anche gli scandali recenti sull’olio contraffatto.
Olitaly è tra le startup che stanno partecipando a Edison Pulse: fino al 5 maggio potete sostenere Roberto e Claudio registrandovi sul portale e votando il progetto su edisonpulse.it. Per saperne di più: olitaly.net.

Pet on Wheels, l’innovativo trasportino in esclusiva su pettissimo.it

pow_grandeC’è un e-commerce siciliano che ci vede lungo e che ha deciso di investire in un’idea che su kickstarter ha raggiunto il goal in soli due mesi (anche grazie a un video molto azzeccato). Il portale in questione è pettissimo.it, un sito dove potrete trovare tutto quello che riguarda la cura dei vostri amici animali. Se pensate a mangimi e guinzagli siete sulla strada sbagliata, perché su pettissimo.it trovate anche POW – Pet On Wheels, trasportino per cani di piccola taglia che ha conquistato già mezzo mondo. Pet On Wheels permette al padrone di avere con sé il proprio amico a quattro zampe sia sui mezzi a due ruote che in macchina.
«Nella mia consueta ricerca di nuovi prodotti – spiega ai microfoni di Start Me Up Carmelo Lorena responsabile marketing e comunicazione di pettissimo.it – mi sono imbattuto in POW, l’ho proposto al team e siamo stati tra i finanziatori del progetto su kickstarter». Grazie alla fiducia dimostrata, i produttori di POW hanno deciso di ricambiare il favore garantendo a pettissimo.it l’esclusiva per la Sicilia e i primi ordini partiranno già i primi di Maggio. Se vuoi ordinare anche tu il tuo POW, vai adesso su pettissimo.it.


#25.radiosmu Riccio di Unicredit:«Puntiamo sulla formazione per far crescere le startup del Sud Italia» È quello che fa Unicredit con gli incontri che sta organizzando in giro per l'Italia. Inoltre parliamo di Mulini social e Sharing School

Lunedì 29 febbraio sono stato a Reggio Calabria in occasione del Workshop L’idea imprenditoriale, organizzato dallo Sportello ImprediReggio Calabria, gestito come certamente saprete dall’inossidabile Angelo Marra presidente di Confindustria Giovani – Reggio Calabria. Il pomeriggio – che si è svolto nella sede reggina di Confindustria – era una delle tappe del ciclo di presentazioni di Unicredit Start Lab, bando promosso dal gruppo bancario che intende raccogliere le migliori idee di business nell’ambito del LifeScience, ICT/Web/Digital, CleanTech e Innovative Made in Italy. Lo spiega ai microfoni di Start Me Up Antonio Riccio, stakehoder and territorial development manager di Unicredit:«È una piattaforma continuativa perché chi si è iscritto lo scorso anno e non è riuscito a ottenere il finanziamento può migliorare la propria idea e riprovarci quest’anno – spiega. Questo non significa che chi ci voglia provare per la prima volta non possa farlo». A Start Me Up abbiamo già parlato di Unicredit Start Lab: qualche mese fa abbiamo presentato infatti Bulbixin, startup calabrese che è entrata nel programma Unicredit e che rappresenta uno dei pochi casi positivi nel Sud Italia. «C’è un problema di qualità – continua Riccio – infatti le idee del Sud Italia che sono riuscite a entrare nel programma di Unicredit sono solo due al momento. Per questo motivo abbiamo pensato a dei momenti formativi come quello di Reggio Calabria per poter aiutare ulteriormente quanti fossero interessati a preparare al meglio la propria candidatura».
Il termine ultimo per presentare la propria idea imprenditoriale a Unicredit Start Lab è il 30 aprile e potete trovare tutte le informazioni su unicreditstartlab.eu.

In Calabria il mulino a pietra si finanzia con il crowdfunding

grano

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Forse ne avete già sentito parlare perché la notizia sta veramente facendo il giro di tutti i giornali ed essendo una storia che arriva dal centro della Calabria – per essere precisi, San Floro (CZ) – non potevo non raccontarla. Mi riferisco a Mulinum, il progetto portato avanti da Stefano Caccavari che attraverso il crowdfunding sta recuperando il più antico mulino a pietra naturale della Calabria per inserirlo in un ciclo produttivo di prodotti da forno. Il Sole 24 ore lo ha già definito il primo mulino social e la raccolta è in dirittura d’arrivo «Siamo all’80% della somma prevista» dice Stefano a Start Me Up. Quello di San Floro non è un mulino qualunque in quanto è uno dei pochi rimasti a pietra naturale. Al di là dell’evidente valore storico c’è anche un vantaggio dal punto di vista produttivo perché la macinatura ottenuta da questo tipo di pietra è unica e difficilmente replicabile. Inoltre anche il grano che si intende macinare presenta delle qualità nutritive particolari «Come il resto della Calabria anche a San Floro cresce un tipo di grano ricco di fibre e povero di glutine rispetto ai cosiddetti grani moderni». Stefano non è nuovo a simili iniziative: quando San Floro ha rischiato di diventare la più grande discarica d’Europa ha dato vita a orto di famiglia: «Siamo ripartiti dalla terra per dire che il nostro territorio è a vocazione agricola e non a vocazione di rifiuti industriali e pericolosi». E infatti oggi chi vive nei pressi di Catanzaro può comprare a km zero frutta e verdura coltivati senza concimi chimici. Anche se manca poco c’è ancora modo per contribuire alla realizzazione del mulino. Per farlo si può contattare Stefano sul suo profilo facebook oppure andare su mulinosanfloro.it e fare una donazione libera o acquistare in anticipo il kit farina bio.

Partita la seconda edizione della Sharing School a Casa Netural

sharing-school_MateraDopo circa un anno torno a sentire Andrea Paoletti di Casa Netural, che in Basilicata offre uno spazio dedicato al coworking e al co-living. Uno dei servizi offerti è l’incubatore di sogni, un pacchetto che permette a chi ha un’idea di metterla in pratica attraverso mentoring e assistenza. In quest’ottica assume più valore la collaborazione con materahub (già sentiti anche loro, in questo podcast) che permetterà a chi frequenta Casa Natural di poter usufruire di ulteriori servizi. Con Andrea si parla anche della seconda edizione della Sharing School, pensata per progettisti e operatori pubblici che vogliono approfondire le tematiche dell’economia collaborativa. Spazio verrà dato anche alla legge che in questi giorni si sta discutendo e che mira a normare tutti i servizi che rientrano nella sharing economy «Il programma è molto vasto – dice Andrea a Start Me Up – ma l’apporto di docenti come Christian Iaione, Guido Smorto o Paolo Venturi di AICCON aiuterà i partecipanti a definire meglio gli aspetti centrali di questa bozza di legge». La scuola si svolgerà tra il 27 aprile e l’1 maggio 2016 e c’è tempo per mandare la propria candidatura fino al 30 marzo ore 23.59. Tra tutte le domande pervenute sarà data priorità a 35 partecipanti, di cui 5 “portatori” di progetti collaborativi, coerenti con il programma, da studiare e implementare insieme durante i giorni della Sharig School. Trovate tutte le informazioni su sharingschool.it.

Nell’immagine di copertina un momento del workshop L’idea imprenditoriale, via